Fra
qualche giorno anche la nostra migliore operatrice dovrà ripartire, dice il
dirigente dell’oennegi alla sua segretaria. Mi dispiace, prosegue, perché il
suo lavoro anche qui, fino a questo momento, stava comunque dando degli ottimi
frutti. Ma è una sua richiesta precisa quella di stare tra la gente medio
orientale a definire ogni sua attività, senza alcuna variante. Ha coraggio,
questo è il punto, e sa che lo scacchiere internazionale dei diritti dell’uomo
si gioca proprio a quel tavolo. La segretaria sorride, sa bene di chi stanno
parlando, così scrive qualcosa sul suo piccì, e poi chiede: in quanti andranno
stavolta? Sono soltanto in quattro, dice lui, ma gli altri tre sostanzialmente
sono soltanto degli accompagnatori, perché purtroppo non abbiamo i fondi per
destinare più di una persona altamente qualificata in quella zona.
Fuori
dal piccolo ufficio qualcuno sta parcheggiando la proprio auto sullo spiazzo di
fronte, e quando la donna scende con calma dalla vettura si capisce già ad una
certa distanza che è lei, con un piccolo faldone di carte sotto ad un braccio,
e la faccia di chi ha già definito tutte le sue decisioni. La porta vetrata è
già aperta quando arriva fin lì, ed il dirigente le stringe immediatamente la
mano, la invita ad entrare, poi ambedue vanno a sedersi ad un tavolo. Non ci
sono particolari novità, le spiega subito: il lavoro da fare, una volta giunta
sul luogo, è sostanzialmente sempre lo stesso. Il telefono satellitare resta
l’anello di congiunzione tra loro, perciò deve essere sempre ben conservato,
come fosse la sua unica possibilità di salvezza in caso di guai.
Lei
osserva qualche carta: ultimi dispacci d’agenzia, alcune notizie non
confermate, informazioni varie di diverso genere che possono tornarle utili in
qualche maniera, il tutto all’interno di quel mondo ostile che valuta il prezzo
di una persona anche per ciò che può essere disposta a rischiare. Non c’è molto
da dire, aggiunge lui: ogni cosa andrà aggiustata dal momento in cui sarà
giunta sul luogo della sua attività, quando il confronto immediato con i suoi
colleghi sul posto la metterà al corrente delle cose che ancora le restano non
molto chiare.
Da quando lei
è stata da quelle parti l'ultima volta, le attività della oennegi sembrano
avere avuto un'evoluzione sostanzialmente negativa, per questo ogni mossa
adesso va maggiormente meditata, e le relazioni sul luogo pesate con grande
destrezza. Il dirigente la guarda, forse prova anche un attimo di commozione
per lei, sostanzialmente per i rischi a cui si sottopone partendo, e anche per
le difficoltà della sua missione; poi però mette sul tavolo una busta con
dentro i biglietti, i documenti, i soldi, l’elenco dei contatti da prendere subito,
una volta giunta sul posto, ed ogni altra informazione utile a ciò che lei si
troverà ad affrontare. La donna sorride, sembra già pronta, praticamente non
c'è più niente da dirsi, almeno per il momento, e persino la segretaria distoglie
gli occhi dal suo schermo per darle un’occhiata che equivale a un saluto.
Non
preoccupatevi, dice lei sorridendo; so badare alla mia persona. E dal mio punto
di vista credo sia assolutamente peggiore restarmene qui, piuttosto che andare;
so quali siano i miei compiti, e ritengo di essere davvero me stessa soltanto
assolvendoli. Per questo sono contenta di essere di nuovo pronta a partire: in
fondo, questa che vado di nuovo ad affrontare, è semplicemente la vita che ho
scelto, quella per cui mi sono preparata a lungo e con grande pazienza; non
posso certo negarmi adesso alla prosecuzione di ciò in cui ho sempre creduto. Per
questo alla fine devo proprio andarmene: in fondo forse è l’unica cosa a cui
tengo davvero.
Bruno Magnolfi
Nessun commento:
Posta un commento