Terminato
il suo caffè, lei appoggia lentamente la tazza sopra al piattino che ha
proseguito a tenere nell'altra mano, prendendo solo una piccola pausa prima di
sollevarsi dalla poltrona di stoffa su cui è rimasta seduta per tutto il tempo,
e sistemare infine tutto quanto nel piccolo vassoio sul tavolino da fumo alle
sue spalle, costringendosi così a lanciare un breve sguardo verso di lui. Forse
dovremo uscire stasera, dice l’uomo senza grande convinzione ed evitando anche
di guardarla direttamente. Lei torna a voltarsi verso la vetrata sotto la
quale, sei piani più in basso, l’incrocio con uno dei più trafficati viali
cittadini prosegue a riversare sull’asfalto grandi cortei di automobili
generati a getto continuo dai tempi organizzativi dei semafori. Potremo
andarcene ad un cinema, continua lui come parlando tra sé. Poi si muove, con
indifferenza cambia di nuovo canale al grande schermo televisivo, con il volume
azzerato, posizionato in un angolo, apprezzando, come d’altronde è suo uso, il
silenzio quasi irreale di quella sala insonorizzata da robusti doppi vetri. Va
bene, fa lei senza variare espressione, sai già quale film andare a vedere? No,
purtroppo, risponde l’uomo; però potresti scegliere tu qualcosa di buono, dice
senza alterare la leggera ironia.
Non
so neppure che vestito indossare, fa lei riferendosi alla serata, ma senza
parlare troppo sul serio, e peraltro come riflettendo tra sé. Potremo adesso
mangiare velocemente qualcosa di freddo qui in casa, dice lui con un improvviso
guizzo di sfumato entusiasmo; e una volta usciti dal cinema completare la cena
in una tavola calda. Lei allora si alza definitivamente, solleva il vassoio e
con calma lo porta in cucina. Quando torna, lui si è seduto ed ha spento
definitivamente lo schermo. Potremo andarcene al Principe, dice; così, facendo giusto
due passi, evitiamo anche di muovere la macchina dal garage. Va bene, risponde
lei; non so che pellicole proiettano stasera, ma in ogni caso qualcosa andrà
bene sicuramente.
Lei
poi si accende una sigaretta e torna lentamente a sedersi sulla stessa poltrona
di prima, lui intanto si alza e va in cucina, e quando torna sostiene che può
velocemente preparare dei sandwich al formaggio. No, non mi va, fa lei;
preferisco magari dell’affettato, e in ogni caso è ancora presto, mi pare.
D’accordo, fa lui. Poi controlla sopra al portatile il titolo dei films in
programmazione al multisala, e gli orari delle proiezioni serali. Lei allora si
tira su, ascolta l’elenco dei titoli commentando semplicemente che non le
sembrano molto incoraggianti, poi torna ad osservare la sera incalzante fuori
dalla vetrata.
Considerato
tutto potremo cercare un film televisivo, dice lei senza neppure crederci
troppo; e così restare in casa senza complicarci l’esistenza. Lui difatti non
l’ascolta neppure, torna dopo un attimo ad accendere lo schermo televisivo, e
guarda scorrere i titoli di un telegiornale. Va bene, ho capito, le fa: tiro
fuori la macchina dal garage e faccio un giro da solo. Trovo una rosticceria e
torno con qualcosa di pronto, ti va?
Lei
lo guarda, si accende una nuova sigaretta, poi dice: ma non dovevamo andarcene
al cinema? Lui allora alza leggermente il volume dello schermo televisivo,
giusto per ascoltare con attenzione un servizio giornalistico, poi torna subito
però ad azzerare il volume. Lei esce dalla stanza, forse va in bagno, o a
scegliere un vestito per uscire, oppure a guardare cosa c’è nel frigorifero.
Quando torna sta semplicemente ridendo: ha un grosso pezzo di formaggio in una
mano, e lo tiene vicino alla bocca, come volesse azzannarlo. Anche lui sorride,
così si muove leggermente restando in piedi, ma infine torna a guardare lo
schermo, in silenzio.
Bruno
Magnolfi
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