martedì 12 maggio 2015

Sorriso sfinito.

            
            Alcuni dicono che tutto si sta sistemando; invece altri sostengono che indubbiamente dobbiamo prepararci a tempi peggiori di questi. Io sorrido, non so, li lascio dire quello che vogliono, perché in sostanza non capisco niente di queste cose, e poi non mi interessano per niente gli argomenti di questo tipo: credo che le sole preoccupazioni che può avere uno come me riguardino soltanto il presente, non certo il futuro, che sembra sempre qualcosa di lontano e di inconcludente. Corro tutto il giorno con il mio lavoro stando in mezzo a parecchi operai, e quando arriva la sera ho soltanto voglia di togliere la tuta sporca ed andarmene al solito circolino, dove ci sono tutti i miei amici.
            Loro certe volte mi prendono in giro, forse perché sono il più giovane di tutti, ma lo fanno bonariamente, giusto per ridere, per divertirsi un po’ e trascorrere la serata, ed io così li lascio fare, in fondo non ci trovo niente di male. In qualche caso dicono a voce alta di me, fingendo che non riesca a sentirli, che non sono neppure normale, e che magari ho pure qualcosa che non va nella testa, ma io continuo a sorridere, non mi interessano per niente questi argomenti; così come non voglio mai stare a sentire nessuno, quando si mettono a parlare di donne, di quella o di quell’altra, e quando usano poi certe parole che mi fanno immediatamente arrossire, perché lo so che non riesco ad ascoltare queste cose ridendo o restando indifferente, come fanno tutti gli altri.
Non ho mai detto a nessuno lì al circolo che sono stato assunto nella fabbrica dove lavoro perché sono iscritto ad una lista speciale, e mi dispiacerebbe che qualcuno venisse a saperlo, perché al mio posto ci tengo, non riuscirei mai a ritrovarmi senza fare niente come mi era successo qualche tempo addietro. In reparto non mi fanno fare molto, però tutti mi salutano, mi chiamano a voce alta, dicono di allungare a qualcuno un certo utensile, oppure quell'altro, o di portare acqua da bere ad uno, e a volte anche un caffè della macchinetta automatica ad un altro; quindi mi battono una mano sopra le spalle e sono tutti contenti di me, del mio continuo mettermi a disposizione e darmi da fare.
Non faccio niente di male, mi sento una persona buona in tutto ciò in cui mi impegno, così quando qualcuno dice che va tutto bene sono molto contento, non chiedo niente di più. La sera poi tutti giocano a carte, ed alcuni invece parlano di cose serie e così automaticamente mi escludono. Ma a me non interessa, mi basta che tutti mi vogliono bene, e siano bravi con me, magari anche con un po’ di pazienza. Perché è vero che qualche volta non riesco a capire tutto quello che dicono, però non importa, sorrido a tutti, e loro sanno che sono miei amici.
Quando dicono che il lavoro non c’è, qualcuno certe volte mi guarda, come se io stessi quasi rubando qualcosa. Ma io so che sto facendo tutto quello che posso, che porto avanti quello che serve, e che sento quello che faccio come il mio dovere, perciò mi sento a posto così, perché se è stata fatta una lista per persone come sono io, vuol dire che va bene in questa maniera, e che non c’è altro da dire. Parlano di politica, di sindacati, ma mica lo sanno che ci sono persone che certe cose magari non riescono e non possono neppure capirle: però anche loro sono utili, magari soltanto per portare l’acqua, o il caffè. Poi la sera vado a letto, sfinito. E l’indomani presto mi suona ancora la sveglia, per dirmi cosa c’è ancora bisogno di fare.


Bruno Magnolfi

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