mercoledì 20 maggio 2015

Perdente nato.

           

Chi lo conosce lo reputa un uomo in gamba, sensibile, intelligente. Lui difficilmente parla di sé, generalmente lascia sempre agli altri la maniera di formarsi un'opinione. Eppure la sua nascosta debolezza, quasi invisibile perfino quando pare sfuggirgli al controllo, resta proprio l’intimo bisogno del sostegno di tutti, quel sentirsi incoraggiato nell'apprezzamento delle proprie espressioni, dei suoi modi, del suo intuito. Soffre, quando viene trattato come uno qualsiasi, come un uomo-massa qualunque, una persona media senza distinzioni, quale appunto egli è.
Lei lo ha osservato a lungo, quasi ogni mattina, con curiosità, in quello stesso vagone su cui quasi sempre salgono ambedue alla stazione della metropolitana, e alla fine gli è andata vicino, lo ha sfiorato di proposito, lasciando che lui le chiedesse qualcosa di insignificante, l'orario, per esempio, oppure se la sua era la fermata successiva, adesso neppure ricorda cosa, ma lei è sicura di avergli soltanto sorriso, senza neppure guardarlo, sottintendendo già in questo modo mille altre cose. Evidentemente lui ha dovuto iniziare timidamente a salutarla ogni mattina sopra quel vagone, fino a quando lei ha iniziato ad anticipare leggermente il suo orario per andare in ufficio, in maniera da incontrarlo come minimo più raramente.
Lui probabilmente si è così sentito messo da parte, e quindi stamani si è piazzato sul marciapiede della stazione della metropolitana mezz'ora prima del solito, con lo spudorato intento di cercare almeno di incontrarla. Lei è arrivata, con naturalezza, gli si è accostata quasi con spontaneità, e lo ha però salutato senza usare neppure troppa enfasi. Lui le ha subito accennato qualcosa sulla bella giornata, sulle variazioni d'orario dei mezzi pubblici, ed anche sui colori deliziosi del vestito che lei oggi indossa così bene, e lei si è schernita, gli ha sorriso, ha detto semplicemente che le dispiace di qualcosa, adesso non saprebbe neppure dire cosa, ma comunque ha messo in avanti il fatto che in questo periodo sta affrontando dei concreti problemi in ufficio.
Lui le ha chiesto se era possibile vedersi per un semplice caffè magari dopo il lavoro, e lei dopo una pausa gli ha detto: certo; anche se probabilmente non vorrebbe spingersi troppo in avanti con lui. Così gli ha spiegato che quel pomeriggio comunque non sarebbe stato possibile, e che era meglio rimandare ad un giorno non precisato della settimana successiva o quella dopo. Lui si è quasi sentito scansato, ma non ha detto niente, anche se avrebbe avuto voglia  immediatamente di spiegarsi, di chiedere, di scambiare con lei mille altre cose che sull’immediato gli venivano in mente.
Quando poi lei è scesa, lui l'ha salutata accompagnandosi con un leggero sorriso; lei lo ha guardato negli occhi, gli ha sfiorato una mano, e con il suo atteggiamento è parso come se lo abbracciasse, quasi quello fosse un addio. Lui adesso è tutto il giorno che riflette su tutto quanto, forse avrebbe soltanto voglia di voltare pagina, cambiare orario quel tanto che basta per non rincontrarla più con facilità, ma gli pare impossibile non cercare di sciogliere quegli interrogativi che si sono formati intorno a loro due. In fondo non c'è niente di male nel tentare di riempire quel quotidiano piccolo vuoto del viaggio, pensa adesso; lei è una donna interessante, riflette, forse un po' troppo sicura di sé per il suo carattere; e in ogni caso lui prova una spinta naturale a conoscerla meglio, a sapere almeno qualcosa di più della sua storia, anche se è cosciente che non le porrà mai delle domande dirette.
Si potrebbe aprire tra noi un futuro possibile, pensa ancora, anche se tutto probabilmente dipenderà dal mio comportamento, dalla mia capacità di mostrarmi come minimo interessante, e anche capace, forse ricco di idee. Probabilmente però non sarò mai in grado di stare all’altezza della situazione, riflette alla fine: tanto vale ignorarla; sin da domani mattina.


Bruno Magnolfi

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