Già più
volte, la signora Marcella, incontrando in certi giorni e in momenti differenti
la signora Celeste, generalmente nei dintorni del loro quartiere, oppure
direttamente sul portone del palazzo dove ambedue abitano con le rispettive
famiglie, da quando è entrata con lei in maggiore confidenza, si è sempre
preoccupata, in qualità di attenta e
giudiziosa vicina di casa, di chiedere alla sua conoscente, in maniera senz’altro
garbata e con tatto, come le stessero andando le cose, o se ci fossero degli
eventuali segnali di miglioramento della situazione all’interno del suo
appartamento. Però, proprio l’ultima volta, incrociata nei pressi del piccolo
supermercato rionale, la signora Celeste è sembrata quasi scocciata di dover forse
riferire sempre le medesime cose, pur nella consapevolezza della mancanza di
effettive novità, quasi come se quell’argomento per lei fosse diventato
talmente pesante da preferire probabilmente non parlarne affatto, ed uscendo di
casa azzardare così il tentativo di liberare il più possibile la propria mente
dagli annosi problemi quotidiani. Naturalmente la signora Marcella,
accorgendosi di questa situazione, non ha certo provato ad introdurre alcuna
insistenza nel loro piccolo dialogo di cortesia, e si è limitata in quel caso
ad accennare subito a qualcos’altro di scarso rilievo riguardante il loro
condominio, tanto per sviare immediatamente i pensieri dal tema spinoso
evidentemente mal sopportato dalla vicina. Riflettendoci in seguito, però, le è
parso di ravvisare in quel comportamento un vero e proprio isolarsi, da parte
della signora Celeste, cosa che le è sembrata l’esatto contrario di quello che,
a suo parere, probabilmente lei avrebbe necessità di mettere in pratica, per
cercare di alleviare la propria situazione.
Forse, alla
base di tutto, si è anche immaginata un comprensibile moto di vergogna per le
recenti rivelazioni confidenziali sul proprio stato di cose familiare, e
soprattutto sulla debolezza manifestata dal bisogno di bere dei superalcolici,
spesso fino quasi a stordirsi, ha pensato Marcella, ma alla fine le è parso
difficile personalmente cercare di aiutare qualcuno, proprio come la sua vicina
di casa, se quel qualcuno non desidera affatto essere aiutato. Così, dopo i
saluti, ha alzato leggermente le spalle quasi per un moto spontaneo, tornando a
preoccuparsi solamente dei propri problemi. Ciò che in tutto questo le è parso
stonato, però, è stata la mancanza di riconoscenza della propria
discrezionalità nel trattare certi argomenti, così come la capacità manifestata
di ascoltare ogni cosa senza formulare dei giudizi affrettati, ed anche la
disponibilità a non rivelare nulla ad anima viva, neppure ai propri familiari.
Con questa leggera sensazione di amarezza, la signora Marcella nel pomeriggio
ha provato più volte perciò il desiderio di suonare il campanello di casa della
signora Celeste, magari per invitarla semplicemente a prendere un caffè nella
sua cucina, e riscontrare così se l’impressione piuttosto negativa registrata
al mattino fosse stata davvero giustificata.
<<Voglio scusarmi>>,
ha invece detto subito la signora Celeste; <<però non posso appoggiarmi
ad altri per tentare di sentirmi meno sola, visto che è dentro le mura della
mia casa che si annidano le preoccupazioni che devo cercare di
risolvere>>. Poi ha iniziato a piangere leggermente, mostrando così la
sofferenza di cui è diventata vittima. E infine, ha ripreso: <<Mi sono
rivolta al medico che ha in cura mio marito>>, ha aggiunto soffiandosi il
naso; <<e lui ha detto che è del tutto normale, in presenza di uno stato
depressivo manifestato da un familiare, la trasmissione diretta del proprio
disagio agli altri componenti della stessa famiglia>>. <<Tutto ciò
non è certo consolatorio>>, ha sibilato sottovoce la signora Marcella, e
l’altra naturalmente ha annuito. <<Col medico ho finto comunque di essere
forte, concreta, e in grado di sopportare questa situazione. E forse in certi
momenti è anche vero, ma in altri mi sento a pezzi, incapace persino di
reagire>>. Poi le due hanno cercato di alleggerire la propria conversazione,
parlando di cose ordinarie ed evitando riferimenti a quanto detto
precedentemente. Quando si sono salutate, la signora Celeste forse è apparsa un
po’ sollevata, e comunque ha rinnovato con apprensione le proprie scuse, dando
adesso la colpa di tutto quanto al suo sistema nervoso messo a dura prova dalla
situazione in famiglia.
La signora Marcella allora ha ribadito
il suo appoggio incondizionato, confermando che certe volte anche soltanto
parlare dei propri disagi con qualcuno che si sforza di comprenderli, è già
quasi l’inizio della loro soluzione, ed infine, una volta rimasta da sola, ha
pensato che forse avrebbe invitato la sua vicina ad andare con lei a fare delle
compere, uno dei giorni a seguire. <<Probabilmente un po’ di svago
potrebbe essere per lei quello che proprio ci vuole>>, ha considerato.
<<E in ogni caso per una come lei, nella sua situazione, mettere il naso
fuori dalle mura domestiche per un’ora o anche due, non può essere certo un
male maggiore di quello che sopporta>>.
Bruno Magnolfi
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