Ultimamente ho
pensato diversi progetti da realizzare, senza peraltro riuscire ad iniziarne
alcuno, questo forse soltanto per mancanza di tempo, ma anche perché, siccome è
sempre demoralizzante impegnarsi in qualcosa che non ti conceda in breve tempo
almeno qualche soddisfazione, devo sempre riflettere bene prima di attivare una
mia qualsiasi iniziativa. Non ha importanza, mi ripeto in questi casi:
l’essenziale è sempre avere delle idee, far funzionare a pieno regime il
cervello, assaporare nell’aria le possibilità che ci sono di fare sempre
qualcosa.
Proprio per questo
spesso non sono a casa, me ne sto in giro a cercare idee, ispirazioni. Cammino
per strada, incontro la gente, saluto le persone che riconosco. Mi fermo a
volte nel vecchio negozio di dischi musicali del mio quartiere, dove quando ne
ho voglia mi trattengo a parlare con il commesso, ricordando a lui qualche
brano famoso o qualche autore che a me piace di più. Quando esco da lì saluto
sempre tutti i presenti, e sento in questo modo di stare meglio, di aver fatto
comunque qualcosa di importante, magari soltanto per aver acquistato un vinile
polveroso con delle registrazioni di alcuni inediti.
Là accanto c’è un bar
gelateria, dove ci si può sedere all’esterno sopra certe panchine di plastica,
mentre il traffico scorre, e farsi servire un caffè, magari completato con
della panna fresca. Conosco molta gente in questa zona, è evidente, così c’è
sempre qualcuno che si ferma a parlare con me e a raccontarmi qualcosa di
interessante. E’ proprio così che in certi casi mi vengono a mente delle idee
nuove, quasi risultassero suggerite direttamente da coloro che incontro.
Oggi poi ho parlato a lungo con Elena, una ragazza
invecchiata che conosco da molto, fuma continuamente sigarette con filtro, e
sorride spesso mostrando una dentatura imperfetta. Mi ha raccontato di sé, di
come vorrebbe sempre andarsene via, arrivare da qualche parte che semplicemente
immagina, luoghi che generalmente conosce soltanto per nome, ma dei quali
sostiene di essersi innamorata, magari guardandone un'immagine su una rivista o
solo consultando una cartina geografica. Le chiedo il motivo per cui non sta
bene dove si trova, ma lei normalmente non risponde: è scontato tra i suoi
desideri un luogo lontano dove giungere prima o dopo.
Io le dico che al suo posto non saprei neppure verso
dove andare, anche se il fascino di luoghi esotici è innegabile: però forse mi
piacerebbe avere la possibilità di girare un po', magari senza una meta
precisa, bighellonare in lungo e in largo per qualche città di cui magari non
so proprio niente. Lei allora mi chiede a cosa io aspiri davvero, ed io le
rispondo che il mio cruccio è solo quello di fare degli elenchi di piccole cose
di cui occuparmi, riempire sostanzialmente le mie giornate di piccole attività
a cui dedicarmi. Non è vero, naturalmente, ma dico così per darmi un contegno,
per mostrare che ho ben chiaro nella testa cosa sia maggiormente importante.
Poi torno a casa: ho deciso di spostare dei mobili
seguendo un disegno che ho già stabilito. Mi pare una cosa molto giusta che
devo iniziare al più presto, così osservo le pareti e mi immagino già come
potranno apparire le stanze una volta completati gli spostamenti. Intanto mi
siedo però, rifletto ancora da quale oggetto sa meglio iniziare, ma anche
questo aspetto non è affatto marginale, così rimango fermo a lungo a pensare.
Forse mi manca un po' di decisione, penso con calma, ma in fondo non ha alcuna
importanza: ho tutto il tempo che serve per portare avanti queste mie idee.
Bruno Magnolfi
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