Mi facevo vedere solo una volta ogni
tanto da quei soliti militanti che si riunivano presso la loro sede, che poi
era un semplice appartamento al piano terra con il giardinetto sul retro, tanto
che l’ultima volta diverse persone che continuavo a salutare con espressioni
compiaciute purtroppo non ricordavano neppure il mio nome. Sorridevo, come
sempre in casi del genere, poi magari prendevo qualcosa da bere con una certa
indifferenza, e continuavo ad oscillare tra i pochi capannelli che si formavano
prima della solita relazione introduttiva all’assemblea.
Non c’è niente di male in tutto
questo pensavo, però le mie più forti preoccupazioni non sono mai neppure
contemplate nei discorsi che si tengono in queste riunioni. Così durante
quell’ultima volta alzai la mano, ricordai a tutti il mio nome mentre mi
sollevavo dalla sedia, poi sorridendo, ma non per timidezza, dissi che il mio
disagio era dato dal fatto di non riconoscere i miei pensieri in nessuno dei
loro argomenti.
Ci sono cose che mi svegliano
durante la notte; intuizioni che mi portano estremamente vicino a quanto
potrebbe essere auspicato da tutti. C’è una sensibilità nell’aria che pure a me
certe volte purtroppo mi sfugge, e allora la cerco addosso a chi trovo attorno,
perché so per certo che dentro tutto ciò sta quanto di meglio si possa
auspicare per noi. Mi piacerebbe regalarvi un gesto che esprimesse appieno
quanto vi dico, nell’attesa coerente che sappiate decifrare alla perfezione ciò
che vi è definito. L’analisi delle cose è difficile, ma sono convinto che pur
approfondendola per quanto si possa, non ci porterà mai molto in avanti.
Oggi parlare è una grande
responsabilità. Tutte le parole hanno un peso, immaginarsi di usarle soltanto
per incensare la propria causa è qualcosa che crea inganno e porta le opinioni
fuori da un tragitto minimamente logico. Forse è il silenzio il miglior luogo
d’arrivo, l’accettazione incondizionata di un punto di vista talmente
autocritico da rendersi neutro, lasciando così le opinioni un semplice retaggio
di un’epoca oramai già al tramonto.
Naturalmente nessuno era d’accordo,
però tutto questo spostava di molto il pensiero generale, tanto che nessun
intervento tra quelli che seguirono il mio, riuscì a non fare i conti con
quanto ero riuscito fin qui a sostenere. Terminata la riunione come già mi ero
aspettato fui fermato da tutti, in quanto si voleva conoscere fin nel dettaglio
quanto ero riuscito a mettere a fuoco, ma io promisi a chiunque che nei giorni
seguenti avrei promulgato una circolare in modo da produrre ulteriore
chiarezza, e così me ne andai.
Non c'è niente di male rifletto
adesso, se invece che spingere sempre in avanti delle opinioni che tentano di
aderire a dei presunti fatti concreti, si cerca di misurarsi con le proprie
incapacità ad essere sempre propositivi, evitando una buona volta argomenti
incoerenti e lungaggini pretestuose. Anche se alla fine, quando ci sarà da
schierarsi, prenderò come tutti una posizione precisa.
Bruno Magnolfi