L'auto di colore scuro scivola lentamente lungo le strade
principali del piccolo paese. Qualcuno la nota, perché un modello come questo
non lo possiede nessuno tra gli abitanti del luogo, ed anche se certe volte
succede a qualche forestiero di giungere per sbaglio fino da queste parti, però
è sempre meglio per tutti rendersi conto di chi ci sia davvero ad occupare
l’interno di una macchina costosa come quella, e soprattutto sapere che cosa
siano venuti a fare in questo posto dei viaggiatori che restano comodamente seduti dentro l’abitacolo, perché
dentro un mezzo del genere ci possono stare solo persone molto particolari. Poi
la vettura si ferma, scende lentamente dal sedile posteriore una donna ben
vestita, indugia un momento guardandosi attorno con attenzione, come volesse
studiare bene i caseggiati ordinari attorno alla piazza principale, ed infine
torna a salire di nuovo sopra al mezzo, senza permettere a coloro che
l’osservano una vera spiegazione del proprio comportamento. Dal caffè dove molti
paesani trascorrono ogni giorno una buona parte del loro tempo, naturalmente
nessuno ha perso di vista neppure per un attimo i movimenti della donna e dell’auto
di colore scuro, ed adesso che si sono rimesse lentamente in marcia, qualcuno
di loro sembra addirittura anche più curioso di poc’anzi.
Manlio Sorini non sta quasi mai dentro al locale, e
naturalmente anche oggi, proprio come fa generalmente, si è appoggiato
leggermente sul suo gomito, mentre sta seduto ad uno dei due o tre tavolini
tondi sistemati sul largo marciapiede fuori dalla porta del caffè, e come ogni
giorno è rimasto là in quella posizione obliqua, per sfogliare il quotidiano
che il proprietario del locale mette a disposizione di chiunque, ma senza
mostrare un grande interesse alla lettura, quasi compiendo quell'azione
soltanto per ingannare il tempo, perché la cosa principale per lui resta
guardarsi attorno, curiosare, controllare quasi che tutto proceda così come è
stato già previsto, oppure come immagina da sempre lui che tutto debba
procedere. Lo conoscono tutti in paese il Sorini, tanto che se avesse avuto una
simpatia politica ed anche una tessera di partito in tasca, potrebbe essersi
persino presentato come sindaco alle ultime elezioni comunali, sempre che a lui
avesse fatto piacere svolgere eventualmente quel tipo di ruolo, considerato che
in realtà non gli è
stato neppure mai proposto, perché negli anni precedenti ha solo cercato di
portare avanti il mestiere di avvocato, almeno per un po’, vantandosi con tutti
di essere un grande parlatore, uno che convince, ma preoccupandosi poi solamente
ed ogni tanto, di qualche piccola controversia senza grande importanza, e dando
interesse soltanto a cose di quel genere, lasciando che sua moglie, ricca di
famiglia ed anche possidente terriera di una vasta zona agricola nei dintorni,
gli permettesse una vita abbastanza agiata senza grandi sforzi.
All’avvocato
Manlio adesso forse sarebbe piaciuto molto che sua moglie fosse stata proprio quella
donna distinta che si è appena fatta notare uscendo per un momento dalla
macchina, e non quella tozza contadina senza alcun interesse nel vestiario e
nel comportamento con cui ha diviso tutti quegli anni della sua vita monotona;
ma tutto sommato, e se ci pensa bene, alla sua età ormai non gli sarebbe proprio
possibile rimediare a questo. Perciò prosegue con distacco nell’osservazione
curiosa di quella macchina, e poi basta. Gira gli occhi verso l'interno del
caffè ed incrocia lo sguardo del cameriere, fattosi sulla porta forse per avere
delle notizie fresche, e così gli viene da sorridere guardandolo, lasciando
dire all'altro, senza riferirsi a nessuno, che “oggi sembra ci siano in giro
delle persone importanti, a giudicare da quello che si vede". Lui allora
torna a guardare sulla piazza, ma dopo fa: “No. Niente di che; è soltanto gente
che ha sbagliato strada. Nessuna persona si interessa davvero di un paese di
contadini sciocchi come questo. A parte coloro che sono vissuti sempre qui”.
Bruno
Magnolfi
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