Certe giornate sono
infinite. Affronto le cose come sempre ho fatto in questi ultimi tre anni, ma
qualche volta nonostante tenti di comportarmi secondo le più ordinarie consuetudini,
tutto questo non sembra bastare. Fingo che le cose vadano sempre per il meglio,
specialmente quando intravedo i soliti clienti che vengono allo studio, e forse
dal punto di vista lavorativo non devo registrare neppure qualcosa di importante
che in questo periodo si sia messo effettivamente di traverso. Ma la giornata
di ciascuno di noi tra questi uffici, io penso non sia composta dalle sole
mansioni occupazionali che vengono comunque portate avanti: ci sono certamente
mille pensieri che aleggiano nell’aria e che pretendono il loro spazio, e poi
ci sono altrettante preoccupazioni più o meno importanti che spesso tolgono in
qualche caso anche il respiro, soltanto a pensarle.
Forse non nutro
sufficiente interesse per il mio lavoro, questo è il mio pensiero segreto;
magari non esattamente come qualcuno
tra gli altri ragazzi pieni di entusiasmo con i quali
portiamo avanti le cose in questa grande stanza ingombra di vecchie scrivanie,
però niente di quello che faccio lo lascio mai del tutto al caso: rifletto,
preparo gli incartamenti, affronto ogni aspetto che mi si pone davanti con ampia
e sufficiente serietà, almeno secondo il mio parere. Qualche volta ho anche
pensato che non era proprio la mia aspirazione questo occuparmi dei vari conteggi
delle piccole società artigianali che sono presenti in questo nostro diffuso territorio,
però penso che qualcuno deve pur farlo, ed in fondo io non ho mai manifestato
interessi diversi dopo aver preso il diploma di ragioneria, e forse non
l’ho mai fatto neppure prima.
Ho avuto la fortuna di
poter entrare in periodo di prova, tramite le amicizie di mio padre, in questo
studio dove si mette a punto la consulenza del lavoro, le buste paga per le organizzazioni
che hanno dei dipendenti, e gli aspetti più commerciali riguardanti le
dichiarazioni dei redditi e tutte le altre cose di questo genere che affliggono
piccole ditte, società agricole, negozi e professionisti. Nessuno però mi ha
mai spiegato a muso duro che non ero adatto per questo mestiere, tanto che il
mio datore di lavoro al contrario si è mostrato piuttosto contento di assumermi
come apprendista.
Di fatto non mi lamento,
ho sempre qualche soldo dentro le tasche, però ogni giorno non vedo l’ora di
uscire da questi uffici e raggiungere gli altri ragazzi sulle panchine disseminate
in mezzo alla piazza, scrollarmi di dosso questi obblighi
assurdi, e sentirmi finalmente libero, almeno per
un’ora, ed assaporare una birra insieme a loro, parlare con tutti delle cose
che mi interessano di più, che poi non so neppure io quali possono
essere, tanto a me basta che siano totalmente diverse da queste odiose scartoffie.
Poi c'è questo passaggio di proprietà del negozio della signora Martini, e la
società che sembra formarsi è a favore di una ragazza che conosco di vista, un
tipo a posto, forse un po’ riservata, ma che sembra portare avanti bene le cose
in quella bottega, tanto che tutti sembra ne parlino in termini positivi, come
la persona giusta per quel lavoro, quella che proprio ci voleva.
A me fa piacere, ho visto le carte
sopra la mia scrivania, domani sono sicuro dovrò occuparmene, e magari indicare
le documentazioni che mancano per mandare avanti la pratica. Con poco potrei
complicare le cose, se solo volessi, basterebbe far sparire un foglio o una
firma. Non farò niente del genere, è chiaro; ma un giorno di questi dovrò pur
comportarmi in maniera stravagante, uscire almeno per un attimo da questa
monotonia che non lascia respiro. Mi sento già pronto perfino ad affrontarne tutte
le conseguenze.
Bruno Magnolfi
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