Il
freddo della tarda serata gli era entrato fin dentro le ossa, pur camminando lungo
i marciapiedi deserti ben avvolto dentro al cappotto, e i suoi pensieri si
erano come disciolti in quell’umidità e nella leggera foschia della notte,
tanto da essere ormai inconsistenti, privi di forza. Lui andava avanti, un
passo dietro quell’altro, quasi senza impegnarsi, e la sua mente poco alla
volta si svuotava di tutto, con le case e le strade ai suoi occhi sempre più
identiche, i lampioni ronzanti di luce bianca, il cielo di sopra solo una cappa
fuliggine.
L’altro,
alle sue spalle, si muoveva più svelto: si sentivano lontani sopra le pietre i
tacchi ritmici delle sue scarpe, e quel suo passo spedito dava il senso di un
luogo dove giungere in fretta, probabilmente la sua abitazione, o chissà cosa.
Lui non si volse, cercò soltanto di immaginare con quei pochi elementi la
persona che si avvicinava, e gli parve qualcuno che forse poteva conoscere,
magari un amico di quelli che a volte incontrava al caffè.
Accelerò
leggermente la sua camminata, in modo da far durare più a lungo quella
sensazione leggera di inseguimento, poi, in prossimità di un passaggio
pedonale, si decise ad attraversare la strada, voltando lo sguardo dietro di sé
quasi per norma di sicurezza, osservando per un attimo la strada vuota e l’uomo
che continuava a camminare spedito verso la sua direzione. Poteva essere
chiunque con il viso coperto da quel largo cappello, pensò; eppure gli
ricordava qualcuno, tanto da decidere quasi di attenderlo per salutarlo.
L’altro
all’improvviso dette due o tre forti colpi di tosse, fermandosi giusto un
momento per cercare dentro una tasca il suo fazzoletto, quindi soffiò
rumorosamente col naso, poi riprese a camminare, ma più lentamente. Lui si
mosse, attraversò la strada senza perplessità guardando in avanti, fino a
raggiungere il marciapiede di fronte, quindi tirò fuori una sigaretta,
l’appoggiò con delicatezza alle labbra tornando subito a far sprofondare le
mani dentro al cappotto. Continuò così a camminare, un’auto elegante transitò
quasi senza rumore, poi lui si accorse che l’altro stava attraversando a sua
volta la strada.
Si
fermò per attenderlo, voltandosi solo di fianco, l’altro lo raggiunse nel giro
di una decina di passi: ha da accendere? gli chiese con voce bassa e parole
scandite. L’altro non gli rispose, lo aveva guardato soltanto un momento, ma
davanti ai suoi piedi si era fermato all’improvviso, tirato fuori un accendino
d’argento, e fatto scoccare una fiammella giallastra. La piccola nuvola di fumo
si sollevò svelta, lui disse: grazie, quasi senza calcare quella parola.
L’altro spense la fiamma in un piccolo scatto meccanico, poi lo guardò,
lasciando scivolare l’accendino dentro una tasca, e infine disse soltanto: le
pare? Poi passò avanti, riprendendo la sua camminata.
Bruno
Magnolfi
Nessun commento:
Posta un commento