Ciao, dice la ragazza in
modo timido, senza riferirsi a qualcuno in particolare tra coloro che formano
quel piccolo gruppo
che si ritrova di fronte. I quattro o cinque
presenti, pur restando quasi immobili nelle loro posizioni rilassate, com’erano
già anche prima che Clara arrivasse fino lì, le rispondono sottovoce con lo
stesso identico saluto, e dopo una breve pausa soltanto Renato, muovendosi leggermente
verso di lei e sorridendole con un’espressione semplice, riesce a farle capire
quanto sia contento che si sia finalmente decisa a farsi vedere presso quelle
panchine insieme con loro. Si conoscono tutti in un modo o nell’altro, ma al di
là degli anni scolastici in cui qualcuno ha frequentato in certi casi anche la stessa
classe dell’altra, non c'è mai stata una vera
e propria amicizia da parte neppure di uno solo di loro nei suoi confronti,
forse perché Clara è sempre apparsa come un tipo schivo, pronta a rimanersene
per conto proprio in ogni circostanza; o forse anche perché non c’è mai stata
una vera occasione per scambiare con lei qualche parola che andasse oltre gli
argomenti consueti.
Ti va di bere qualcosa,
chiede lui toccandole un braccio, e dentro al bar di fronte alla piazza la
invita a sedersi ad un tavolo, cercando di trattarla come un’ospite di gran
riguardo. Non so, dice Clara, mi è sempre sembrato che non facciate mai niente,
se non starvene qui a bighellonare e a perdere del tempo. Hai ragione, dice
Renato, e per alcuni forse è ancora così, però
questo qui è anche l’unico ritrovo possibile che in fondo non ci impegna
in nessuna maniera, e dove ognuno si
sente libero di farsi vivo oppure no, e così se poi magari
uno di noi decide di stare un po’ con gli
altri, forse riesce a confrontare anche qualcuna delle proprie idee, fino a cercare o
proporre a tutti qualche volta perfino degli
obiettivi comuni.
Poi escono dal locale, i ragazzi
seduti sulle panchine sembrano adesso privi di un vero e proprio argomento di
conversazione, perciò dicono a turno qualcosa che sembra ogni volta generalmente
un po’ scollegato da un reale contesto, e quando Clara e Renato tornano tra
loro restano tutti per qualche attimo in silenzio, forse in attesa che siano
gli ultimi arrivati a dire qualcosa. Lei invece sorride a tutti, spiega che le
piace quella loro compagnia, ma che adesso deve proprio andare, ed il gruppo la
saluta nella stessa maniera di quando è arrivata poco prima; Renato si dichiara
a sua disposizione per accompagnarla, ma lei rifiuta, dice che ha la macchina
poco lontano, non ha bisogno di niente. Si farà ancora vedere lì in quella
piazza, spiega Clara con convinzione, e almeno lui ne appare felice, poi lei se
ne va senza aggiungere altro.
Non è complicato fare un po’ di vita
sociale, pensa Clara mentre cammina; si tratta soltanto di accettare il
principio per cui il tempo si possa dilatare, ed invece di pensare a se stessi,
cercare di mescolarsi con tutti gli altri, senza un preciso motivo apparente,
soltanto per il gusto di stare in mezzo a tutti, e di sentirsi parte di una
compagnia. Mi piace sentire dentro di me questa appartenenza, dovrò coltivarla
meglio nel prossimo futuro.
Bruno Magnolfi
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