Non
ama guardarsi riflessa sulle superfici lucide Caterina, tanto che nel suo
minuscolo appartamento ha soltanto un piccolo specchio, ed in genere lo usa
quasi sempre appena di sfuggita. Anche quando gira per strada si ferma sempre
poco volentieri davanti alle vetrine dei negozi che incontra, proprio per
evitare il più possibile qualsiasi immagine riflessa di sé. E non in quanto si
trovi brutta o sgradevole, ma solo perché quel suo improvviso ed apparente
sdoppiarsi con la sua immagine che vede sopra le superfici di vetro, la mette
ogni volta in uno stato di forte soggezione, come se quella donna di fronte a
sé quasi non fosse davvero lei.
La
sua amica, quando Caterina le ha parlato di questo problema, ha spiegato in due
parole che è soltanto una grande sciocchezza: ognuna di noi deve amare la
propria immagine ha detto, cercare di migliorarla quanto sia possibile, e
comunque mostrare sempre, anche davanti ad uno stupido specchio, che tutte noi
siamo perfettamente sicure di noi stesse, e quindi anche del nostro apparire.
Lei non ha ribattuto un bel niente, ma non si è trovata affatto d’accordo con
quelle parole, tanto che da quel momento in avanti ha evitato costantemente di
parlarne ancora sia con la sua amica che con chiunque altro, conservando per sé
tutte le sue personali convinzioni.
Poi
Caterina però ha voluto affrontare meglio e da sola l’argomento spinoso, e così
è andata davanti all’unico specchio di casa e si è posta ad osservare
insistentemente ogni particolare che vedeva riflesso, fino a quando ha scoperto
che non era del tutto lei quella là immersa nella superficie di vetro. E’
un’apparenza, ha infine deciso, un’illusione data soltanto da quello che
vogliamo vedere, che ci intestardiamo a immaginare come una semplice copia
rovescia, ma che invece, a guardare con maggiore attenzione, non ci assomiglia
neppure, tanto da non darcene alcuna prova reale. E nello specchio ha iniziato
anche a vedere altre cose: il muro alle spalle pieno di macchie, di crepe, di
aloni indefiniti; e poi le sue braccia, più piccole e minute di quanto siano
veramente, le mani, più nodose e sgraziate di come le abbia sempre notate. Ha
osservato i contorni del viso, e si è accorta che non rispondevano affatto a
quello che sentiva toccando la pelle con le sue dita. Insomma nello specchio
c’era un’altra persona, un’ immagine completamente diversa, proprio quello che
lei aveva sempre creduto.
Così
ha coperto con un telo anche quell’unico specchio di casa, ed ha iniziato a
valutare il suo apparire soltanto con la visone diretta di sé, e per quanto
riguarda le parti impossibili da vedere, ad affidarsi semplicemente al suo
intuito ed a quanto riesca da sola ad immaginare. E’ stato per questo forse che
è stata capace di uscire da casa con i capelli quasi completamente arruffati,
tanto che qualcuno di sua conoscenza glielo ha fatto notare, sorridendo come se
fosse una cosa che capita solo agli sciocchi. Nelle immagini ci sta solo quello
che vorremmo vedere, ha pensato Caterina tra sé; il resto è qualcosa che ci
rende sempre meno liberi di essere come vorremmo. Se continuiamo sempre ad
immaginarci con gli occhi di chi ci sta semplicemente guardando, rivedendoci
specchiati nel loro sguardo, non saremmo mai veramente noi stessi, ma soltanto
dei tentativi somiglianti a quello che gli altri si aspettano di vedere. E’
tutto falso, ha infine deciso, se non quello che noi sentiamo nel profondo di
essere realmente.
Bruno
Magnolfi
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