giovedì 22 maggio 2014

Concreta verità.

            

Per favore, dico certe volte a qualcuno che incontro, potresti offrirmi una delle tue sigarette? Poi, mentre l'altro caccia di tasca il pacchetto bello pieno, lascio andare una spiegazione, sempre la medesima. Le mie le ho dimenticate sul furgone, dico, e a queste parole i più annuiscono senza aggiungere nient’altro. Non sanno nulla, penso, non si rendono minimamente conto delle cose come sono. Qualsiasi cosa per me nasce e si sviluppa sopra al mio furgone, anzi, praticamente tutto ciò che possiedo è sistemato sopra questo mezzo. Tutto il giorno giro a piedi per strada, cerco di darmi da fare come posso, di recuperare qualcosa, poi la sera torno là, in quel parcheggio periferico dove passo tutte le mie notti.
Un tempo con il mio furgone potevo andarmene in giro, il suo motore girava bello tranquillo e tutto andava bene. Quando ha cominciato a perdere colpi fortunatamente sono riuscito a farlo arrivare fino a quel parcheggio, e da quel momento molte cose però sono cambiate. Ce l'hai anche qualche spicciolo, per caso?, dico ancora a qualcuno che dall'espressione pare prometta proprio bene.
Poi una sera torno al mio furgone e scopro che hanno tagliato tutte le gomme. Non è importante, penso, qualche balordo in giro purtroppo te lo trovi sempre, però così il furgone dà nell'occhio, si vede già da lontano che non è un mezzo marciante e che non ha i documenti in regola. Devi stare attento, mi dico, quando arrivi al parcheggio, specialmente se è buio,  devi sempre fargli almeno un giro intorno prima di salire su, non si sa mai. Dentro ci ho portato tutto ciò che mi serve, il fornello e anche un materasso comodo, ma in questa guerra in corso a qualcuno fanno addirittura gola le povere cose, persino gli oggetti più umili. Forse ogni tanto dovrei spostarlo almeno di qualche metro il mio furgone, ma con le gomme a terra adesso non so proprio come fare.
Da un giorno all'altro mi aspetto che facciano saltare la serratura ed entrino dentro quando non ci sono; mi faranno trovare tutto devastato e non potrò più utilizzarlo questo mio furgone. Ogni tanto ripenso a quando facevo l'artigiano e con quel mezzo ci portavo a termine tanti bei lavori, ma tutto si vede che è destinato a cambiare, e la maggior parte delle volte anche in peggio. Così oggi mi accontento di quel che posso racimolare, ma se mi tolgono il furgone saranno tempi ben più duri.
A qualcuno qualche volta chiedo ancora se per caso avesse da farmi fare qualche lavoretto, qualche riparazione semplice a casa sua, per esempio, ma poi rifletto che senza neanche quei pochi attrezzi che sono rimasti là sopra al furgone, non saprei proprio come fare. Così alla fine mi accontento di dare una mano a qualche vecchia per portare in giro la spesa e cose di quel genere, perché altro proprio non posso. E’ chiaro che se soltanto il mio furgone ripartisse, magari per magia pura, tutto sarebbe differente.
L’altra sera torno al parcheggio e il mio furgone non c’è più, così chiedo un po’ in giro cosa possa essere successo, e allora mi dicono che se lo sono portato via i vigili urbani con un carro attrezzi. Bene, dico tra me, dovevo aspettarmela un cosa di quel genere. Vado al più vicino comando dei vigili e racconto a loro tutta la mia storia. Quelli mi ascoltano, mi fanno sapere che le leggi vanno rispettate e che passeranno il mio caso all’ufficio competente.
Adesso sono qui, alla stazione ferroviaria; non ho più niente, se non la solidarietà di qualche passante generoso che mi dà qualche spicciolo o una sigaretta. Però nella mia tasca ho conservato un numero di telefono. Domani chiamerò l’ufficio, e qualcosa mi diranno; a me basterebbe soltanto che mi trovassero un furgone, un mezzo anche più piccolo di quello che avevo prima, magari però marciante e in buono stato. Potrei di nuovo lavorare, penso, andare in giro a sistemare le cose alle persone. Chissà se sarà così, mi dico; eppure stasera, se ci penso a fondo, questa cosa mi sembra quasi possibile, a portata di mano, come potesse essere davvero la verità, proprio quella che penso, e non un altro sogno. Dev’essere così, rifletto; in fondo, è come fosse vero.

Bruno Magnolfi


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