Difficilmente esco di casa da sola.
Come dice Francesco è come se provassi continuamente la necessità di avere
qualcuno intorno a me, quasi che il mondo nelle mie meditazioni non fosse del
tutto vero senza qualcuno accanto a cui cercare immediatamente di raccontarlo.
Eppure questo pomeriggio mentre sto provando ad andarmene in giro lungo le
strade del centro senza farmi raggiungere da nessuno dei miei amici, mi pare di
stare proprio bene, di riuscire anche a pensare tutto quello che voglio pur
senza scambiare le mie idee con anima viva.
Devo riuscire a tirar fuori
Francesco dal suo bozzolo, in qualche maniera, convincerlo che non c'è niente
di peggio che abbattersi così come fa lui di fronte alla sua asocialità secondo
me apparente, questa incapacità millantata di misurarsi con gli altri, questo
scansare continuamente tutti quanti, forse soltanto per immaginare
semplicemente di essere migliore di qualcuno di loro. Si è un po’ arrabbiato
quando gli ho detto in questo modo, però nei momenti in cui gli va di essere
maggiormente comunicativo con me, dice che secondo lui sono una persona
speciale, una come non avrebbe mai creduto ne esistessero. Anche io gli voglio
bene, soprattutto mi piace stare insieme a lui anche senza fare niente, magari
parlando ogni tanto, ma senza l’impegno forzato di spiegare ogni cosa ed ogni
atteggiamento con cui mi sono sempre rapportata agli altri ragazzi fino ad
oggi.
Ci mettiamo assieme ad osservare un
fiore per esempio, e ad ambedue pare impossibile riuscire a stare là davanti ad
una stupida piantina per l’intero pomeriggio. Gli ho fatto vedere tutto ciò di
cui mi piace circondarmi, e lui ha osservato ogni oggetto con la calma
necessaria, e non ha sentito alcun bisogno di essere concorde nelle mie scelte.
Mi ha criticato anche, in qualche caso, ma senza forzature, soltanto mettendo
lì una semplice smorfia, un gesto di diniego, lasciando a me il compito di
comprendere meglio il suo apparato critico.
Gli ho preso la mano una volta che eravamo
da soli dietro gli alberi del giardino di casa mia, e lui è rimasto freddo,
forse non sapendo affatto come comportarsi. Avrei voluto baciarlo in quel
momento, perché la sua semplicità in certi casi appare dolcissima e al contempo
disarmante, però mi sono limitata ad osservarlo un attimo, poi ho diretto lo
sguardo nella stessa direzione del suo, per fargli capire che gli ero vicina.
Allora Francesco mi ha passato un braccio sopra le spalle ed io ho provato un
brivido, considerato anche lo sforzo che dentro di sé stava facendo.
Da quando lo conosco stare insieme
agli altri mi pare una perdita di tempo; lui di controparte ha quasi smesso con
i suoi tentativi falliti di costruzione di amicizie, come ha fatto fino a poco
tempo fa per esempio con il Neri. La nostra conoscenza reciproca invece ha il
sapore delle cose tutte speciali: non so se mai riusciremo ad essere una coppia
vera, in fondo non è neanche troppo importante, e poi è un argomento terribilmente
scivoloso, impossibile con lui soltanto sfiorarlo. Però sono sicura che i nostri
sentimenti che nutriamo in questo momento l’uno verso l’altra e viceversa, avranno
prima o dopo un futuro grandioso, questo può essere, ma solo a patto di
lasciare che tutte le cose tra di noi maturino per proprio conto, autonomamente,
senza forzarle mai in nessun caso; e proprio come è ovvio, per alcun motivo.
Bruno Magnolfi
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