Lungo i tre chilometri
circa di strada statale che separano Borgo San Carlo dalla località dove abita
Clara, costituita in tutto soltanto da cinque abitazioni, all’ora in
cui lei rientra con la macchina in genere si incontrano soltanto due o tre
automobili in tutto il tragitto, magari qualcuna di più durante il venerdì o il
sabato. Lei guida sempre con prudenza, evitando scatti e velocità eccessiva,
anche perché le piace osservare quella campagna che fa mostra di sé lungo quel
tratto, mutando costantemente in sintonia con le stagioni.
Una volta terminato
l’orario di negozio, quando infine giunge, parcheggia l’auto e poi rientra in
casa, se sua madre non è ancora immersa nel suo giardino ad occuparsi di
qualcosa intorno a qualche pianta, normalmente è lì in cucina a preparare
qualcosa per la cena, e quindi per quel suo daffare dedica sempre poco tempo a
saluti e convenevoli. Ma stasera non c’è proprio: Clara gira la chiave nella
porta e si rende subito conto che la casa è deserta, ed anche se questo non
comporta particolari problemi, ciò che le risulta strano è dato dal fatto che a
sua memoria non è mai accaduto che a quell’ora Marisa non fosse
in qualche modo lì ad attenderla.
Entra, appoggia la sua borsa
da qualche parte, toglie il soprabito, annusa con calma il silenzio quasi inquietante
che regna tra le tranquille mura domestiche. Entra in cucina con lentezza, accende i
lampadari e scopre che le pare addirittura diversa senza sua mamma in giro. Poi
torna nel corridoio, toglie le scarpe ed inforca un paio di pantofole,
tirandole fuori da un armadietto, poi si dà un’occhiata di sfuggita nello
specchio accendendo a volume basso l’apparecchio radio. Sua madre rientra in
quel momento, sulla faccia quasi un sorriso che però cerca subito di ricomporre
modellandolo nella sua solita severa espressione.
Non è molto che sei rientrata,
immagino, le dice. No, fa Clara, giusto il tempo di arrivare e di togliere le
scarpe. Ho scoperto che il nostro vicino di casa è una persona gradevole ed
anche una buona compagnia, fa lei, tanto che mi ha fatto fare tardi anche per
la preparazione della cena. Non importa, dice Clara, non preoccuparti, non ho neppure
molta fame, ho soltanto una gran voglia di rilassarmi. Va bene, dice Marisa, se
vai sopra a cambiarti ed a metterti un vestito comodo, io sistemo qualcosa e ti
faccio trovare pronto qualcosa che ti metterà appetito. Clara sale la scala
pensando che era da diverso tempo che non trovava la mamma così in forma, tanto
da lasciarle chiedersi se fosse davvero opera del vicino, oppure qualcos’altro
da scoprire. Quando invece torna a scendere di sotto le cose sono già cambiate:
a Marisa è caduto qualcosa sopra al pavimento che si è subito sporcato tutto, così
ha dovuto prendere provvedimenti, ripulire, perdere del tempo, ed il suo umore in
questo modo è già cambiato, si è come dimenticata in tutta fretta di come si
sentiva poco prima.
Si siedono al tavolo di cucina, le
due donne, e nel silenzio rotto soltanto dai rumori delle posate e delle
stoviglie, iniziano a mangiare ognuna immersa nei propri pensieri, quasi
indifferente a tutto il resto delle cose. Come ogni sera, d’altra parte.
Bruno Magnolfi
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