Stasera non mi sento di stare con
gli altri, anche se ho accettato questa pizza con tutti i ragazzi della
carrozzeria. È il giorno del mio compleanno, loro vogliono soltanto
festeggiarmi, una scusa come un’altra per ritrovarci lontano dal solito luogo
di lavoro, e lo capisco che mi vogliono bene, che fanno il tifo per il loro
collega, ma per me in fondo è soltanto un giorno qualunque. Quasi tutti si sono
portati le rispettive ragazze e insieme a loro ridono, giocano e vanno avanti a
tavola nello scambiarsi delle battute spiritose: il lavoro di domani visto da
qui sembra davvero lontano, adesso che tutti abbiamo indossato gli abiti migliori
al posto delle solite tute mezze macchiate coi colori delle automobili che riverniciamo
ogni giorno, ma forse osservando bene questi miei colleghi uno per uno si
potrebbe già individuare qualche piccola minuta crosta di tinta rimasta ancora
da qualche parte sopra una mano, forse su un braccio, o magari proprio sotto
alle unghie.
Mi sono spostato nel bagno del
locale dove poco fa ci siamo seduti per questa cena di festa, ma soltanto per
prendere un attimo di respiro, per sciacquarmi la faccia dopo tutta quella
birra che mi hanno già fatto buttare giù, e forse per riflettere un momento le
cose per conto mio. Non riesco a togliermi quella donna dalla testa, questo è
il punto, e nonostante niente ci avvicini, a me pare la persona più dolce che
io abbia mai incontrato. Andrea, mi urla dopo cinque minuti uno dei ragazzi di
là dalla porta chiusa; è arrivata la signora Anna a portarti un regalo. Sta scherzando,
è evidente, fanno così in perfetto accordo soltanto per convincermi ad uscire e
a stare con loro. Tutti hanno notato il mio debole per lei, per la ragioniera
della carrozzeria, ed io li lascio fare, tanto non potrei certo cambiare le
cose.
Poi esco dal mio rifugio, sorrido
quando mi invitano a sedermi di nuovo in mezzo a loro. Mi hanno anche preparato
un piccolo regalo, una sciocchezza per ridere, però stamani lei è venuta da me
in un momento in cui ero da solo in un angolo della carrozzeria, probabilmente
aveva già notato sui miei documenti di lavoro la mia data di nascita, mi ha
fermato e sottovoce mi ha detto soltanto: buon compleanno, dandomi appena
un’occhiata veloce; poi è tornata nel suo ufficio. Ed è stato questo il più bel
regalo di tutti, semplice, diretto, senza alcuna imperfezione. Lo sa
perfettamente anche lei che è tutto assurdo quello che stiamo pensando, però è
dolce farlo, e non c’è niente di male nel darci l’un l’altra un’occhiata di
riguardo ogni tanto.
I ragazzi ridono, mi prendono in
giro, dicono che sono già vecchio e che spasimo per una donna che è anche più
vecchia di me; ma a me non importa, so che le cose in questo momento vanno in
questa maniera: non ho scelte da fare, non devo prendere decisioni importanti,
devo soltanto lasciare che le cose vadano avanti per conto proprio, perché
l’unica esigenza che sento dentro di me è quella di continuare ad essere onesto
con tutti, e soprattutto con lei, nei riguardi della sua vita, rispettando al
massimo la sue cose, il suo lavoro, la sua famiglia, e anche gli stati d’animo suoi
che in questo momento immagino almeno un po’ attorcigliati.
Bruno Magnolfi
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