La mensa universitaria è piena di
ragazzi. In molti si cercano, di aspettano, si ritrovano qui per dividere
insieme la pausa pranzo. Alcuni ridono, dicono qualcosa a voce alta, altri
annuiscono, mostrano la propria soddisfazione, e naturalmente c’è anche chi se
ne rimane in disparte consumando il cibo del proprio vassoio in silenzio, senza
preoccuparsi di altro. Ci sono certi studenti che invece si lamentano di tutto,
dei servizi che non funzionano come dovrebbero, delle lezioni inadeguate, degli
orari inadatti, dei tempi di attesa a cui sono costretti per qualsiasi cosa che
desiderano chiedere nelle segreterie e nelle facoltà. Altri commentano le
terribili notizie di guerra nel mondo, e molti parlano della politica, e di
certi schieramenti che in bocca a loro sembrano soltanto accorpamenti di
persone senza scrupoli. Si dice che il governo di questo o di quel paese abbia
indubbiamente le mani sporche, immerse come sono, senza nessun dubbio, in
attività contrarie ad ogni etica e ad ogni morale, e qualche ben informato
sostiene come sia soltanto questione di qualche settimana, forse alla peggio di
mesi, e poi le cose cambieranno, dovranno cambiare, <<perché così non si
può andare avanti>>.
Si programmano manifestazioni,
assemblee, raduni, rivolte di piazza per evidenziare il disagio in cui versano
i cittadini, e poi si tende a esaltare la forza del contropotere, capace di
rimettere in riga le cose, di far modificare i comportamenti di molta politica,
ormai costituita solo da affaristi corrotti bramosi solamente di conservare il
più a lungo possibile la propria poltrona. Una ragazza dice con forza che vanno
sostituiti al più presto certi personaggi estremamente discutibili, e gli
risponde un tipo con gli occhiali usando parole di fuoco contro le più alte
cariche dello Stato e del governo. <<Dobbiamo darci un appuntamento
preciso>>, urla uno studente che poi va a scrivere, su di un muro lungo
la strada, una frase inquietante, usando la vernice della bomboletta. Gli
inservienti di cucina assistono impotenti a questo ribollire di coscienze, e
forse qualche volta hanno paura dei personaggi più turbolenti, ma sanno che
questa degli studenti è la forma più autentica di dimostrazione che le cose non
vanno affatto bene, e che per tutti la spinta al cambiamento sembra a portata
di mano.
Raramente Marco si è fermato per
pranzo in questi luoghi, però adesso che gli animi sembrano proprio essersi
messi in moto, per lui sembra impossibile non sentirsi immerso in prima persona
all’interno della spinta propulsiva a cambiare le cose. Intanto la sua facoltà
è ancora in rivolta per la lotta agli scarsi sbocchi professionali che offre,
ma questi problemi di tipo vagamente corporativo sembrano adesso piegare la
testa di fronte a ben altre lotte che molti si augurano di avviare. Ci sono
tutti i motivi più espliciti per chiedere a gran voce di variare le cose, e non
soltanto in ambito universitario, ed anche se alcuni in mezzo alla massa
studentesca fanno ancora resistenza di fronte all’energia elettrica che si
innerva e percorre rapidamente la testa dei tanti gruppi più o meno già
organizzati e funzionanti, la maggior parte degli studenti dell’ateneo sembra
mostrare le idee molto chiare su come proseguire e comportarsi rispetto alla
classe politica al potere. Nessuno, per ragioni diverse, sembra ormai voler
difendere i comportamenti del governo del paese. <<C’è la necessità di
cambiare>>, si dice dappertutto, e poi si afferma che ci sono delle
adeguate forze sociali per dare una spallata definitiva a certe forze
politiche.
Marco segue volentieri e con
interesse il fermento che percorre i corridoi universitari e non solo, e in
ogni caso si sente pronto ad affrontare con chiunque gli argomenti che da
sempre hanno incarnato anche le proprie opinioni. Non ha dubbi: la dialettica
sociale e le sofferenze della parte più debole della popolazione portano senza
alcuna perplessità a ribellarsi contro i poteri forti che in questo periodo
dominano la scena politica. Va fatta sentire la voce dei cittadini, per le
strade e in tutti i luoghi dove la necessità di urlare le proprie ragioni
abbiano un senso. Lui si sente pronto, ed il suo desiderio è solo quello di
mescolarsi alla folla straripante che chiede a gran voce un cambiamento
radicale. Ogni piccola legge varata all’interno dei palazzi del potere ormai
viene mal tollerata, e chiunque da tempo si è già convinto che non potrà mai
arrivare niente di buono da questa congerie di personaggi discussi e
discutibili che costituisce il governo del proprio paese. Non importa se suo
fratello, ma anche la propria amica Tiziana, e tanti altri simili a loro, non
mostrano la sensibilità giusta per avvertire come lui queste cose. Tutti questi
dovranno rendersi conto, indubbiamente, e prima o dopo, che ci sono dei limiti
oltre i quali la gente comune non può tollerare certi comportamenti da parte di
chi è chiamato a rappresentarla. Lui andrà sempre in avanti con le proprie
convinzioni, e chi non sarà capace di comprendere il senso profondo e
costituzionale che anima una nazione come la sua, allora non è quasi degno
neppure di farne parte.
Bruno Magnolfi
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