Ci sono stati anche dei
periodi peggiori di questo, fa lui, perciò non dobbiamo adesso lamentarci
troppo se le cose vanno così. La ragazza lo guarda soltanto per un attimo: a
dire la verità lei non li ha conosciuti mai quei periodi di cui stanno parlando
adesso, è troppo poco tempo che lo frequenta, in ogni caso prende per buono
quello che le viene detto, e così resta in silenzio. Lui sorride: vorrei tanto
poterti portare via da questo posto, le dice addolcendo la voce; ma ci vuole
pazienza, dobbiamo aspettare l’occasione propizia.
Lei allora si volta,
guarda qualcosa fuori dalla finestra, forse si sente già da un’altra parte,
lontano da quell’appartamentino all’ultimo piano, così non replica niente,
anche perché ha già ascoltato altre volte quella frase, però sente in
profondità che le loro strade giorno dopo giorno proseguono a divaricarsi,
senza che neanche si possa trovare un motivo preciso per cui questo stia
davvero accadendo. Forse ho conosciuto un altro tizio interessato ai tuoi
quadri, gli dice lei alla fine per cambiare argomento, e come cercando di
riaccendere qualcosa. Ho fatto vedere in giro le foto che avevo, e questo tipo
ha detto subito che gli piacerebbe molto visionare le tele. Ho il numero di
telefono, se vuoi possiamo chiamarlo, e poi che ne so, dargli magari un
appuntamento.
Tutto è persino troppo
banale, fa lui; ritrovarsi così ancora nelle mani di gente disposta a sborsare
dei soldi per qualche brandello di creatività, e genuflettersi continuamente di
fronte ad un mercato che sempre più spesso è soltanto commercio, senza nessuna
vera competenza. L’arte deve uscire al più presto dalla storpiatura dei soldi.
Chi si sente creativo deve avere un lavoro separato, non c’è altro da fare,
qualcosa che gli dia il sostentamento, l’autonomia economica, e così riuscire a
produrre in seguito ciò che gli va, operando magari la domenica e nelle proprie
ore libere, ed anche con tutto l’impegno che riesce a trovare, ma separatamente
da qualsiasi possibilità di divenire forse un giorno ricco e famoso. Devo
iniziare a regalare tutti i miei quadri, aggiunge, fino all’ultimo, e trovarmi
un semplice lavoro serale di lavapiatti in qualche ristorantino turistico.
Lei torna a guardarlo con
simpatia: le piace quando parla così, vorrebbe tanto che lui fosse al di sopra
di tutte queste attività materiali, e forse in qualche modo riesce anche ad
esserlo qualche volta, anche se poi come gli altri deve scendere a dei
compromessi che sicuramente gli pesano più che a chiunque. Purtroppo, lo sai
già, gli dice per rimarcare un punto a cui tiene, non posso chiedere ancora dei
soldi alla mia famiglia, bisogna trovare una maniera diversa per provare a tirare
avanti. E poi so per certo che tu, dopo quanto è accaduto, non accetteresti più
un aiuto da loro, neanche in certi casi estremi come forse può essere questo.
Hai ragione, dice lui,
continuiamo a parlare senza che questa mia attività ci porti realmente da
qualche parte. Ma non importa, viviamo anche questa giornata come fosse
l'ultima, smettiamola di amareggiarci, tanto non può servire più a niente.
D'accordo, fa lei, potremo andar fuori a vedere qualcosa, per esempio una
piazza o magari una chiesa, quello che vuoi; oppure metterci ad un tavolino
all'aperto in una delle nostre osterie, e starcene li come altre volte, giusto
per salutare gli amici. Va bene, fa lui, per l’occasione ho anche una piccola
tela che ho messo giù in questi ultimi giorni, potremo portarla con noi, tanto
per farla almeno vedere. Si, fa lei più radiosa, io sono pronta, però se non
riesci a vendere neppure questa, non ti arrabbiare come l’ultima volta: la
gente a volte è cattiva, anche se non si rende neppure conto di esserlo
davvero.
Bruno Magnolfi
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