Alcuni
dicono che tutto si sta sistemando; invece altri sostengono che indubbiamente
dobbiamo prepararci a tempi peggiori di questi. Io sorrido, non so, li lascio
dire quello che vogliono, perché in sostanza non capisco niente di queste cose,
e poi non mi interessano per niente gli argomenti di questo tipo: credo che le
sole preoccupazioni che può avere uno come me riguardino soltanto il presente,
non certo il futuro, che sembra sempre qualcosa di lontano e di inconcludente.
Corro tutto il giorno con il mio lavoro stando in mezzo a parecchi operai, e
quando arriva la sera ho soltanto voglia di togliere la tuta sporca ed
andarmene al solito circolino, dove ci sono tutti i miei amici.
Loro
certe volte mi prendono in giro, forse perché sono il più giovane di tutti, ma
lo fanno bonariamente, giusto per ridere, per divertirsi un po’ e trascorrere
la serata, ed io così li lascio fare, in fondo non ci trovo niente di male. In
qualche caso dicono a voce alta di me, fingendo che non riesca a sentirli, che
non sono neppure normale, e che magari ho pure qualcosa che non va nella testa,
ma io continuo a sorridere, non mi interessano per niente questi argomenti;
così come non voglio mai stare a sentire nessuno, quando si mettono a parlare
di donne, di quella o di quell’altra, e quando usano poi certe parole che mi
fanno immediatamente arrossire, perché lo so che non riesco ad ascoltare queste
cose ridendo o restando indifferente, come fanno tutti gli altri.
Non ho mai
detto a nessuno lì al circolo che sono stato assunto nella fabbrica dove lavoro
perché sono iscritto ad una lista speciale, e mi dispiacerebbe che qualcuno
venisse a saperlo, perché al mio posto ci tengo, non riuscirei mai a ritrovarmi
senza fare niente come mi era successo qualche tempo addietro. In reparto non
mi fanno fare molto, però tutti mi salutano, mi chiamano a voce alta, dicono di
allungare a qualcuno un certo utensile, oppure quell'altro, o di portare acqua
da bere ad uno, e a volte anche un caffè della macchinetta automatica ad un
altro; quindi mi battono una mano sopra le spalle e sono tutti contenti di me,
del mio continuo mettermi a disposizione e darmi da fare.
Non faccio
niente di male, mi sento una persona buona in tutto ciò in cui mi impegno, così
quando qualcuno dice che va tutto bene sono molto contento, non chiedo niente
di più. La sera poi tutti giocano a carte, ed alcuni invece parlano di cose
serie e così automaticamente mi escludono. Ma a me non interessa, mi basta che
tutti mi vogliono bene, e siano bravi con me, magari anche con un po’ di
pazienza. Perché è vero che qualche volta non riesco a capire tutto quello che
dicono, però non importa, sorrido a tutti, e loro sanno che sono miei amici.
Quando dicono
che il lavoro non c’è, qualcuno certe volte mi guarda, come se io stessi quasi
rubando qualcosa. Ma io so che sto facendo tutto quello che posso, che porto
avanti quello che serve, e che sento quello che faccio come il mio dovere, perciò
mi sento a posto così, perché se è stata fatta una lista per persone come sono
io, vuol dire che va bene in questa maniera, e che non c’è altro da dire.
Parlano di politica, di sindacati, ma mica lo sanno che ci sono persone che
certe cose magari non riescono e non possono neppure capirle: però anche loro
sono utili, magari soltanto per portare l’acqua, o il caffè. Poi la sera vado a
letto, sfinito. E l’indomani presto mi suona ancora la sveglia, per dirmi cosa
c’è ancora bisogno di fare.
Bruno Magnolfi
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