Oggi
ho provato di nuovo ad uscire di casa. La serata precedente mi era parsa scorrere
con grande tranquillità: avevo notato lungo la strada, ascoltando tutto da
dietro i vetri della mia finestra, soltanto suoni usuali, quelli del traffico,
della gente in movimento, le deboli voci di persone che continuavano a
scambiarsi qualche opinione e ad attardarsi sopra ai marciapiedi giusto per il
gusto di conversare. Così mi sono fatto coraggio ed ho affrontato le scale del
mio condominio. Fuori dal portone del palazzo dove io abito, l’indifferenza
pareva regnare.
Mi
sono guardato attorno quanto potevo, ed in fondo alla strada, dove si apre la
piazza, ho intravisto il solito gruppo di uomini anziani seduti sulle panchine.
Ho attraversato per transitare con passo pacato proprio davanti alla bottega
del salumiere, subito dirimpetto al mio condominio, ma lui, che stava come
sempre dietro al bancone, ha fatto finta di non vedermi, anche se ho notato che
mi guardava anche se giusto per un momento; forse, ho pensato subito dopo, era davvero
impegnato con quel paio di clienti che aveva di fronte, non aveva alcun senso
si preoccupasse di altro. Non è bello immaginare che qualcuno, tra le persone
che mi conoscono almeno di vista nel mio quartiere, sia disposto a far finta di
niente quando mi vede, oppure che cerchi addirittura di evitare il mio sguardo,
così non ho voluto pensare una cosa del genere, e mi sono distratto fermandomi
di fronte ad una vetrina, anche se non era interessato per niente a quello che
c’era lì esposto.
Ho
sentito alle spalle qualcuno che arrivava, due o tre persone, ho pensato, a
giudicare dal rumore dei passi. Sono rimasto perplesso un attimo solo, poi mi
sono girato con decisione restando sul posto, ed ho mostrato un’espressione
ordinaria, naturale, senza lasciar sospettare alcuna preoccupazione. Si sono
piazzati di fronte a me, mani in tasca, facce scolpite. Hanno ripetuto con
quattro parole quello che già sapevo: nessuno ha più intenzione di sopportare il
suo continuo isolarsi, hanno detto; c’è bisogno che lei prenda una posizione
precisa, come tutti, che affronti le cose come facciamo noi altri, troppo
comodo starsene in casa da solo ad osservare come vanno le cose. I tempi sono
difficili, hanno detto, chi non sta insieme a noi certamente non risulta essere
consenziente alla nostra causa, e tutti quanti in questo quartiere non possono
affatto accettare una cosa del genere.
Io
li ho ascoltati, mi sono sfiorato il viso con l’unghia del pollice, come a
segnalare che stavo pensando a quello che mi era stato spiegato, poi ho
abbassato lo sguardo, ho infilato le mani dentro alle tasche del mio cappotto,
e infine mi sono scostato, sono passato tra loro senza curarmi di niente, ed ho
continuato la mia passeggiata lungo la strada. Dicevano qualcosa intanto dietro
di me, mentre io continuavo a camminare senza curarmi di nulla, ma non mi pareva di alcun interesse.
Bruno
Magnolfi
Nessun commento:
Posta un commento