Guardo dalla mia
finestra la casa delle Carraresi, proprio di fronte alla mia abitazione,
dall'altra parte della strada statale, in questa
località da sempre chiamata del platano. Mi sembra tutto così particolare
quando immagino cosa accada là dentro; intendo
il fatto che loro due, queste due donne, si sono
sempre dimostrate persino troppo riservate,
serie ed anche oltremodo coscienziose in tutto quello che hanno fatto, quasi
incapaci, dico io, di qualsiasi leggerezza,
forse persino di reggere la spinta ordinaria
della quotidianità senza riuscire costantemente a
crucciarsene, ed a fare di ogni sciocchezza un elemento da ponderare, da prendere con estrema quanto
inutile serietà. È vero che non le ho mai viste
litigare tra di loro, eppure sono ugualmente certo che sia sempre
mancato un clima realmente disteso tra quelle stanze.
Più che una famiglia la loro, a volte mi è parsa
la semplice somma algebrica tra due persone.
Io sono soltanto un
pensionato che cura l'orto accanto alla propria casa e che si fa generalmente gli affari propri. Eppure provo un certo
dispiacere nel rendermi conto che le cose in quella abitazione sembrano restare
identiche da un anno a quello seguente, e che
nessuna risata forse è mai riuscita a levarsi
davvero tra quelle mura domestiche. La vita per noi gente di paese si mostra già
piuttosto severa con le sue giornate noiose e normalmente avare di vere e
proprie novità. Ma per loro due, queste due donne dall’immagine di persone così
irreprensibili, le cose probabilmente potrebbero andare meglio se soltanto
volessero.
Il marito di Marisa in fondo, ancor
prima di morire, so per certo che le ha lasciate con un bel gruzzolo in banca,
e con diverse proprietà sparse da queste parti, ma loro invece di godersi
qualcosa di quei soldi e questi averi, sono sempre rimaste lì a bisticciarsi,
con le facce tirate e qualche piccola mania per ciascuna, come portare i
sacchetti della nettezza nell'area ecologica ogni giorno alla stessa medesima
ora. Oppure farsi vedere sempre separatamente, mai insieme, come se uscire
insieme fosse in questa zona qualcosa assolutamente da evitare.
Buongiorno, dico certe volte alla
ragazza quando esce di casa nello stesso minuto di ogni giorno per mettere in
moto l’auto ed andarsene al negozio dove lavora. Lei mi risponde con cortesia
ma senza enfasi, come se già nei minuti precedenti avesse avuto qualche piccolo
screzio con sua madre; la sua espressione appare quasi tirata, i gesti nervosi,
lo sguardo di chi pondera bene cosa dire e soprattutto che fare, senza sprecare
niente nei suoi comportamenti. Più tardi esce sua madre in giardino, guarda i
suoi fiori, le piante, controlla l’altezza dell’erba, e pare proprio che di
null’altro le importi se non di quei vegetali che in certe stagioni peraltro appaiono
quasi inerti.
Ero riuscito a notare, nelle
settimane addietro, che lei aveva iniziato a frequentare il vicino di fianco
alla sua casa, a parlare con lui, ad andare persino a prendere il caffè a casa
sua, e mi sono subito chiesto quanto tempo mai sarebbe trascorso fino ad
interrompere tutto quanto. Difatti adesso sembra che neppure si conoscano,
proprio come avevo immaginato, e lei è tornata ad ignorare chiunque le si muova
attorno, proprio come sempre. Forse sono io che vorrei tutti gli altri magari
più spensierati ed allegri, ma in ogni caso un giorno di questi attraverserò
questa strada proprio per chiedere alle Carraresi il motivo del loro
comportamento, e che cosa le porti ad essere in buona sostanza esattamente così
come sono.
Bruno Magnolfi
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