Qua
attorno ci sono sicuramente i nemici, dei pazzi assassini, dice lui sottovoce
parlando tra sé, mentre affila il viso strabuzzando leggermente i suoi occhi,
quasi a mostrare la maschera proprio di coloro che teme. Magari quelli mi
osservano nell'ombra, senza essere visti, ed aspettano soltanto il momento
migliore per colpirmi alle spalle. Non ho paura, dice ancora con convinzione,
con voce adesso più forte, perché ho la piena consapevolezza che tutti quanti
non siano altro che dei semplici vigliacchi, e non appena saprò dimostrare che
riesco a tener testa alle loro stupide azioni, fuggiranno tutti a gambe levate
per tornarsene diritti da dove sono venuti.
Mettendosi
ad osservarlo, lo si può notare muoversi nervosamente lungo il corridoio, in
genere restando sempre lontano dalla finestra sul fondo, come fosse quella la fonte
dei pericoli, e quando passa davanti al piccolo specchio appeso sul muro, si
capisce che evita persino di guardarsi, proprio perché sa che là dentro, in
tutte le immagini riflesse, si possono annidare proprio alcuni degli elementi
che lui cerca il più possibile di evitare.
Sto
benissimo, dice subito ad un anziano vicino di casa le poche volte che quello
va da lui per sincerarsi sulle sue condizioni. So difendermi, sostiene, ed ho
intenzione di guardare dritto in faccia chiunque arrivi fin qui ad affrontarmi.
L'unico problema sono questi angoli oscuri, gli anfratti, i nascondigli insidiosi che tengono celati alla vista i veri
pericoli infidi, i nemici, gli individui assetati di sangue.
Prima
di aprire la porta di casa all’inquilino che abita al suo stesso pianerottolo,
e che ormai è l’unico ad andarlo a trovare, mette sempre in opera mille
stratagemmi, cercando dapprima di capire se sia davvero la persona che conosce quella
che gli bussa alla porta, e poi se per caso non sia accompagnato da qualcun
altro; e quando infine lo lascia entrare, si vede senz’altro che non ne è del
tutto contento.
Per
prudenza o circospezione lo tiene in piedi nel corridoio, in quei pochi metri
quadrati dove lui stesso trascorre la maggior parte del tempo. Ho avvertito
anche stamani i sottili rumori che provocano gli assassini, gli dice.
Strisciano chissà dove, cercano di entrare dalle finestre, magari di farsi
largo tra la gente comune per cercare la vittima giusta. Ma io lo so che sono
loro il vero nemico, dobbiamo fronteggiarli con tutte le forze che
abbiamo.
Il
vicino lo ascolta, poi gli rivolge delle domande banali, e alla fine va via,
raccomandandogli come sempre di bussare alla porta, nel caso avesse bisogno di
qualcosa. Lui chiude subito l’uscio alle sue spalle, poi controlla con
attenzione ogni angolo della cucina e della camera da letto, prima di tornare
nel corridoio. Resta fermo in ascolto per qualche minuto, nel caso avvertisse
dei rumori sospetti, poi alla fine si siede sull’unica seggiola.
Lo
specchio è ancora al suo posto: lui è quasi tentato di girarlo dalla parte del
muro, pur di non doverlo più neanche vedere, ma darebbe così la possibilità a
tutte le immagini contenute là dentro di nascondersi comodamente alla vista.
Così lo copre, semplicemente, mettendoci un asciugamano sopra e quindi girandolo
tutto attorno alla cornice. Poi aspira l’aria con maggiore soddisfazione.
Nessuno uscirà da là dentro almeno stasera, dice tra sé; devo riuscire a
tamponare le possibilità del nemico, sbarrargli la strada, rendergli
impossibile qualsiasi comportamento. Solo così sarò sicuro di non avergliela
mai data vinta.
Bruno
Magnolfi
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