Mia sorella credo sia la persona
migliore del mondo. Certe volte per dire la verità non mi tratta molto bene, anzi
mi sgrida, muove le braccia, mi dice urlando delle brutte parole, e poi spesso
aggiunge subito come dovrei comportarmi secondo il suo modo di vedere le cose. Ma
dopo poco le passa ogni sfuriata, ed in seguito riesce sempre a neutralizzare tutto
quanto, persino il disordine che quei confusionari dei suoi figli piccoli sono
capaci di lasciare per tutta la casa dietro di loro; e poi bisogna anche dire
che è brava, indubbiamente, ed è sempre pronta a metterci a tavola tutti e in
silenzio, con le sue minestre belle calde e abbondanti.
Certe volte esco, specialmente
durante le mattinate che mi sembrano sempre un po’ troppo lunghe. Cammino in
avanti da solo, senza fermarmi, quasi senza fare caso a ciò che c’è intorno,
fino ad arrivare alla piazza. Ci sta sempre qualcuno lì che discute, che tenta
di parlare a gran voce degli argomenti più disparati, perciò, senza neanche guardare
in faccia nessuno, io mi metto da una parte ed ascolto quello che le persone
presenti hanno da dire. Non c’è niente di male, penso mentre mi stringo una
mano nell’altra, se cerco semplicemente di starmene qui seduto su una di queste
panchine, fermo senza dare fastidio, ad ascoltare qualcuno che spesso riesce anche
ad accalorarsi su un argomento o su un altro. Mi trattengo poco, di solito, una
mezz’ora circa al massimo, perché veramente non vorrei farmi notare troppo da queste
persone, e così, mentre poi me ne torno verso la casa di mia sorella, mi fermo
dal fornaio quasi ogni volta a prendere un filone di pane. Soldi con me non ne
ho, il negoziante però mi conosce e lo sa, e sa che in seguito passerà da lì mia
sorella a regolare le cose, e per me va bene anche in questa maniera.
Qualcuno giù in piazza mi ha
chiesto un giorno come mai mi lascio trattare in questa maniera, ma con me sono
discorsi senza alcun seguito: sorrido, alzo le spalle, in certi casi fingo
addirittura di non capire, così a nessuno viene in mente di insistere. Sono un
timido, penso, qualsiasi cosa preferisco tenerla per me, così passo sempre per
uno che non riesce neppure a parlare, ed in questo modo nessuno insiste nel
darmi fastidio. Uno di questi giorni spiegherò davvero a qualcuno che me lo
chiede tutto quello che penso; probabilmente muoverò attorno le braccia come fa
mia sorella, dirò a tutti che in giro c’è sempre una gran confusione, che è ora
di finirla, non si può ancora accettare passivamente delle cose del genere.
Dobbiamo cambiare, ecco quello che
avrei tanta voglia di dire; cercare di essere migliori di come siamo: smetterla
di accapigliarci per delle cose insignificanti. C’è una sostanza più importante
di qualsiasi altro aspetto, che a volte ci sfugge, che sembra un elemento del
tutto secondario, mentre non è affatto così. Quando torno verso casa di mia
sorella, con il mio pane incartato sotto ad un braccio, so che qualcuno si sta
preoccupando per me, e che anche stavolta mi piazzerò seduto alla tavola insieme
a tutta la nostra grande famiglia, per apprezzare quella minestra che è stata
preparata per tutti, sempre in silenzio, senza dare fastidio a nessuno. Sono
ancora disposto ad essere sgridato, rifletto alla fine, forse lo merito; ma so
per certo che cercherò di migliorare, di togliermi di torno questi difetti che
so perfettamente di avere. E poi guarderò un’altra volta mia sorella, e
apprezzerò nuovamente tutta quella pazienza che riesce ancora ad avere con me.
Bruno Magnolfi