Per i primi
minuti i quattro ragazzi avevano scambiato tra loro soltanto delle parole
semplici e leggere, ognuno alla ricerca di qualcosa magari per ridere insieme,
ma poi Marco aveva punzecchiato volontariamente gli altri, intavolando, in
quella saletta del caffè dove si erano trovati, i temi delle ultime
manifestazioni studentesche organizzate dai vari cartelli della Sinistra.
Tiziana aveva bofonchiato qualcosa mostrando di non essere troppo d’accordo con
quei moti di rivolta e quelle occupazioni simboliche delle facoltà, e Federico
era rimasto in silenzio, lasciando che ognuno esprimesse la propria opinione.
Ma suo fratello, dopo un attimo, aveva come rincarato la dose, quasi per
mostrare di non provare alcuna paura nel discorrere di ciò che gli passava per
la mente, ed aveva spiegato come <<questi fascistelli, ormai isolati,
hanno dimostrato velocemente che senza le solite parole d’ordine contro i
diversi, gli stranieri, le minoranze in genere, ormai hanno ben poche frecce al
proprio arco da scagliare, e di cui riuscire a vantarsi>>. Cristina aveva
subito annuito, e poi si era permessa di aggiungere che la scuola doveva essere
di tutti, ed era l’ora di finirla col tenerne fuori certe branche della popolazione.
Gli animi si erano scaldati quasi subito, e Federico, sentendosi tirato in
mezzo per il proprio recente passato piuttosto opaco, aveva detto, alzando un
po’ la voce verso suo fratello, che <<questi sono sempre i soliti
argomenti sciatti portati avanti da certi individui>>.
Marco non
aveva ribattuto, ma dopo un attimo le sue parole avevano ripreso forza cercando
di dimostrare come <<il potere politico, in questa fase, fosse capace
soltanto di sbandierare dei concetti populisti, buoni per conservare il
sostegno da parte delle persone semplici, ma mostrando una profonda incapacità
ad essere davvero innovativi e all’altezza dei tempi>>. Era seguita una
breve pausa, ma subito dopo Federico si era alzato, e con gran voce aveva
concluso con forte ironia che la colpa di tutto era <<naturalmente dei
soliti filogovernativi, che non si rendono mai conto di fare un danno a tutto
il paese, cavalcando le parole d’ordine di tutti quelli che se la prendono con
chi sembra buono soltanto a manifestare dissenso e diversità di vedute>>.
Tiziana aveva parzialmente perso il senso di quanto era appena stato detto,
però si era subito sentita come responsabile del battibecco che adesso stava
rischiando di degenerare tra i due fratelli, e nel desiderio di mettere in
mezzo qualche parola che agisse da raffreddamento degli animi, se n’era uscita
dicendo che <<in fondo vogliamo tutti le stesse cose, non c’è alcun
bisogno di farne delle tragedie>>. Adesso anche Cristina però si era
alzata dal tavolo, e quasi ignorando Federico, che stava in piedi con la faccia
rossa, aveva iniziato a rimettere insieme le sue cose per andarsene, anche se
comprendeva bene che un’azione di quel genere avrebbe avuto probabilmente delle
gravi conseguenze. Poi si era mossa, e Federico era andato subito dietro a lei,
senza dimenticarsi di dare un forte spintone con la mano a suo fratello, come
per voler sottolineare quanto sbagliate fossero le sue iniziative, e di
conseguenza anche le sue idee.
Tiziana era senza parole,
mostrando adesso un senso di profonda mortificazione per quanto appena
accaduto, e Marco, rimasto impassibile nella sua sedia, proseguiva a cercare dentro
di sé delle parole adatte, nel tentativo estremo di dimostrare ulteriormente la
giustezza dei propri pensieri. Cristina, oramai sul marciapiede, raggiunta in
fretta da Federico che tentava di farla fermare, sembrava del tutto incapace di
giustificare il comportamento a cui aveva appena assistito. <<Lo capisci
che tu provi dell’astio per tuo fratello, indipendentemente da qualsiasi cosa
dica?>>, spiegava a voce alta lei a lui. <<Sei offuscato da
qualcosa che non ha neppure ragione di essere, considerato che lui alla fine
esprime soltanto delle parole giuste e ponderate>>. Federico allora
restava in silenzio, a bocca aperta, immobile, incapace di ribattere qualcosa
di sensato, dimostrando così, con questo stesso comportamento, la verità di ciò
che aveva appena ascoltato, mentre Cristina se ne andava in fretta, desiderosa
solamente di non vedere più la sua espressione sciocca. Tiziana, di controparte,
chiamava il cameriere, pagava alla svelta le consumazioni del loro tavolo, e
poi lasciava che Marco semplicemente accompagnasse lei fuori da quel locale,
senza necessità di aggiungere assolutamente niente. Forse immaginava di trovare
gli altri due fuori da lì, ma oramai non c’era più nessuno, e lei diceva
soltanto: <<Vado a casa, per oggi tutto quanto ho ascoltato per me è
stato più che sufficiente>>. Fuori, nella piccola piazza accanto all’ateneo,
dove stavano sopraggiungendo adesso dei gruppi di studenti e di ragazzi,
sembrava che i disaccordi tra le diverse idee non avessero mai avuto un vero asilo,
e che non fosse poi così difficile trovare una sintesi comune. Si rideva, si
facevano battute spiritose, e gli animi sembravano praticamente uniti, nel
desiderio di raggiungere una tranquillità ed un accordo stabile, che
dimostrasse così come fosse facile giungere ad avere in testa delle idee del
tutto solidaristiche ed universali.
Bruno Magnolfi
Nessun commento:
Posta un commento