All’interno
del Grande Centro Commerciale la gente era quella di un sabato pomeriggio
qualsiasi. Ognuno attraversava continuamente gli enormi fasci di luce
brillante, oscillando tra i corridoi e i negozi, senza una meta precisa. Era un
pullulare continuo di espressioni, risate, sguardi, parole fugaci e pensieri da
niente, come un continuo accendersi e spegnersi di una miriade di piccole
lampadine. I due ragazzi si erano messi assieme soltanto da una settimana, come
fanno tutti a quindici anni. Si erano sentiti grandi del loro rapporto
trovandosi assieme agli amici e alle amiche, ma adesso che stavano soli, per
mano, in mezzo agli sguardi di tutti, era già un’altra cosa. C’era la
preoccupazione di incontrare un parente, o qualche conoscente dei genitori;
però, sopra ogni cosa, c’era quel rendere pubblico quel loro rapporto, che
probabilmente era anche una forza, però li coglieva in un momento di debolezza
di spirito, persi dietro a un comportamento intimo che sacrificava le proprie
individualità, il loro sentirsi soggetto pensante, gestore unico delle proprie
espressioni e dei propri comportamenti. Le loro mani unite in mezzo alla calca
dimostravano l’unione indissolubile
eppure contemporaneamente fugace del loro bisogno di sentirsi più adulti, già
grandi, capaci di affrontare i passaggi naturali della loro esistenza.
Camminavano, e cercavano di apparire naturali. Poi la ragazza aveva detto
qualcosa a proposito della sua voglia di fermarsi a guardare vestiti, ed il
ragazzo aveva risposto in modo un po’ brusco che non gli pareva possibile una
cosa del genere, così lei aveva messo su il broncio, ritirando la mano da
quella di lui. Lui si era sentito deluso del comportamento di lei, e un po’
dispiaciuto del fatto di doversi mostrare in quel modo, anche se non gli era
proprio possibile comportarsi in modo diverso. Così erano andati ancora avanti,
svogliatamente, scorrendo vetrine e scansando persone, fino a quando non
avevano incontrato delle ragazze che lei conosceva. Grandi saluti, grandi
sorrisi: in un attimo, senza necessità di spiegazioni di sorta, lei era rimasta
con le sue amiche, e lui si era allontanato da solo, senza voltarsi.
Probabilmente così terminavano le piccole storie di quei loro anni, senza
neppure spiegarsi, mentre tutta la gente del Grande Centro Commerciale
proseguiva imperterrita con la giostra di acquisti e di consumo di massa. La
ragazza adesso era triste, quel pomeriggio all’improvviso si dimostrava un
inferno, e il ragazzo, perso dentro alla calca, continuava a girare chiedendosi
ancora che cos’era davvero più importante per lui. Infine si erano incontrati
di nuovo, per caso, ma dopo essersi cercati a lungo con gli occhi, senza
neppure averne coscienza, comprendendo in un attimo che si erano mancati l’un
l’altra. Non c’era molto da dire, era sufficiente allungare una mano e
stringere ancora quella dell’altra, e avviarsi assieme e da soli al reparto
vestiario.
Bruno
Magnolfi