lunedì 22 gennaio 2018

Analisi logica.



Chiudo accuratamente la porta della stanza prima di entrare dentro al letto, poi mi tolgo le pantofole dai piedi, quindi mi sdraio con lentezza sistemando bene le lenzuola e le coperte, ed infine spengo questa debole luce sopra al comodino. Sono solo, penso adesso, e la giornata in questo momento si sta curvando lentamente a mostrare il suo punto più debole, quello durante il quale tutto quanto sembra come sfumare in qualcos'altro, ed è in questa imprecisione assoluta di tutte le cose che ognuno appare ai propri occhi quasi esattamente ciò che vorrebbe essere. Nella mia mente nel giro di pochi minuti iniziano come a venirmi incontro i miei disegni, quei ritratti o quelle bozze che ho realizzato negli ultimi giorni per esempio, ma anche quelli che ho semplicemente pensato o solo progettato di fare, senza averli neppure cominciati. Mi guardano, con le loro facce piatte in bianco e nero, e poi sembrano muoversi, accennando qualcosa che difficilmente riesco a comprendere, ma che sembra come uno scialbo tentativo di costituire in modo autonomo un piccolo teatrino vero e proprio davanti ai miei occhi chiusi, nel buio quasi totale percepito in questa mia cameretta disadorna. Certe volte addirittura si plasmano e si mescolano tra loro mentre tento di metterli gradualmente a fuoco il più possibile, lasciando distorcere poco per volta tutti i loro profili, ed assumendo, come se tutto fosse una materia fluida che va a riempire lentamente alcune forme già costituite, variegate espressioni che non avevo precedentemente neppure immaginato, e proseguendo comunque a tenermi compagnia con le loro fantastiche invenzioni, fino a quando poco alla volta mi addormento.
Quando al mattino poi mi sveglio per andarmene a scuola come sempre, mi ricordo purtroppo ben poco di loro, però rimane dentro di me il sapore vago fornito da quella compagnia di figure che sono state con me per una buona parte della notte, ed insieme a questo mi resta anche la voglia impellente di prendere in mano una matita e disegnare subito dei contorni nuovi, dei nuovi tratti, e di sbozzare al più presto possibile dei segni che assomiglino per quanto mi ricordo a quegli strani personaggi che in un modo e nell’altro sono stati insieme a me. È forse questa proprio la cosa più importante tra tutte quante: quest’entusiasmo che mi emerge all’interno e che nel tempo si conserva integro nella mia mente, assieme a questa voglia prepotente di disegnare ciò che ha transitato nella mia testa, e ripercorrere come ricopiandole quelle curve e quelle linee che solo poco prima hanno indicato i visi di qualcuno che semplicemente poi ritrovo come per incanto vicino a me durante la giornata. 
Mi è difficile spiegare tutto questo a chiunque mi conosca, comprese le persone che mi stanno più vicino: sono proprio loro in forma di macchie grigie che spesso mi inseguono quando rimango da solo a riflettere, e che riescono ad indicarmi in qualche modo le figure giuste da sbozzare, quei profili appena deformati dai propri modi di essere, con i contorni dei loro visi, delle diverse facce e delle tante smorfie che ognuno fa mentre semplicemente segue la sua giornata, ovviamente adattati a quei caratteri che si riscontrano in tutti e certe volte anche facilmente. Ma tengo tutto per me, in ogni caso, compresi i miei disegni più o meno riusciti, e non per egoismo o per paura del giudizio; quanto per la consapevolezza che spesso è difficile trovare comprensione negli altri, specialmente quando si è cercato di analizzarne i tratti e le espressioni in maniera forte e perfino esagerata.


Bruno Magnolfi 

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