Dentro
al locale Federico era giunto per primo, ed aveva fatto un cenno al cameriere
dietro al banco, poi era andato a sedersi ad un tavolino della saletta sul
retro. In questo caffè della zona universitaria, durante ogni pomeriggio, anche
se generalmente un po’ più tardi di quell’ora, iniziavano ad arrivare molti
studenti, che poi si piazzavano seduti a ridere e a trascorrere la serata, ma
in questo momento non c’era proprio nessuno, e a Federico gli era parso un po'
triste essersi dati appuntamento lì a quell’ora con la sua amica del cuore,
anche se lei aveva tanto insistito, quasi avesse da rivelargli qualcosa di
importante. Nell’attesa, si era fatto servire un semplice succo di frutta, poi
aveva tirato fuori dal suo zaino un piccolo quaderno su cui normalmente
appuntava le cose da non dimenticare, e proprio nel mentre stava scrivendo una
nota su un impegno scolastico per il giorno seguente, era giunta Cristina. Si
era scusata come sempre faceva del proprio ritardo, ma adesso era subito
apparsa sfuggente, quasi agitata, spiegando in due parole però che aveva appena
bisticciato per telefono con una sua compagna di classe. <<Va
bene>>, aveva detto lui, <<però adesso ci possiamo mettere
tranquilli. Stiamo un po' qua, poi se vuoi possiamo farci un giro>>. Ma
lei si era tolta il giaccone, la sciarpa, aveva appoggiato sopra la sedia una
busta con dei libri e anche la sua borsa, da cui aveva tirato fuori il
telefono, dei fazzoletti di carta, l’agenda, ed anche una penna, come non
avesse alcuna intenzione di uscire dal locale troppo alla svelta.
<<Dovevamo andare al cinema il prossimo sabato sera, ma lei adesso sembra
proprio non ne abbia più alcuna voglia; a me pare impossibile cambiare idea
così in fretta>>.
<<Potrei
venire io con te>>, aveva detto Federico. <<Ma tu lavori alle pizze
la sera del sabato>>, aveva fatto Cristina, <<non devi rinunciare a
dei soldi che puoi guadagnare solo per colpa mia, piuttosto vado da sola>>.
Lui era rimasto un po' male, gli pareva all’improvviso che un moto di
generosità non accettato fosse persino qualcosa di peggio di un’offesa, così su
due piedi aveva inventato una scusa: <<Ma no, il prossimo sabato sera
sono libero. La pizzeria sarà chiusa per ragioni amministrative. Non devo fare
alcun sacrificio. Sarò libero sabato. Posso venire al cinema con te. Non c’è
alcun problema>>. Cristina lo aveva guardato senza credergli troppo. Poi
aveva detto: <<Va bene>>, senza troppa convinzione, pur tenendo il
punto. <<Ne riparliamo comunque venerdì, e per quel giorno forse avremo
tutti cambiato i nostri propositi>>. Ed è proprio in questo attimo che
era arrivata una bella ragazza, accompagnata dal fratello di Federico, forse un
po’ imbarazzato. Marco, seguendola, sembrava difatti quasi coprirsi dietro alla
presenza di Tiziana, e Cristina invece si era alzata subito in piedi,
esprimendo una grande sorpresa, fingendo con naturalezza di conoscere da sempre
questa ragazza mora, con gli occhi truccati, un abito quasi elegante,
l’espressione sfrontata di chi non si pone problemi di fronte a nessuno, anche
se ovviamente era dentro di sé perfettamente cosciente di interpretare
semplicemente una parte, messa a punto soltanto in precedenza e per via
telefonica con questa persona a lei sconosciuta. <<Ciao>>, le aveva
detto con un certo trasporto, e l’altra, assumendo alla svelta il medesimo
atteggiamento, e come quasi dimenticando per un attimo i loro due
accompagnatori, aveva mostrato a sua volta un moto di spontanea amicizia.
Federico restava seduto in questi attimi intensi, e abbassava lo sguardo sul
proprio quaderno, nella ricerca di qualcosa su cui concentrarsi. Marco invece
si guardava attorno, immobile, come succube di una situazione imprevista.
Le due ragazze
proseguivano con le loro espressioni di sorpresa e di piacere, come due vecchie
e vere amiche ritrovate per combinazione, e nel mentre continuavano a
scambiarsi parole di allegria e di soddisfazione, quasi superiori ai
comportamenti ordinari di un caso del genere, si sedevano al tavolino dove
Federico adesso mostrava sorpresa ed anche un minimo di curiosità. Tiziana, ad
un tratto, si presentava a lui con trasporto, dicendo il proprio nome e
porgendogli immediatamente la mano da stringere, mentre Cristina spiegava a
tutti come loro due si conoscessero da sempre, e che fino a quando avevano
abitato nello stesso palazzo fossero state due amiche inseparabili, laddove
Marco intanto si avvicinava di un passo, anche se non decidendosi ancora a far niente.
<<Siediti>>, diceva allora Tiziana, <<lei è proprio la mia
cara amica di cui già ti avevo parlato>>, e Cristina diceva a Federico
quasi la medesima cosa. I due fratelli sul momento avevano finto di ignorarsi,
poi anche Marco si era seduto sull’unica sedia rimasta libera attorno a quel
tavolo, giustificandosi nel dire che loro due erano entrati là dentro soltanto
per prendere un tè. Immediatamente, e forse per fortuna, era giunto il
cameriere, che aveva preso le ordinazioni dei quattro, e subito dopo era calato
un breve momento di lieve imbarazzo, ma poi Tiziana aveva spiegato, con un
simpatico cenno, che lui era Marco, e Federico aveva mostrato un’espressione
vagamente sorridente, quasi ironica, ma senza aggiungere nulla. <<È mio
fratello>>, aveva spiegato poi Marco con un briciolo di determinazione.
<<Ormai noi due ci conosciamo da tempo>>.
Bruno Magnolfi
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