Ci sono dei giorni in cui camminando per strada ho notato con la coda degli
occhi alcune piccole luci intorno al mio campo visivo, e di queste presenze in
me si è spesso manifestato tutto lo stupore che potevo provare, accompagnato
dalla mia assoluta attenzione. Poi però certe volte quelle luci si spengono,
anche se in genere soltanto poco per volta, e peraltro non lasciano mai dietro
di loro delle tracce visibili. Quando ci sono, se fingo di non guardarle,
quelle insistono a brillare ed a muoversi nervosamente da qualche parte, magari
sul margine delle mie percezioni, spesso in una allocazione della quale, anche
riflettendoci, non saprei definire bene neppure direzione e distanza. Ma in
questi casi allora tolgo gli occhiali con stizza, e spesso in questa maniera
qualsiasi loro riflesso si annulla, ed è cosi che la serata appare
improvvisamente più calma, serena, quasi noiosa per certi versi, senza più
alcuna distrazione rispetto alla mia voglia di camminare e di curiosare lungo
le strade di questo quartiere.
Ho chiesto ad un amico, una sera per caso a passeggio con me, che cosa
riuscisse a vedere in mezzo a degli alberi scuri di un giardinetto che avevamo
di fronte, vicino ad un palazzo in fondo alla strada, e lui mi ha garantito che
non notava niente di strano, e che i miei nervi probabilmente erano forse
sovraeccitati, o magari che avevo bevuto un po’ troppo. Probabilmente aveva pure
ragione, penso adesso, anche se non mi è piaciuta la risata con cui ha accompagnato
le sue parole, perché per me è come se quelle luci fossero vive, tanto che se ogni
volta non mostro con determinatezza di averle notate, quelle sembra quasi che
riescano a correre subito da qualche altra parte, nascondendosi rapidamente alla
mia vista, magari comportandosi così soltanto per farmi un vero e proprio dispetto.
Il mio amico, in seguito, mostrando maggiore serietà, mi ha detto di non
preoccuparmi, e che tutte le cose col tempo in qualche maniera si
aggiusteranno, ma al contrario di lui a me pare che i miei problemi ultimamente
tendano quasi costantemente ad aumentare. Ogni sera affronto la mia solita girata
digestiva dopo l'ora di cena; l’itinerario che compio è addirittura quasi
sempre il medesimo: ed ecco che alcune di quelle luci si fanno avanti e paiono
di nuovo inseguirmi, anzi, addirittura precedermi. Se poi le guardo fisse
quelle spariscono, si vanno a nascondere chissà dove. Ma se cerco di
preoccuparmi di altro, ecco che quelle mi inseguono, si infiltrano nelle lenti
dei miei occhiali, reclamano in qualche modo tutta la mia possibile attenzione.
Allora inizio a correre, vorrei sfuggire alle loro lusinghe, così svolto in
un angolo, entro dentro la nicchia di un oscuro portone, mi volto a cercarle e
loro eccole lì, quasi si burlassero di me. Le ignoro, per qualche altra decina
di metri, ma poi sbuffo, sono stufo, vado verso di loro, cerco di prenderle, mi
tuffo a capofitto in mezzo ad alcuni cespugli lungo il viale. Mi rialzo dopo
che sono caduto, ce l'avevo quasi fatta stavolta, penso con convinzione, ed è
sicuramente questo il sistema, devo dapprima ignorarle e poi buttarmi su di
loro quando meno se lo aspettano, per poi catturarle, riuscire a prenderne
almeno una o due direttamente con le mie mani nude, oppure con l’aiuto di un
sacco, magari di una busta di plastica.
La mia fronte è sudata, devo calmarmi, penso; forse è meglio per il momento
rimandare tutto quanto a domani: verrò da queste parti già ben attrezzato, rifletto;
pronto per questo inseguimento che ormai devo per forza affrontare, e non mi
farò gabbare stavolta, starò attento ad ogni movimento da fare, e le prenderò,
ne sono sicuro, riuscirò a catturarle ed a metterle in gabbia, proprio per
mostrare che avevo ragione stavolta, a tutti quanti, anche al mio amico; per convincerlo
proprio che insomma, non c’era proprio niente da prendere in giro.
Bruno Magnolfi
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