Colmo
di monotonia ero uscito da casa, ma fuori non c’era niente di diverso rispetto
a qualsiasi altro giorno. Avevo girato a caso lungo le strade, poi mi ero
accostato alla vetrina di un negozio di bigiotteria, ad osservare qualcosa che
a dire la verità non mi interessava neppure. Gli oggetti esposti parevano
addirittura incapaci di attrarre realmente l’attenzione di qualcuno, ma a ben
guardare c’era una scatola mezza aperta, al cui interno si intravedeva qualcosa
di curioso.
Sembrava
come se qualcuno si fosse dimenticato una cartaccia appallottolata dentro una
confezione piuttosto elegante, della spazzatura infilata di forza in un
involucro bello e curato, ed era stato evidenziato un prezzo piuttosto alto,
forse a mostrare, quasi con ironia, la preziosità dell’oggetto. Forse era una
dimenticanza, pensavo, forse una qualsiasi sbadataggine di chi aveva curato
quella vetrina, ma tutto il resto appariva posizionato con attenzione,
addirittura con metodo, tanto da far pensare, in ultima analisi, ad una
provocazione nei confronti di chi si soffermava a guardare.
Mi
ero voltato, in fondo non mi interessava per niente quel tipo di esercizio, ma
tutto quanto intorno, lungo la strada, mi era sembrato composto dalle solite sciocchezze,
così ero tornato per un attimo ad osservare la scatola. Una commessa mi aveva
notato mentre guardavo nella vetrina, e dall’interno del suo negozio aveva
sorriso, come a sottolineare che era uno scherzo, qualcosa a cui non dare
troppa importanza. Io, invece di contraccambiare il sorriso e disinteressarmi
di quanto veduto, avevo proseguito ad appuntare lo sguardo, mi ero sistemato addirittura
gli occhiali sul naso, e avevo mostrato quanto fossi interessato all’oggetto,
tanto, forse, da prendere fortemente in considerazione l’idea di acquistarlo.
Avevo
spinto la porta vetrata, a quel punto, ed ero entrato dentro al negozio, con
l’espressione del viso più seria che mi riusciva di avere. La commessa alla
fine non era parsa neppure troppo sorpresa, ed alla mia richiesta aveva subito preso
in mano la scatola, mi aveva fatto vedere il suo contenuto, e si era prodigata
a spiegarmi che qualcuno aveva sottratto qualcosa, una grossa collana di vetro multicolore,
senza che fosse stato possibile capire come ci fosse riuscito. Così era nata
l’idea di lasciare comunque la confezione ed il prezzo nella vetrina, quasi una
sfida nei confronti del ladro, e questo sembrava fosse diventato in pochi
giorni un elemento di curiosità per parecchie persone.
Decisi
di acquistare la scatola vuota, o meglio piena di quella cartaccia, ed alle
rimostranze della commessa, mi lasciai andare addirittura ad un’offerta di
prezzo superiore a quanto era esposto. A quel punto la ragazza aveva messo
insieme la confezione in piena serietà, appoggiato la scatola in un grande
foglio di carta, e impacchettato con precisione tutto quanto, consegnandomi
quell’acquisto perfetto. Tornai sui miei passi convinto di aver compiuto solo un’altra
delle mie scelte assurde, e quando arrivai al giardinetto nei pressi della mia
abitazione, senza farmi notare, appoggiai il pacchetto su una panchina dove non
si era seduto nessuno. Mi allontanai con naturalezza, e appostato a diverse
decine di metri coperto da qualche cespuglio, potei vedere, dopo appena dieci
minuti, che qualcuno si era già incuriosito della mia scatola. In fondo era
così quasi per tutte le cose, pensavo tra me rincasando; dentro ad una
confezione pur accattivante, spesso non c’era nulla che avesse un vero valore.
Bruno
Magnolfi
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