Ho voglia di buio; ho bisogno del buio, e di silenzio, pensa Renato. Vorrei
sentire acquietarsi questo brusio, questo formicolare insensato di tutti alla
ricerca perenne di qualcosa di più. Non c'è niente di buono nel disperdere le
energie in questo modo. Dobbiamo fermarci, riflettere, attendere, penso.
Ho voglia di osservare le persone che passano lungo la strada, fuori da
questa finestra, pensa ancora Renato, riuscire a sentire sulla mia pelle i loro
pensieri, immaginare il destino verso cui vanno incontro, riflettere su quante
possibilità potrebbero esserci per me di scoprire con loro delle cose in
comune. Infine Renato riconosce ad un tratto un suo conoscente, laggiù sul
marciapiede, cosi apre in fretta la sua finestra, si fa vedere a gesti, poi
corre fino in fondo alle scale ad incontrare quella persona.
Ho voglia di essere uno qualsiasi, dice Renato a quell’uomo, anche se non
sono d’accordo su quanto riesco a vedere e a comprendere degli altri. Vorrei
essere uno come tutti, ma poi, anche se tento, non riesco mai ad esserlo.
L'altro annuisce, cerca di alleggerire gli argomenti, chiede se ci sia qualcosa
in cui passa aiutarlo. Renato lo guarda ma non dice niente, così il conoscente
lo saluta, spiega che va un po' di fretta, Renato gli stringe la mano e lo
guarda mentre riprende il suo passo per allontanarsi.
Ho voglia di starmene in casa, pensa Renato, ma alla prima occasione sono
pronto ad uscire. Vivo costantemente qualche contraddizione, ma forse questo è
solo un altro elemento che mi accomuna a tutta la gente. Devo fermarmi ad
acquistare qualcosa per il pranzo di oggi, riflette Renato, ma non so cosa, probabilmente
mi lascerò guidare dal salumiere del mio quartiere. Sono quasi sicuro che lui
mi dirà le solite cose, consiglierà del formaggio, forse delle acciughe sott’olio,
oppure chissà.
Ho voglia invece di assaporare qualcosa di nuovo, dirà forse Renato al
negoziante, e in seguito a questa perplessità probabilmente uscirà dalla
bottega soltanto con un semplice pezzo di pane, e nient’altro. Non ha alcuna
importanza, dirà lui tra sé; soprattutto si dobbiamo sentirsi sociali, penserà lungo
la strada incontrando sul portone del condominio la solita inquilina del terzo
piano. Impossibile evitarla, si deve essere pronti ad affrontare ciò che
succede. Dobbiamo accordarci per i lavori più urgenti da fare in questo palazzo,
dirà lei con decisione, e Renato assentirà, come fa sempre in questi casi. La
saluterò con cortesia, pensa ancora Renato, in modo che nel vicinato non si
abbia a dire qualcosa sul mio conto, che sono uno strano, per esempio, o altre
cose del genere.
Ho voglia soltanto di starmene per conto mio, pensa ancora mentre rincasa,
forse vorrei che tutti sparissero, che nessuno mi chiedesse ancora qualcosa, il
mio parere, ad esempio, oppure di fare delle piccole scelte, quasi che questa
fosse vera libertà. La solitudine è il mio unico regno, pensa Renato, ed è del
tutto inutile che cerchi poco per volta di auto convincermi di qualcosa di
diverso. Devo azzerare una volta per tutte questi miei pensieri, muovermi
attorno a tutto quanto con delle convinzioni inamovibili, che non siano
assolutamente scalfibili, che niente possa cambiarle.
Ho voglia di essere me stesso, pensa ancora Renato, anche se in realtà spesse
volte non so più neppure veramente chi sono.
Bruno Magnolfi
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