Per favore, dico certe volte a qualcuno che incontro,
potresti offrirmi una delle tue sigarette? Poi, mentre l'altro caccia di tasca
il pacchetto bello pieno, lascio andare una spiegazione, sempre la medesima. Le
mie le ho dimenticate sul furgone, dico, e a queste parole i più annuiscono
senza aggiungere nient’altro. Non sanno nulla, penso, non si rendono
minimamente conto delle cose come sono. Qualsiasi cosa per me nasce e si
sviluppa sopra al mio furgone, anzi, praticamente tutto ciò che possiedo è
sistemato sopra questo mezzo. Tutto il giorno giro a piedi per strada, cerco di
darmi da fare come posso, di recuperare qualcosa, poi la sera torno là, in quel
parcheggio periferico dove passo tutte le mie notti.
Un tempo con il mio furgone potevo andarmene in giro, il
suo motore girava bello tranquillo e tutto andava bene. Quando ha cominciato a
perdere colpi fortunatamente sono riuscito a farlo arrivare fino a quel
parcheggio, e da quel momento molte cose però sono cambiate. Ce l'hai anche
qualche spicciolo, per caso?, dico ancora a qualcuno che dall'espressione pare
prometta proprio bene.
Poi una sera torno al mio furgone e scopro che hanno
tagliato tutte le gomme. Non è importante, penso, qualche balordo in giro
purtroppo te lo trovi sempre, però così il furgone dà nell'occhio, si vede già
da lontano che non è un mezzo marciante e che non ha i documenti in regola.
Devi stare attento, mi dico, quando arrivi al parcheggio, specialmente se è
buio, devi sempre fargli almeno un giro
intorno prima di salire su, non si sa mai. Dentro ci ho portato tutto ciò che
mi serve, il fornello e anche un materasso comodo, ma in questa guerra in corso
a qualcuno fanno addirittura gola le povere cose, persino gli oggetti più
umili. Forse ogni tanto dovrei spostarlo almeno di qualche metro il mio
furgone, ma con le gomme a terra adesso non so proprio come fare.
Da un giorno all'altro mi aspetto che facciano saltare la
serratura ed entrino dentro quando non ci sono; mi faranno trovare tutto devastato
e non potrò più utilizzarlo questo mio furgone. Ogni tanto ripenso a quando
facevo l'artigiano e con quel mezzo ci portavo a termine tanti bei lavori, ma
tutto si vede che è destinato a cambiare, e la maggior parte delle volte anche
in peggio. Così oggi mi accontento di quel che posso racimolare, ma se mi
tolgono il furgone saranno tempi ben più duri.
A qualcuno qualche volta chiedo ancora se per caso avesse
da farmi fare qualche lavoretto, qualche riparazione semplice a casa sua, per
esempio, ma poi rifletto che senza neanche quei pochi attrezzi che sono rimasti
là sopra al furgone, non saprei proprio come fare. Così alla fine mi accontento
di dare una mano a qualche vecchia per portare in giro la spesa e cose di quel
genere, perché altro proprio non posso. E’ chiaro che se soltanto il mio
furgone ripartisse, magari per magia pura, tutto sarebbe differente.
L’altra sera torno al parcheggio e il mio furgone non c’è
più, così chiedo un po’ in giro cosa possa essere successo, e allora mi dicono
che se lo sono portato via i vigili urbani con un carro attrezzi. Bene, dico
tra me, dovevo aspettarmela un cosa di quel genere. Vado al più vicino comando
dei vigili e racconto a loro tutta la mia storia. Quelli mi ascoltano, mi fanno
sapere che le leggi vanno rispettate e che passeranno il mio caso all’ufficio
competente.
Adesso sono qui, alla stazione ferroviaria; non ho più
niente, se non la solidarietà di qualche passante generoso che mi dà qualche
spicciolo o una sigaretta. Però nella mia tasca ho conservato un numero di
telefono. Domani chiamerò l’ufficio, e qualcosa mi diranno; a me basterebbe
soltanto che mi trovassero un furgone, un mezzo anche più piccolo di quello che
avevo prima, magari però marciante e in buono stato. Potrei di nuovo lavorare,
penso, andare in giro a sistemare le cose alle persone. Chissà se sarà così, mi
dico; eppure stasera, se ci penso a fondo, questa cosa mi sembra quasi
possibile, a portata di mano, come potesse essere davvero la verità, proprio
quella che penso, e non un altro sogno. Dev’essere così, rifletto; in fondo, è
come fosse vero.
Bruno Magnolfi
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