Chiudo accuratamente la porta della
stanza prima di entrare dentro al letto, poi mi tolgo le pantofole dai piedi,
quindi mi sdraio con lentezza sistemando bene le lenzuola e le coperte, ed
infine spengo questa debole luce sopra al comodino. Sono solo, penso adesso, e
la giornata in questo momento si sta curvando lentamente a mostrare il suo
punto più debole, quello durante il quale tutto quanto sembra come sfumare in
qualcos'altro, ed è in questa imprecisione assoluta di tutte le cose che ognuno
appare ai propri occhi quasi esattamente ciò che vorrebbe essere. Nella mia
mente nel giro di pochi minuti iniziano come a venirmi incontro i miei disegni,
quei ritratti o quelle bozze che ho realizzato negli ultimi giorni per esempio,
ma anche quelli che ho semplicemente pensato o solo progettato di fare, senza
averli neppure cominciati. Mi guardano, con le loro facce piatte in bianco e
nero, e poi sembrano muoversi, accennando qualcosa che difficilmente riesco a
comprendere, ma che sembra come uno scialbo tentativo di costituire in modo
autonomo un piccolo teatrino vero e proprio davanti ai miei occhi chiusi, nel
buio quasi totale percepito in questa mia cameretta disadorna. Certe volte
addirittura si plasmano e si mescolano tra loro mentre tento di metterli
gradualmente a fuoco il più possibile, lasciando distorcere poco per volta
tutti i loro profili, ed assumendo, come se tutto fosse una materia fluida che
va a riempire lentamente alcune forme già costituite, variegate espressioni che
non avevo precedentemente neppure immaginato, e proseguendo comunque a tenermi
compagnia con le loro fantastiche invenzioni, fino a quando poco alla volta mi
addormento.
Quando al mattino poi mi sveglio per
andarmene a scuola come sempre, mi ricordo purtroppo ben poco di loro, però
rimane dentro di me il sapore vago fornito da quella compagnia di figure che
sono state con me per una buona parte della notte, ed insieme a questo mi resta
anche la voglia impellente di prendere in mano una matita e disegnare subito
dei contorni nuovi, dei nuovi tratti, e di sbozzare al più presto possibile dei
segni che assomiglino per quanto mi ricordo a quegli strani personaggi che in
un modo e nell’altro sono stati insieme a me. È forse questa proprio la cosa
più importante tra tutte quante: quest’entusiasmo che mi emerge all’interno e
che nel tempo si conserva integro nella mia mente, assieme a questa voglia
prepotente di disegnare ciò che ha transitato nella mia testa, e ripercorrere
come ricopiandole quelle curve e quelle linee che solo poco prima hanno
indicato i visi di qualcuno che semplicemente poi ritrovo come per incanto
vicino a me durante la giornata.
Mi è difficile spiegare tutto questo
a chiunque mi conosca, comprese le persone che mi stanno più vicino: sono
proprio loro in forma di macchie grigie che spesso mi inseguono quando rimango
da solo a riflettere, e che riescono ad indicarmi in qualche modo le figure
giuste da sbozzare, quei profili appena deformati dai propri modi di essere, con
i contorni dei loro visi, delle diverse facce e delle tante smorfie che ognuno
fa mentre semplicemente segue la sua giornata, ovviamente adattati a quei
caratteri che si riscontrano in tutti e certe volte anche facilmente. Ma tengo
tutto per me, in ogni caso, compresi i miei disegni più o meno riusciti, e non
per egoismo o per paura del giudizio; quanto per la consapevolezza che spesso è
difficile trovare comprensione negli altri, specialmente quando si è cercato di
analizzarne i tratti e le espressioni in maniera forte e perfino esagerata.
Bruno Magnolfi
Nessun commento:
Posta un commento