La
macchia sopra al muro tende ad espandersi, praticamente ne sono certo. Anzi,
sono sicuro che in questo momento è
senz’altro molto più grande di qualche tempo fa, anche se adesso sembra
costituita solamente da una leggera ombreggiatura, evidenziandosi come una
chiazza leggermente scura ed omogenea, che però dimostra, almeno secondo me,
quanto qualcosa di vivo e di vegeto stia lentamente lavorando appena sotto la
superficie dell’intonaco, e lo faccia in maniera del tutto indisturbata. Mio
genero, quando l’ho informato su quanto stava accadendo, ha detto solamente che
secondo lui non c’era proprio nessuna parete della casa da dover rimbiancare, e
la medesima cosa hanno immediatamente detto anche tutti gli altri componenti
della mia famiglia, alzando perfino le spalle subito dietro ogni mia
indicazione.
In
certi giorni poi a me pare addirittura che si muova quella macchia. Mi piazzo
là seduto, nella stessa posizione di ogni volta, e vedo quei contorni che si
aprono, lentamente si slabbrano, mandano in avanti piccole lingue come in
avanscoperta, e infine richiudono con calma tutti gli spazi guadagnati,
riprendendo in seguito la stessa forma rotondeggiante che quella chiazza in
fondo ha sempre avuto. Adesso non dico più niente a nessuno, naturalmente,
tanto non riesco ad ottenere dagli altri un bel niente, però proseguo a tenere
quella macchia costantemente sotto controllo, ed è come se nella mia testa ogni
giorno si formasse un’immagine precisa e pressoché duratura di ciò che si
mostra sul muro, tale da essere confrontata per sovrammissione a quella che
vedo nel momento che ritorno a guardarla.
Confronto
le immagini di quella macchia, ogni volta che posso, e mi accorgo subito con
certezza che qualcosa è cambiato, e che mille sottili peduncoli hanno fatto
lentamente la loro comparsa, variando le proporzioni, la forma, le sfumature,
ed in certi casi anche il colore di tutto quell’insieme. La mia famiglia mi
controlla mentre osservo ancora la parete, ed ho quasi l’impressione che tutti
loro non riescano neppure a distinguere le differenze di pigmentazione che si
sono prodotte nel tempo sopra quel muro: forse pensano che la mia sia soltanto
un’invenzione per attirare il loro interesse, o che io riesca a vedere qualcosa
che per loro è del tutto impossibile.
Così
ho immaginato di fingere un certo distacco da quell’impronta, e di lasciare che
la vita di quell’intonaco proseguisse ad avere un suo corso, un’esistenza del
tutto autonoma da qualsiasi attenzione le si possa prestare, e con tale intento
mi sono perciò imposto di disinteressarmi del tutto di quella macchia, ed al
centro della stessa parete piazzare con del nastro adesivo un cartoncino che
avevo da parte, uno di quelli con un disegno qualsiasi stampato sopra. Per
qualche giorno tutto è parso andare piuttosto bene, ma ad un tratto mi sono
accorto che la carta magicamente aveva iniziato a cedere: da un lato si era un
po' deformata, dall’altro le increspature parevano seguire ogni irregolarità
della superficie del muro, e nell’insieme il quadretto stava lasciandosi modificare
perfino nell’immagine che c’era disegnata.
Allora
ho compreso che non era più possibile andare avanti così; perciò, di nascosto a
chiunque, sono uscito da casa, e in un negozio vicino ho acquistato con i miei pochi
risparmi una densa vernice rossa, la tonalità più sgargiante che sono riuscito
ad avere, e con un pennello sono subito andato a spalmare di colore tutta la
zona della parete. Adesso secondo me va tutto molto meglio: la macchia è
ricoperta da una macchia maggiore, molto più forte, più spessa ed anche estremamente
evidente, e quindi mio genero, anche se inizialmente si è parecchio arrabbiato,
in seguito ha alzato le spalle, disinteressandosi di tutto, ed io in quello stesso
esatto momento ho compreso che non c’era da provare più alcuna paura; ho vinto,
rifletto ancora adesso, non ci sono assolutamente dei dubbi.
Bruno
Magnolfi
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