A lei capita, nel corso ordinario di
certe giornate come quella di oggi, che senza averne almeno inizialmente
neppure una precisa coscienza, si ritrovi per un attimo a fissare il suo
sguardo su di un punto qualunque di nessuna importanza e senza caratteristica
alcuna, e ad incuriosirsi talvolta proprio di quel punto, cioè di quel niente
assoluto, che magari riveste soltanto un pensiero distante che sta ben oltre
quello stesso punto di cui purtroppo anche una volta osservato non riesce
neppure ad afferrarne completamente la natura, lasciando con grande semplicità succedere
tutto anche se solo per pochissimi istanti, quasi la sua fosse giusto un’astrazione
dalla realtà assolutamente momentanea, sorridendo poi tra sé nel proseguo
coerente di tutte le cose, nello stesso momento in cui invece riesce a
riprendere appieno le proprie facoltà, ricominciando da subito nella stessa
maniera di ogni giorno ad occuparsi delle sue annose faccende quasi come se niente
fosse successo.
Poi si alza da quella sedia dove sta
l’elaboratore a cui ogni mattina feriale dedica quasi tutto il suo tempo, esce
dal piccolo ufficio con la porta vetrata che chiude la sua intimità di
ragioniera e contabile, e si va a muovere lentamente con lo sguardo attento
dentro al capannone della carrozzeria dove lavora, fino a raggiungere Andrea, uno
dei dipendenti, mentre piegato dalla propria attività si sta occupando da solo
della fiancata di una macchina in riparazione. Ciao, gli dice alle spalle
appena soffermandosi; e poi: buon compleanno, gli fa appena lui si gira verso
di lei. Quindi se ne va, senza aspettare neanche che lui riesca a formulare una
qualche risposta. Hai finito di imbambolarti, le chiede la sua amica Chiara
qualche volta quando si fermano a bere un caffè nel loro locale preferito, a
due passi da casa; poi ridono, ma per Anna le cose stanno esattamente in questa
maniera, ed è inutile per lei cercare di essere diversa.
Forse non ha proprio alcun senso
tutto questo, eppure lui è lì che si strugge, anche se lei non vorrebbe,
soltanto perché torna assurdo persino pensarci, ma in ogni caso anche per Anna
è così, ed in fondo a quel punto che guarda perdendone quasi coscienza, ogni
tanto c’è qualcosa di più della simpatia. Chiara le ha detto che è soltanto una
sciocca, che non ci sono motivi per dare tutta questa importanza ad una
semplice e leggera amicizia, ed Anna le ha dato ragione, ha persino abbassato
la testa, perché alla fine lei non vorrebbe, non desidera affatto ritrovarsi ad
essere in questa maniera, anche se forse riflette che qualcosa negli anni probabilmente
le è venuto a mancare, qualcosa che non saprebbe in questo momento neppure descrivere,
ma che senza alcun dubbio, almeno dentro a quei suoi inconsistenti e bislacchi
pensieri, lui riesce a farle almeno sognare.
E’ uno scherzo, niente di più che
una cosa del genere, ma così tanto reale da rendere il resto per qualche
istante una cosa minore, ed almeno in quei dati momenti in cui davanti ai suoi
occhi le appare la visione completa di un sentimento lontano e represso, Anna
si perde, come se qualcosa di vero si disvelasse dietro alle sue fantasie. Poi
torna a casa una volta terminato il suo orario di lavoro a tempo parziale, e
tutto improvvisamente le resta alle spalle, lontano, proprio come i suoi
sguardi, perché adesso ci sono delle cose ben più importanti da fare e
affrontare, e anche da riflettere; e che reclamano da subito la sua piena
disponibilità, come ogni giorno.
Bruno Magnolfi
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