Lo
so che sono un perdente. Per quanti sforzi faccia non riesco mai ad ottenere
ciò che vorrei. Ma questo non significa che non abbia piena convinzione in
quello che porto avanti, e che soltanto per questo debba smettere di essere
quello che sono. Tutto quanto attorno sembra costantemente cercare di
persuadermi nel cambiare questo comportamento caparbio, ma io mi ritengo
convinto di quello che faccio, e non mi interessa proprio per niente se
nessuno, in virtù di questi miei modi, mi seguirà mai.
Sto
qui, penso con intensità alle mie cose, lascio che le giornate proseguano con
la loro portata dei suoi tanti piccoli elementi che continuano a rompersi, oppure
si logorano, che vanno sostituiti, e che rimangono poco per volta inevitabilmente
obsoleti in un presente sempre di corsa che sembra ribaltare con continuità
anche le proprie basi. Le mie scelte vengono sostituite solo quando sono sicuro
che questo è veramente ciò che è utile fare.
Spesso vado a
trovare un amico, gli parlo di ciò a cui sto pensando, lui mi osserva, lascia
che io dica tutto quanto quello che ho in testa, poi, senza criticare
apertamente quanto gli ho appena finito di dire, cerca con leggerezza di
persuadermi che le mie riflessioni sono sbagliate, o che comunque potrei
tranquillamente anche occuparmi di altro. Sorrido: non ha alcuna importanza,
penso, così gli dico giusto per ridere che la sua è solo invidia per la mia
mente più aperta e costruttiva di quella che lui si ritrova. Generalmente non
passa mai molto tempo che il mio amico, un’altra volta e durante un momento qualsiasi,
torni quasi per caso sul medesimo argomento, giusto magari per dirmi che in
parte avevo ragione con le mie riflessioni, ma indubbiamente ero giunto a
conclusioni del tutto sbagliate. In genere seguono grandi discussioni anche su
questo, in cui naturalmente ognuno rimane esattamente della propria opinione, e
infine ci si ritrova a parlare d'altro, ma ciò che avevo tirato fuori
inizialmente diventa, per silenziose e conseguenti ammissioni, un fatto del
tutto assodato.
La mia
frustrazione nasce dalla consapevolezza che avevo ragione fin dall'inizio, ma
mi è impossibile dimostrarlo, e quanto più cerco di farlo, tanto più vengo
isolato da tutti. Per questo certe volte sostengo delle cose a cui non credo
affatto, in maniera che in seguito possa dire con soddisfazione che mi ero
sbagliato e che erano altri ad avere ragione. A volte vengo preso per uno
svitato, ma non fa niente. Riconosco sempre di più che nessuno al giorno d'oggi
è disposto a stare dalla tua parte, e non si trovano altrettanti individui che
riescono a fare uno sforzo per dire che ciò che hai fatto è una gran bella
cosa. Per ciò la realtà viaggia costantemente a corrente alternata: si perde
con facilità il senso di tutto, penso, se non si riconoscono almeno le cose
maggiormente evidenti.
Bruno
Magnolfi
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