Non dover dividere con mio fratello,
almeno per un periodo, la nostra stanza di sempre, è senz’altro un grande
sollievo per me. La sua è sempre stata qua dentro una presenza parecchio
invadente, con quella indubbia capacità che mostra ogni volta di stare
automaticamente quasi al centro di tutto, in certi casi pur lasciandosi apparentemente
confinare in un angolo, magari per studiare o eseguire dei compiti scolastici,
ma, ciò nonostante, restando in grado di non apparire mai poco ingombrante,
neppure nei momenti in cui si è trovato a trascorrere almeno qualche ora fuori
da casa, lasciando i suoi oggetti disseminati da qualsiasi parte. Poter
usufruire adesso anche degli spazi normalmente traboccanti delle sue cose, è
sicuramente un grande sollievo per me, addirittura quasi una scoperta. Però,
adesso che mia madre sta inerte sdraiata dentro al suo letto, ammalata non si
sa bene neppure di cosa, e che mio padre sembra un’anima assente che vaga persa
tra i propri pensieri, questa casa assume di colpo la capacità di apparire
vuota di tutto. Certo è che la scelta di Federico di andarsene da casa, almeno
per qualche tempo, come ha sostenuto lui, è sicuramente una mossa piuttosto
avventata, data da una personalità che morde il freno per qualsiasi
comportamento, e che comunque non è destinata a lasciare molti strascichi nel
futuro, pur lasciandogli la possibilità di mostrare una indubbia capacità
decisionale, attuabile per ogni cosa ed in qualsiasi momento, magari anche
senza ottenere dei buoni risultati perlomeno in considerazione di certe scelte
particolari. Che i nostri caratteri siano estremamente diversi, e spesso anche del
tutto opposti tra loro, è apparso evidente ormai da diversi anni, forse da
sempre, andando indietro con la memoria, e che lui non sappia sopportare a
lungo la mia presenza è ugualmente apparso spesso davanti agli occhi di tutti.
Ma che in un momento come quello che la nostra famiglia sta attraversando, con
tutti i problemi che questa inspiegabile crisi sembra spingere avanti, la sua
assenza adesso pare mostrarsi come qualcosa di inaccettabile, quasi una
ritirata in battaglia proprio quando c'è maggiore bisogno di lui.
<<Federico sta tornando a
casa>>, ho detto a mio padre, tanto per farlo stare tranquillo almeno sotto
questo aspetto, e lui mi ha guardato, ma forse senza un grande interesse, come
se non desse alla cosa l’importanza che credevo probabile. Poi la mamma si è
alzata dal letto, è entrata in cucina e si è messa ad armeggiare attorno a
qualcosa, come fa sempre. La chiave infine ha girato dentro la serratura, ed è
apparso dal corridoio Federico, l’espressione quasi spaventata, il passo di chi
si attende di trovarsi di fronte a delle rovine fumanti. Naturalmente ha
abbracciato la mamma senza dirle niente di particolare, mentre lei, come già ci
si aspettava, ha ripreso a piangere, non si sa bene neppure per cosa. Nostro
padre ha bofonchiato qualcosa, ed io mi sono seduto nell’attesa che qualcuno
parlasse con una qualche chiarezza, ma nessuno di noi si è sentito in
condizioni di avanzare qualche spiegazione. <<Sto bene>>, ha detto
ad un certo punto la mamma, <<adesso che sei qui, è tutto a
posto>>, ha spiegato in due parole a Federico e anche a noi. Alla fine,
abbiamo fatto il caffè e ci siamo seduti al tavolo della cucina, come per
scambiarci almeno qualche opinione, ma non c’era poi molto di cui parlare, ed
anzi pareva che ognuno al momento fosse attraversato da pensieri del tutto diversi
da quelli degli altri. Federico ha detto che dall’indomani sarebbe tornato a
casa, giusto il tempo per recuperare le sue poche cose, e nessuno ha avuto
nulla da ridire in proposito, anche se io mi sentivo più di tutti nelle
condizioni di essere quantomeno interpellato. Così mi sono alzato e poi sono
sparito in un’altra stanza, lasciando che a qualcuno venisse in mente di
chiedere il mio personale parere. Invece dopo un po' ho sentito che il
portoncino si apriva e poi richiudeva, lasciando che Federico tornasse nella
casa degli studenti ad ammucchiare e a prelevare le proprie sciocchezze.
Così ho dato una riordinata alla mia
camera, naturalmente lasciando la zona di Federico quasi del tutto sgombra, ad
evitare una nuova sfuriata da parte sua, e poi ho deciso comunque di uscire da
casa e farmi una piccola passeggiata per schiarirmi le idee. Prima di uscire ho
telefonato a Tiziana, e lei ha subito accettato di vedermi in un caffè parecchio
frequentato, poco lontano dalla zona universitaria. Ci siamo seduti ad un
tavolino, abbiamo scambiato qualche parola di circostanza, poi io ho cercato di
spiegarle quello che sta capitando nell’appartamento della mia famiglia.
Tiziana mi ha ascoltato con interesse, ma ad un certo momento mi sono reso
conto che era difficile farle capire i veri stati d’animo miei, dei miei
genitori e di mio fratello, e difatti lei si è limitata a confrontare qualcosa
della propria situazione familiare, dimostrando di non avere compreso quasi
nulla. Poi abbiamo parlato d’altro, ed io mi sono sentito a questo punto
piuttosto alleggerito.
Bruno Magnolfi
Nessun commento:
Posta un commento