Ci sono momenti in cui tutto mi
appare ancora perfettamente sotto controllo. Ed altri in cui le cose paiono continuamente
sfuggirmi di mano. Il mio sonno, quando cerco di riposare, da un po’ di tempo si
è fatto leggero, inconsistente, e quando gli altri mi parlano anche di
argomenti di un certo rilievo mi torna difficile prestare loro l’attenzione che
sarebbe necessaria. In ufficio perciò cerco di sbrigare le cose meno
impegnative, nella paura continua di sbagliare un dettaglio importante o di
dimenticarmi qualcosa del tutto, non prestando la giusta attenzione a certe faccende
fondamentali. Vedo il Torrini passare nel corridoio: evita in questi casi di
incrociare il mio sguardo, forse non desidera neppure ricordarmi continuamente
il mio debito con lui, ma in questo modo è anche peggio, sembra quasi che qua
dentro potremmo essere tutti amici quando invece è assolutamente vero il
contrario. In ogni caso non dovremmo assolutamente lasciare spazio ai sospetti
che ha su di noi il capufficio, per questo ci evitiamo, per scansare proprio certe
sue occhiate. Mi attendo peraltro che da un attimo all’altro lui piombi sulla
mia scrivania a chiedere spiegazioni su qualche pratica tra quelle più urgenti,
la guardi, la scartabelli con attenzione, e ci scopra così degli errori, qualche
mancanza, delle magagne magari anche gravi.
Dopo che il Torrini mi ha riferito
che il capo ci tiene d’occhio oramai mi aspetto di tutto, anche che trovi
qualche maniera per mettermi in forte difficoltà, forse anche per portarmi fino
al punto di chiedere un trasferimento. Mi piacerebbe tanto poter dare una
pedata a tutto quanto e ricominciare le cose dall’inizio, purtroppo devo tenere
duro e resistere, non c’è altro da fare. Il mio compagno di stanza, al
contrario di quasi tutti gli impiegati di questo piano, è uno che si fa i fatti
propri, non si accorge mai di un bel niente, e giusto ogni tanto scambia
qualche parola con me, però sempre su argomenti riguardanti il nostro lavoro,
tant’è vero che so pochissimo di lui, della sua vita privata e di altre cose
del genere. Non che mi interessi qualcosa degli altri, solo che poteva essermi
utile un collega più duttile, e magari uno che stava dalla mia parte.
Il Torrini è un codardo, posso
stringerlo nel pugno se solo riesco a fargli riflettere che il capo sospetta di
lui e del suo bisogno di avere sempre una lista clienti più lunga degli altri,
e che mi ha dato dei soldi soltanto per questo motivo. La verità è che tra poco
dovrò rendergli il prestito, ed io sono riuscito a metterne assieme soltanto
una parte, perché il resto non so proprio dove trovarlo, perciò deve concedermi
per forza una dilazione, un po’ di respiro per muovermi meglio tra le mie
conoscenze. La cosa più importante di tutte comunque è che il Maghero è già liquidato,
quello non ci metterebbe nulla a rovinarti l’esistenza solo per qualche giorno
di ritardo sul pagamento, però anche il Torrini potrebbe ricorrere a qualche
mezza tacca del giro che magari viene direttamente a casa mia per minacciarmi e
pretendere i soldi sull’unghia.
Devo pensare, devo assolutamente
trovare il sistema per mettere a tacere il Torrini, e paralizzare ogni sua idea
troppo brillante. Devo fargli paura, per forza, fargli capire soltanto con
qualche mezza parola che il capo ormai è sulle sue tracce, che ha già messo le
mani tra i miei clienti ed ha scoperto qualcosa che lo riguarda. Chissà, forse
lo farò veramente.
Bruno Magnolfi
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