Sono sicuro
che Monica non mi abbia notato dalla sua finestra accesa, mentre gettava uno
sguardo sulla strada sotto casa sua. Ormai era buio, con dei lampioni che
illuminavano ben poco, spandendo ognuno un piccolo chiarore soltanto sotto di
sé, ed io sono stato rapido nel mettermi al riparo di qualche terrazza che
impediva dagli appartamenti la mia vista sopra al marciapiede; e poi la mia
macchina, in fondo, è soltanto una semplice utilitaria anonima come ce ne sono
tantissime altre in giro per tutta questa città. Ho corso un bel rischio però,
ne sono cosciente, praticamente un rischio in grado di vanificare persino tutti
i miei sforzi per far apparire abbastanza vago il mio interesse verso di lei, proprio
per darle la convinzione che la costruzione del nostro rapporto fosse
esclusivamente un progetto da intraprendere da noi due assieme,
consapevolmente, e non qualcosa perseguito solamente da una parte e per questa
ragione già del tutto zoppicante, secondo me. Poi sono tornato sui miei passi
fino a casa mia, nella convinzione di aver comunque tentato qualcosa altrimenti
quasi impossibile da neutralizzare nella mia testa, tanto da sentirmi
improvvisamente meglio, più rilassato, pago di aver provato una sortita
assolutamente necessaria. Anche il mio stesso tentativo, una volta rientrato al
sicuro del mio accogliente appartamento, non mi è parso più come un’uscita
disperata, così come mi era sembrato in un primo tempo, ed anche se Monica mi
avesse visto realmente dalla sua finestra illuminata, tutto ciò ripensandoci mi
avrebbe colmato solo di orgoglio, pari al compimento di un gesto quasi eroico,
deciso, forse coraggioso, anche ai suoi occhi.
<<Ciao Sergio>>,
avrei adesso voluto dire a Sergio rientrando, se lo avessi trovato in casa
stasera, magari intento a sonnecchiare davanti alla televisione accesa e con il
volume a zero, come a volte usa impostarla per farsi compagnia; <<C’è una
ragazza, anzi una donna, a dire il vero, che lavora come impiegata all’ufficio
protocollo nel piano inferiore degli uffici sotto a dove io stesso ho la
scrivania, e ci stiamo frequentando, anche se siamo solo agli inizi, rivelando
poco alla volta l’uno all’altra tutto quello che ci pare giusto che si
sappia>>. Lui mi avrebbe guardato senza dire niente, magari alzandosi dal
divano per prendersi una birra fresca, o qualcosa del genere, quasi a togliere
solennità alla mia rivelazione. <<Non riesco oramai a pensare ad
altro>>, gli avrei spiegato, <<e mi sento così preso da questa
conoscenza che spesso ho paura di combinare con lei qualche pasticcio, pur
senza volerlo. Per questo sono continuamente a frenarmi, a riflettere meglio, a
tentare di essere meno impulsivo di quello che vorrei. Ma non è facile, almeno
in questa fase>>.
Sergio allora avrebbe spento
definitivamente la televisione, sarebbe tornato a sedersi, magari scuotendo la
testa come a volte fa quando riflette. <<Non forzare le cose>>, mi
avrebbe spiegato con ogni probabilità: <<Queste situazioni hanno sempre
bisogno del loro tempo prima di disvelarsi completamente. Rilassati, non
insistere nel conoscere subito ogni dettaglio di tutta la vita di questa donna.
Lasciala respirare, fatti vedere da lei, ma senza essere insistente, e con
facilità ogni cosa, in questo modo, potrà giungere a maturazione senza alcun
intoppo>>. Allora avrei preso anch’io una birra dentro al frigo, mi sarei
seduto di fronte a lui con un sorriso, riconoscendo la sua maggiore esperienza
in cose affini a questo genere, e poi avrei soltanto detto: <<Mi piace,
mi piace molto, adesso non riesco quasi a dire altro di lei>>. In seguito
con calma ci saremmo dati la buonanotte, rientrando ognuno nella propria
camera, proprio come facciamo quasi ogni sera, ed io alla fine mi sarei
coricato nel mio letto con ancora un po' di adrenalina lasciata circolare
dentro di me, anche soltanto per essere riuscito a rivelare tutto quanto al mio
amico coinquilino.
Adesso però tutto sembra farsi
più complesso: devo prendere delle decisioni sui miei comportamenti, stilare un
piano dettagliato per non trovarmi di nuovo ad improvvisare, come ho fatto fino
adesso, stupidamente e senza seguire nemmeno una principale idea di fondo, quasi
senza un criterio esatto tramite il quale stabilire cosa io desideri realmente
da questa Monica, e soprattutto in quale modo posso riuscire ad avere da lei
ciò che desidero, senza farle sospettare neppure l’ombra di un sotterfugio, o
magari l’impressione di mettere in campo una vera strategia. È difficile
comportarsi in modo naturale quando la tua testa è attraversata da mille
pensieri raziocinanti, lo so, me ne rendo perfettamente conto. Così come sarà
parecchio complicato dopo stasera tornare ad osservare Monica senza che lei
abbia il minimo sentore dell’impegno che sto affrontando giorno dopo giorno
dentro di me. In ogni caso non approvo alcun desiderio di una strada già
spianata per giungere frettolosamente fino a lei: dovrò affrontare momenti
difficili, cadute, improvvisi entusiasmi ed altrettante delusioni, ne sono già
cosciente. Però so anche che niente mi farà tornare indietro rispetto a ciò che
sento ormai consolidato dentro me stesso: seguirò con pazienza questo percorso,
lo so perfettamente, perché sono convinto che sia ciò di cui provo il più
profondo e inconfessabile desiderio.
Bruno Magnolfi