lunedì 16 maggio 2016

Cattive attività.



Ci sono stati anche dei periodi peggiori di questo, fa lui, perciò non dobbiamo adesso lamentarci troppo se le cose vanno così. La ragazza lo guarda soltanto per un attimo: a dire la verità lei non li ha conosciuti mai quei periodi di cui stanno parlando adesso, è troppo poco tempo che lo frequenta, in ogni caso prende per buono quello che le viene detto, e così resta in silenzio. Lui sorride: vorrei tanto poterti portare via da questo posto, le dice addolcendo la voce; ma ci vuole pazienza, dobbiamo aspettare l’occasione propizia.
Lei allora si volta, guarda qualcosa fuori dalla finestra, forse si sente già da un’altra parte, lontano da quell’appartamentino all’ultimo piano, così non replica niente, anche perché ha già ascoltato altre volte quella frase, però sente in profondità che le loro strade giorno dopo giorno proseguono a divaricarsi, senza che neanche si possa trovare un motivo preciso per cui questo stia davvero accadendo. Forse ho conosciuto un altro tizio interessato ai tuoi quadri, gli dice lei alla fine per cambiare argomento, e come cercando di riaccendere qualcosa. Ho fatto vedere in giro le foto che avevo, e questo tipo ha detto subito che gli piacerebbe molto visionare le tele. Ho il numero di telefono, se vuoi possiamo chiamarlo, e poi che ne so, dargli magari un appuntamento.
Tutto è persino troppo banale, fa lui; ritrovarsi così ancora nelle mani di gente disposta a sborsare dei soldi per qualche brandello di creatività, e genuflettersi continuamente di fronte ad un mercato che sempre più spesso è soltanto commercio, senza nessuna vera competenza. L’arte deve uscire al più presto dalla storpiatura dei soldi. Chi si sente creativo deve avere un lavoro separato, non c’è altro da fare, qualcosa che gli dia il sostentamento, l’autonomia economica, e così riuscire a produrre in seguito ciò che gli va, operando magari la domenica e nelle proprie ore libere, ed anche con tutto l’impegno che riesce a trovare, ma separatamente da qualsiasi possibilità di divenire forse un giorno ricco e famoso. Devo iniziare a regalare tutti i miei quadri, aggiunge, fino all’ultimo, e trovarmi un semplice lavoro serale di lavapiatti in qualche ristorantino turistico.
Lei torna a guardarlo con simpatia: le piace quando parla così, vorrebbe tanto che lui fosse al di sopra di tutte queste attività materiali, e forse in qualche modo riesce anche ad esserlo qualche volta, anche se poi come gli altri deve scendere a dei compromessi che sicuramente gli pesano più che a chiunque. Purtroppo, lo sai già, gli dice per rimarcare un punto a cui tiene, non posso chiedere ancora dei soldi alla mia famiglia, bisogna trovare una maniera diversa per provare a tirare avanti. E poi so per certo che tu, dopo quanto è accaduto, non accetteresti più un aiuto da loro, neanche in certi casi estremi come forse può essere questo.
Hai ragione, dice lui, continuiamo a parlare senza che questa mia attività ci porti realmente da qualche parte. Ma non importa, viviamo anche questa giornata come fosse l'ultima, smettiamola di amareggiarci, tanto non può servire più a niente. D'accordo, fa lei, potremo andar fuori a vedere qualcosa, per esempio una piazza o magari una chiesa, quello che vuoi; oppure metterci ad un tavolino all'aperto in una delle nostre osterie, e starcene li come altre volte, giusto per salutare gli amici. Va bene, fa lui, per l’occasione ho anche una piccola tela che ho messo giù in questi ultimi giorni, potremo portarla con noi, tanto per farla almeno vedere. Si, fa lei più radiosa, io sono pronta, però se non riesci a vendere neppure questa, non ti arrabbiare come l’ultima volta: la gente a volte è cattiva, anche se non si rende neppure conto di esserlo davvero.


Bruno Magnolfi

Nessun commento:

Posta un commento