Dopo la mezzanotte in piazza non rimane
generalmente più nessuno, almeno durante le giornate invernali maggiormente
fredde. Quelli che hanno stazionato qui anche stasera hanno lasciato soltanto qualche
carta in giro, ed una bottiglia rovesciata sopra al marciapiede, perciò queste
panchine adesso appaiono vuote, mentre il bar Soldini di fronte ormai ha tirato
giù le sue serrande. Soltanto due ragazzi con le mani nelle tasche sembra
abbiano ancora voglia di tirare tardi, e gironzolano senza meta lungo la strada
parlando tra loro a bassa voce.
Non so cosa pensare, dice uno; a
volte le cose sono così complicate che la soluzione migliore sembra proprio
quella di non prendere alcuna decisione. Con i miei non riesco più neanche a
parlare, c’è una distanza siderale tra di noi, e d’altra parte qui in paese non
si trova neanche uno straccio di lavoro. Perciò vorrei andarmene, prendere
tutto e trasferirmi in città, per poi mettermi lì a fare qualsiasi cosa possa
capitare, anche il manovale o il lavapiatti se necessario, mi basterebbe giusto
qualcosa per tirare avanti, magari trovare una stanza d’affitto e poi guardarmi
attorno. Però, così da solo, mi risulta un po’ difficile.
L’altro lo guarda un attimo,
annuisce. Poi dice che lui avrebbe in mente qualcosa di diverso: vorrebbe
iniziare a lavorare con il suo fratello più grande che fa l’idraulico, imparare
il suo mestiere e poi, poco per volta, mettere su un’attività per conto
proprio. Il problema è che mio fratello almeno fino a questo momento mi tratta
con superiorità, e non mi ha preso mai troppo sul serio, e poi dice che almeno
in questi quattro o cinque centri abitati qua d’attorno sono già fin troppi gli
idraulici in circolazione, probabilmente non ci sarebbe del lavoro sufficiente anche
per un altro. Per questo attendo, fa ancora il ragazzo: aspetto con pazienza
che qualcosa succeda.
Forse l’unica cosa da fare è proprio
quella di aspettare, fa annuendo con la testa il primo: qualcosa prima o dopo dovrà
pur accadere, preoccuparsi troppo, avanti che il tempo sia maturo, non mi pare
neppure una buona idea. Sarà, fa l’altro, però anche strascicarsi tutti i
giorni così, senza uno scopo, a me è venuto piuttosto a noia: vorrei impegnarmi
almeno in qualcosa, mettere a punto una strategia per tirarmi fuori da questa
pausa infinita.
Potremmo fare i ladri, dice subito
l’altro tanto per ridere: mettere a punto un bel colpo magari in una banca di
uno dei paesi qui vicino per non farci riconoscere, e poi mettersi fermi per un
po’, magari utilizzare la grana per impiantare con calma qualcosa e sistemarci.
Magari fossimo capaci di una cosa di quel genere, fa l’altro; il fatto è che mi
sembra troppo complicato perfino mettere a punto un piano che mostri un suo senso
compiuto.
Bé, allora non ci resta proprio
altro che star qui a guardare, farci quattro chiacchiere ogni sera con tutti
gli altri ragazzi, fingere di essere soddisfatti di quello che già abbiamo, e poi
buttare giù qualche birra fresca fintanto che i nostri genitori ci passano
ancora qualche soldo. No, vorrei un’occasione, niente di più, una semplice
possibilità almeno per darmi un’occhiata attorno, tirarmi fuori da questo posto
così vuoto di tutto. D’accordo, fa l’altro, qualcosa prima o poi capiterà; per
adesso andiamocene a dormire, come sempre, domani poi vedremo.
Bruno Magnolfi
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