mercoledì 13 dicembre 2017

Soltanto così.



Trascorrere il pomeriggio da solo seduto su di una panchina dei giardinetti vicini al liceo non è certo il massimo. Eppure è l’unico luogo dove a Francesco è venuta voglia di trascorrere un’ora per conto proprio, con il suo libro da leggere dentro lo zaino e la fedele matita morbida per qualche piccolo schizzo sull’immancabile taccuino per gli appunti. Il Neri negli ultimi giorni si è mostrato più distaccato con lui, come se fosse un po’ stufo di quei suoi problemi di comportamento con tutta la classe. In fondo un cambio di posizione del genere proprio adesso è ben comprensibile: non si può fare a lungo il tutore di uno sfigato che non riesce ad avere dei rapporti corretti con gli altri, continuando a proteggerlo da tutta la classe.
Poi, come d’incanto, un paio di giorni più addietro è arrivata improvvisamente questa ragazza durante l’intervallo tra le lezioni; un’amica proprio del Neri, compagna di scuola ma studente di un’altra sezione al piano superiore dell’edificio, e lui l’ha subito presentata a Francesco come se già fossero assolutamente d’accordo, cercando proprio di lui in mezzo alla confusione dei ragazzi a quell’ora, e mostrando immediatamente con delle semplici espressioni del viso che ci teneva davvero a far saldare una conoscenza del genere. Lei si chiama Cinzia, niente di speciale, una come quasi tutte le altre, però qualche volta disegna ritratti, proprio come Francesco, anche se generalmente usa la tecnica dell’acquerello.
Lui è rimasto praticamente in silenzio pur apprezzando dentro di sé quel gesto da parte del Neri, ed ha sorriso a questa Cinzia anche se nella maniera semplice e timida di cui è capace, poi ha lasciato che le cose prendessero con naturalezza il proprio percorso. Lei sembra spigliata e divertente, praticamente il contrario esatto di ciò che sa essere Francesco, ma questa ragazza con lui si è mostrata molto comprensiva, tanto da dirgli che sarebbe stata molto contenta di vedere almeno qualcuno dei suoi disegni. Si sono dati appuntamento in un pomeriggio di qualche giorno più tardi nella birreria vicino alla scuola, e lui adesso, se controlla il quadrante del suo orologio, è solo perché sa che deve incontrarla, perciò si alza e si avvia lentamente verso il locale.
Lei è già dentro, sta seduta scambiando qualche parola con il barista, ma quando arriva Francesco sembra non abbia più alcuna attenzione per altri che lui. Dallo zaino spunta una grossa cartella con delle tavole di cartoncino a grana grossa, e sul tavolo lui inizia a spiegare che cosa gli interessa nella composizione di quei suoi ritratti. Credo di essere omosessuale, le bisbiglia lui ad un tratto guardandola dritta negli occhi, come per sgombrare il campo da qualsiasi equivoco. Cinzia però non si scompone per niente, lo guarda un momento poi prosegue ad osservare i disegni, chiedendogli infine se nelle espressioni che ritrae cerca di mettere almeno in parte il proprio disagio. Forse, fa lui, ma non è esattamente questo ciò che cerco di disegnare, piuttosto quello che vedo normalmente sulle facce di tutti, anzi, proprio quella sofferenza che attorno a me continuo a percepire negli altri, evidenziata dalle espressioni di chi in generale mi sta più vicino. Certo, fa lei, mi sembra l’unico argomento che valga la pena di essere raffigurato: anche per me in fondo è più o meno così, e forse se ci rifletto, non potrebbe essere in nessuna diversa maniera.


Bruno Magnolfi

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