venerdì 19 maggio 2017

Nuovo vicinato.



Loro sono strani, dice lui alla moglie. Non li vedi per settimane, poi all’improvviso escono fuori con dei sorrisoni che paiono quasi ironici. Quando qualche volta mi sono fermato per parlare con quel Franco come si chiama, mi ha dato subito l’impressione di volermi scaricare velocemente, rispondendo a monosillabi e non guardandomi mai in faccia. Ma tu cosa ne pensi? La moglie prosegue a scaricare la lavastoviglie, preoccupandosi, per ogni pezzo che tira fuori, di asciugare con lo strofinaccio le inevitabili goccioline d’acqua che si sono conservate sulle superfici, ed annuisce senza dire niente, anche se pensa che quella Rita che abita di fronte alla loro casa sia sicuramente una grande asociale, visto che non si è mai neppure presentata dal suo arrivo nel quartiere, come invece è convenienza quando si hanno dei nuovi vicini di casa.
Va bene, saranno giovani, prosegue lui, anche se a me pare che lei abbia qualche anno in più del suo compagno, ma in ogni caso le regole non scritte sono le solite: se ci incontriamo sul marciapiede è bene salutarci, credo, piuttosto che fare finta di non essersi mai visti. Ma non è neppure questo il punto: il fatto essenziale è che non si capisce proprio cosa facciano. Certe volte li incontri al mattino presto, e si potrebbe arguire che magari vadano al lavoro, ma poi a quella stessa ora non li vedi più per giorni e giorni, e dalle persiane chiuse potresti addirittura dire che all’improvviso siano partiti per un qualche viaggio fuori stagione. Infine li ritrovi, vestiti di tutto punto, che escono di casa al pomeriggio, impettiti, pieni di sé, come per andare ad un incontro importante o chissà cosa, ed è proprio in quel momento che sembrano come guardarti dall’alto verso il basso, quasi tu non esistessi neppure, tant’è che neppure ti salutano.
La moglie non interrompe quelle riflessioni del marito, in ogni caso sa che quel Franco è un gran bell’uomo, e che probabilmente tratta più che bene la sua compagna, tanto da formare una coppia bella da vedersi, forse anche troppo in vista qualche volta. Però avrebbe subito da dire che lei appare molto eccentrica con quel suo trucco pesante sul viso ed i vestiti sempre troppi corti e anche scollati, però non dice niente per non essere presa per una sciocca provinciale. E poi all’improvviso, continua lui, ecco che si stampano sul viso questo loro sorriso smagliante che sa subito di finto, ed ammiccano qualcosa pure, come se il mondo fosse in quel momento nelle nostre mani, e che un’intesa in qualche modo fosse già stata definita tra di noi.
No, dice lui, non li capisco. La moglie intanto gli accende la televisione mentre continua a sistemare la cucina, tanto per cercare di tranquillizzarlo un po’, anche se è perfettamente d’accordo con quanto è stato detto fino adesso, nonostante lei non sia solita parlare male di qualcuno, come se fosse costantemente pronta ad accettare come normale qualsiasi stranezza addosso agli altri che pur riconosce perfino dentro se stessa. Credo che non dovremo dare loro troppo spago, dice infine lui; mi sembra che ci sia qualcosa di segreto in quei comportamenti, non vorrei ritrovarmi a dovermi difendere da qualche accusa solo perché abitano qui accanto.
Certo, pensa lei, questo è il comportamento migliore da tenere; se poi verranno un giorno a bussarci alla porta perché hanno bisogno di un favore o di qualcosa in prestito, dovremo ricordarci di tutte quante le nostre riflessioni, e non farsi subito in quattro per qualsiasi richiesta, magari solo perché lei appare carina, ben curata, e magari con uno scollo anche più profondo di quanto sia minimamente accettabile per la gente che abita qua attorno.


Bruno Magnolfi

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