lunedì 9 maggio 2016

Decisioni irrevocabili.

        
            Fra qualche giorno anche la nostra migliore operatrice dovrà ripartire, dice il dirigente dell’oennegi alla sua segretaria. Mi dispiace, prosegue, perché il suo lavoro anche qui, fino a questo momento, stava comunque dando degli ottimi frutti. Ma è una sua richiesta precisa quella di stare tra la gente medio orientale a definire ogni sua attività, senza alcuna variante. Ha coraggio, questo è il punto, e sa che lo scacchiere internazionale dei diritti dell’uomo si gioca proprio a quel tavolo. La segretaria sorride, sa bene di chi stanno parlando, così scrive qualcosa sul suo piccì, e poi chiede: in quanti andranno stavolta? Sono soltanto in quattro, dice lui, ma gli altri tre sostanzialmente sono soltanto degli accompagnatori, perché purtroppo non abbiamo i fondi per destinare più di una persona altamente qualificata in quella zona.
            Fuori dal piccolo ufficio qualcuno sta parcheggiando la proprio auto sullo spiazzo di fronte, e quando la donna scende con calma dalla vettura si capisce già ad una certa distanza che è lei, con un piccolo faldone di carte sotto ad un braccio, e la faccia di chi ha già definito tutte le sue decisioni. La porta vetrata è già aperta quando arriva fin lì, ed il dirigente le stringe immediatamente la mano, la invita ad entrare, poi ambedue vanno a sedersi ad un tavolo. Non ci sono particolari novità, le spiega subito: il lavoro da fare, una volta giunta sul luogo, è sostanzialmente sempre lo stesso. Il telefono satellitare resta l’anello di congiunzione tra loro, perciò deve essere sempre ben conservato, come fosse la sua unica possibilità di salvezza in caso di guai.
            Lei osserva qualche carta: ultimi dispacci d’agenzia, alcune notizie non confermate, informazioni varie di diverso genere che possono tornarle utili in qualche maniera, il tutto all’interno di quel mondo ostile che valuta il prezzo di una persona anche per ciò che può essere disposta a rischiare. Non c’è molto da dire, aggiunge lui: ogni cosa andrà aggiustata dal momento in cui sarà giunta sul luogo della sua attività, quando il confronto immediato con i suoi colleghi sul posto la metterà al corrente delle cose che ancora le restano non molto chiare. 
Da quando lei è stata da quelle parti l'ultima volta, le attività della oennegi sembrano avere avuto un'evoluzione sostanzialmente negativa, per questo ogni mossa adesso va maggiormente meditata, e le relazioni sul luogo pesate con grande destrezza. Il dirigente la guarda, forse prova anche un attimo di commozione per lei, sostanzialmente per i rischi a cui si sottopone partendo, e anche per le difficoltà della sua missione; poi però mette sul tavolo una busta con dentro i biglietti, i documenti, i soldi, l’elenco dei contatti da prendere subito, una volta giunta sul posto, ed ogni altra informazione utile a ciò che lei si troverà ad affrontare. La donna sorride, sembra già pronta, praticamente non c'è più niente da dirsi, almeno per il momento, e persino la segretaria distoglie gli occhi dal suo schermo per darle un’occhiata che equivale a un saluto.
Non preoccupatevi, dice lei sorridendo; so badare alla mia persona. E dal mio punto di vista credo sia assolutamente peggiore restarmene qui, piuttosto che andare; so quali siano i miei compiti, e ritengo di essere davvero me stessa soltanto assolvendoli. Per questo sono contenta di essere di nuovo pronta a partire: in fondo, questa che vado di nuovo ad affrontare, è semplicemente la vita che ho scelto, quella per cui mi sono preparata a lungo e con grande pazienza; non posso certo negarmi adesso alla prosecuzione di ciò in cui ho sempre creduto. Per questo alla fine devo proprio andarmene: in fondo forse è l’unica cosa a cui tengo davvero.


Bruno Magnolfi

Nessun commento:

Posta un commento