Ho voglia di piangere, se solo penso
alla confusione che mi passa per la testa. I miei disegni non sono più
sufficienti a darmi la spinta per andare oltre alle sciocchezze che mi capitano
ogni giorno. Ho provato persino a tratteggiare con del carboncino sopra ad un
foglio la mia espressione che immagino molto contrita anche se non mi guardo mai
allo specchio, ma il risultato comunque non mi è parso per niente adeguato a
questo mio stato d’animo effettivo. Vorrei semplicemente come sbattere gli
occhi per una volta, e in un attimo così ritrovare intorno a me soltanto calma
e comprensione, al posto di quegli scatti nervosi che ognuno tra coloro da cui
sono circondato sembra avere sempre con sé, assieme a questa assurda necessità diffusa
di essere contro, di tiranneggiare chiunque di loro abbia vicino, di mostrarsi proprio
come sembrano molti, se non ormai quasi tutti, duri e insensibili, convinti che
soltanto le loro idee ed i loro atteggiamenti possono essere degni di
esistenza.
Non mi importa di niente, alla fine;
non so perché le cose girino così, però so che ci devo fare i conti, e che devo
assolutamente convincermi di come tutto funzioni proprio in questo modo, tanto
che l’essere sociali pare significhi per chiunque io noti accanto a me, qualcosa
di diverso da ogni altro. Non so a chi riferirmi: certamente non al Neri che si
è mostrato anche troppo carino e disponibile nei miei confronti, e che non
voglio in nessun caso coinvolgere ulteriormente dentro ai miei problemi. Non
alla mia famiglia, che già si dibatte tra silenzi e incomprensioni. Così penso
che forse alla mia età ci sono delle cose e dei segnali, pur di difficile interpretazione,
che vanno comunque affrontati e compresi in perfetta solitudine, assommandone
tutto il carico che hanno, sia per complessità che per spiacevolezza, direttamente
sopra di me.
Non so capire se io tenda veramente
verso i ragazzi, così come dice qualcuno tra i miei compagni più superficiali, ma
in ogni caso nelle ragazze non ho mai trovato fino adesso niente di
particolarmente interessante. Anche disegnarle, per quanto qualche volta abbia già
provato, mi risulta sempre un po’ difficile, come se non comprendessi
adeguatamente lo spirito che anima almeno quelle che conosco. Loro da me si
sono sempre tenute un po’ a distanza, ed io di controparte non le ho mai
cercate. Forse sta proprio dentro questo atteggiamento il cardine intorno al
quale ruota tutto quanto: dovrei spingermi in avanti probabilmente, scavare di
più dentro la coscienza delle cose che in questo momento mi pare di non
comprendere per niente.
Mentre penso resto seduto, fermo,
quasi immobile in questa classe di liceo: sono come gli altri, rifletto dentro
al mio banco, come tutti coloro che si trovano qua dentro; forse devo soltanto
mutuare gli atteggiamenti che vedo intorno a me e cercare semplicemente di
replicarli, come un qualsiasi automa, come probabilmente fanno con tranquillità
tutti coloro che non vogliono in nessun modo sentirsi troppo diversi. Diversi,
si, esattamente come con ogni probabilità appaio io agli altri in questo difficile
momento, anche se sarò proprio io d’ora in avanti a dover soffocare dentro di
me tutto quanto ciò che mi porta verso qualcosa che forse non vorrei.
Bruno Magnolfi
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