Quello
che maggiormente mi frega è la stanchezza. E certe volte un poco di pigrizia.
Rientro a casa e mi siedo, e se devo tornare di nuovo ad uscire subito sbuffo.
Mi telefona un amico mentre sto sorseggiando con calma una bella birra di
fronte alla televisione, e così gli rispondo riluttante che va bene, che ci
vediamo più tardi nel solito locale, anche se non ne avrei nessuna voglia, e
mentre riaggancio provo piuttosto una grande necessità di riposarmi, forse
anche di sdraiarmi e di dormicchiare per almeno una mezz’ora sul mio divano. Non
mi interessa proprio niente di quanto in pratica viene dibattuto tutti i giorni,
costantemente, fino quasi alla nausea. Non ho voglia di scegliere, o di
decidere qualcosa che so già per certo mi porterà a dover riflettere,
combattere, pensare, difendermi, come se dentro di me avessi deciso di fare il
soldato di ventura, pronto ad affrontare chissà quali nemici in agguato dietro
un angolo.
Vado
a lavorare tutti i santi giorni, e già mi sembra un grosso impegno, un carico
di attività di per sé più che notevole; non capisco proprio perché dovrei accettare
di mostrarmi disponibile anche oltre quell’orario e per tutto il resto del
tempo durante il quale invece ho bisogno solamente di riposo. Scendo le scale per
comprarmi delle sigarette, e così scambio due chiacchiere col tabaccaio che è
una persona ammodo, simpatica, gentile e tollerante, insomma un amico. Gli
chiedo come diamine faccia a stare dietro a quel banco tutta la giornata, e lui
sorride, mi guarda senza impegno, poi serve una signora appena entrata dentro
al suo negozio.
Mi sento
fiacco, privo di risorse, e la cosa che più mi fa irritare in tutto questo è che
sono costretto ad ascoltare durante certe interviste a qualche politico fatte alla
televisione, l’istigazione continua alla lotta, al darsi da fare, a questo ribellarsi
sempre e comunque per ottenere dei risultati e delle migliorie di qualche
genere. I soldi che ho in tasca sono pochi, ma non posso certo accettare ogni
giorno di sentirmi in prima linea, continuare ad affrontare quegli aspetti
della realtà di cui non mi interessa praticamente niente; e poi tutto questo impegno
soltanto per dover comprendere con quale parte decidere a schierarmi. Sono
tutti uguali, penso ogni volta: perseguono un'idea soltanto per il loro
tornaconto, e di tutti noi che dovremmo credere a quelle loro parole sono sicuro
non interessa proprio niente.
Esco,
raggiungo il mio amico nel solito locale, ci salutiamo, ci si siede per
prenderci con calma una bella birra gelata. Gli dico del mio affanno, di questa
svogliatezza che mi porto dietro, e lui dice che è normale, perché mai dovrei
preoccuparmi di qualcosa che non sia una bella birra, la partita in
televisione, quattro scherzi con gli amici. Lo guardo, mi pare buffo detto da
lui che sembra quasi un intellettuale:
gli dico che forse dipende tutto da questa stanchezza che trascino
sempre da una settimana all'altra. Ma lui sostiene che tutto quanto va lasciato
fare a chi ne ha voglia: per noi è sufficiente starcene in pace, e riposarci
tutte le volte che vogliamo. Stiamo ancora un po’ qua dentro, poi ci salutiamo
ed io rientro da solo a casa mia.
Non so, non mi
sento del tutto convinto; credo comunque che mi guarderò un bel film in tv
stasera, senza pensare proprio a niente; e se poi mi addormenterò prima della
fine, vorrà dire che avevo soltanto bisogno di riposo.
Bruno Magnolfi
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