Al piano terra, esattamente davanti alla strada e tra i pilastri di
cemento armato del loro palazzo, giocano spesso alcuni bambini che abitano con
le loro famiglie negli appartamenti dei piani superiori, ridendo e rincorrendosi
tra loro in quello spazio tutto sommato aperto ma racchiuso da una ringhiera
leggera, protetto con la copertura costituita semplicemente dalla costruzione medesima.
Viene certe volte un signore ben vestito e con dei modi gentili, che pare
comportarsi come se attendesse qualcuno, e pur restando fuori dal perimetro di
quella ringhiera, guarda i bambini con un’espressione forse un po’ troppo
fissa, senza mai dire niente. Uno di quei bambini avverte la mamma, che il
giorno seguente scende da casa per rendersi conto con i propri occhi del
personaggio descritto. Ma lui quel giorno non si fa vedere, e così quella
madre, disturbata anche dall'inutile attesa, ne parla a tutti i vicini che
riesce ad incontrare in termini già molto allarmistici, e bastano la sue poche
parole per far precipitare tutto il palazzo e quelli adiacenti in una forte
sensazione di paura e di estrema attesa, con i bambini, da quel momento in
avanti, mai persi di vista sia dai loro genitori, che dai nonni, ed anche dagli
zii e forse da tutti gli amici e i conoscenti di quelle famiglie. Torna lui, un
pomeriggio qualsiasi, ed il bambino che ha dato l’allarme adesso gli si ferma
davanti, ad una distanza forse di appena due o tre metri. Chi sei, gli chiede,
con l’innocenza della sua età; e l'uomo naturalmente sorride, e dopo una pausa
risponde semplicemente che è un normale passante a cui piacciono i giochi che
loro sono capaci di mettere in piedi.
Qualcuno avverte tutta la tensione che pare sprigionarsi da quel normale
dialogo, e certi genitori, tramite gli occhi e i resoconti dei figli, assorbono
poco più tardi una sensazione di enorme pericolo imminente che sembra sprigionarsi
da una situazione ormai al limite, al punto che vengono allertate le forze
dell’ordine, dando per certa la presenza costante in quei paraggi di un
molestatore di minori indifesi. Naturalmente nessun bambino viene quasi più fatto
uscire dal proprio appartamento, e quello spazio neutrale di gioco, usato fino
ad allora da quell’infanzia tranquilla e senza problemi, diventa da un giorno
all’altro un completo deserto, scansato persino da quegli adulti che si ritrovano
per ventura ad attraversarlo, tanto da riuscire quasi a far andare di corsa
quei pochi coraggiosi che proprio vogliono o devono affrontare quel luogo.
Il tizio ricercato naturalmente non si fa più vedere, anche perché due
uomini in divisa al posto dei bambini di sempre, fanno adesso da sentinella per
controllare tutto il quartiere, transitando per più volte al giorno anche da
quel luogo innocente. La scuola non è molto distante, e subito viene ovviamente
allertata, così che ogni spazio possibile sembra chiudersi su quel problema,
fino a quando purtroppo tutto l’insieme delle misure attuate sembra proprio non
riesca a produrre alcun risultato. Il bambino che per primo ha dato l’allarme
viene continuamente abbracciato e protetto da tutti, quasi fosse la vittima
vera di qualcosa di cui non si è ancora neppure parlato, e tutti i suoi
coetanei per lo stesso motivo sembrano venire strappati continuamente da una
selva di pericoli che incombe su loro e che non è neanche il caso di affrontare
davvero.
Infine, proprio quel bambino che ha dato origine a tutto, adesso per mano
alla mamma e anche alla zia, appena uscito dalla sua scuola che continua
fortunatamente a poter frequentare, riconosce in un uomo che resta fermo sul
marciapiede esattamente davanti ai suoi piedi, proprio quel tizio che gli ha
parlato appena qualche giorno più addietro, e lo indica con un semplice dito:
non dire sciocchezze, dice subito la mamma strattonandolo per usargli un
rimprovero, e chiedi subito scusa a questo signore per aver pensato male di
lui: quest’uomo è semplicemente il direttore della tua scuola, non lo riconosci?
Per lui interessarsi di te e degli altri bambini è soltanto ciò che fa parte integrante
del suo mestiere.
Bruno Magnolfi
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