Scendo le
scale tenendo ben stretto nel mio pugno il foglietto ripiegato da appoggiare
sulla scrivania di Monica, mentre assaporo il momento in cui finalmente mi
troverò nel suo ufficio. Sono trascorsi già diversi giorni dall’ultima volta
che ci siamo attardati in un caffè poco lontano dagli Uffici Comunali, dopo il
termine dell’orario di lavoro, e a me sembra quasi impossibile che a lei non
sia ancora tornata di nuovo la voglia di stare per un po' insieme con me. Non
voglio apparire il tipo di persona che le sta troppo addosso, cerco anzi di
mostrarmi ai suoi occhi, se non indifferente, piuttosto occupato anche al di
fuori dell’orario d’ufficio, e comunque di avere una quantità di amici e di
conoscenze da riuscire sempre a frequentare qualcuno in qualsiasi momento lo
desideri, e a seconda della voglia che mi prende, anche se la verità non sta
proprio così. Non mi piace neppure sentirmi debole rispetto ai suoi
comportamenti, però ritengo che con ogni probabilità persino in questo esatto
momento Monica stia giocando di resistere a cercarmi, proprio per dare a me la
possibilità di essere più propositivo. Di fatto, io ho ancora voglia di vedere
il suo viso, di misurare il suo sorriso, di parlare insieme a lei di tutto
quanto, e soprattutto scambiare delle opinioni su noi due, sulle nostre
esperienze, discorrere attorno alle nostre differenti possibilità di esistenza,
e di ascoltare la sua voce nel momento esatto in cui le va di farmi sapere i
suoi pensieri, e poi anche misurare i suoi modi di fare, le stesse parole che sceglie
ed usa per spiegarsi al meglio, e quello che forse si attende con sincerità dal
proprio futuro. Naturalmente non devo contorcermi dietro a certi ragionamenti
ingarbugliati che per certo so già non mi porterebbero neppure molto lontano,
immagino, perché c’è la necessità evidente che io mi mostri il più possibile
spontaneo, naturale, come se d’improvviso oggi mi fosse presa la voglia di
offrirle una bevanda e magari di trascorrere un’ora qualsiasi insieme a lei,
dopo il lavoro.
<<Ti aspetto al solito
caffè?>>, ho scritto in fretta difatti sopra al mio foglietto, ma in
questo momento, mentre percorro il vasto corridoio che porta dritto fino alla
sua stanza, mi sembra che avrei potuto dire ben altre cose sopra questa carta,
ed essere maggiormente accattivante, e poi anticipare a Monica che forse
desidero chiederle qualcosa, se vorrà avere il buon senso di raggiungermi
davvero dentro quel locale. Ho intenzione stavolta di proporle di andare
insieme in un cinema, addirittura se ha del tempo libero addirittura questa
sera stessa, se fosse anche d’accordo; oppure domani, o magari un altro giorno.
Ho già scelto la pellicola adatta a cui assistere: niente di cruento, né di
troppo divertente, e neppure di particolarmente romantico, ma qualcosa di
culturale, perché il fatto è che vorrei darle una buona impressione di me, e
soprattutto farle capire che desidero vederla tutte le volte in cui questo sia
possibile, e trascorrere con lei tutto quelle ore che da questo momento in
avanti posso concederle, quasi per sopperire al fatto di aver perso tanto tempo,
pur lavorando a pochi metri di distanza dalla sua scrivania. prima di avere
iniziato a frequentarla e a gettare le basi per un futuro insieme a lei, come
adesso fortunatamente sto quasi facendo. Ma ho anche paura di correre un po’
troppo, di scoprire troppo in fretta davanti a Monica le mie vere intenzioni, e
così mostrarmi semplicemente un debole, incapace nei suoi confronti di essere
maggiormente autonomo e più vagamente distaccato rispetto a una banale
relazione come è quella che ci sta capitando. Naturalmente, non posso in questo
momento mostrarmi innamorato di lei, è fuori di dubbio, almeno non prima che
Monica stessa dimostri con chiarezza di esserlo di me.
Perciò proseguo, chissà ancora
per quanto, con questa specie di preliminari sciocchi, che non mi procurano una
grande soddisfazione, ma dei quali non credo proprio sia possibile fare del
tutto a meno. La saluto, le sorrido, le faccio vedere una pratica d’ufficio e le
chiedo con calma quale sia la sua opinione in merito, prima di farle scivolare
il mio foglietto davanti agli occhi, senza che le altre due impiegate presenti nella
sua stessa stanza si rendano conto di cosa realmente stia facendo. Anche Monica
sorride, mi spiega che quel certo numero di protocollo è risultato precedente ad
altri atti inoltrati da quella data associazione, ed io annuisco, non facendole
comprendere che tutto questo lo sapevo già, e che la cosa più importante che mi
ha spinto davanti a lei è la risposta a questo mio piccolo, semplice, forse
banale ma anche importantissimo quesito. <<Ma certo>>, scrive
subito lei con una matita sopra al mio foglietto, ma subito prende una gomma
per cancellare dal cassetto e poi fa scomparire in un attimo quelle sue parole.
<<D’accordo>>, dico io come fossi soddisfatto solo del suo parere
professionale, e quando infine esco dal suo ufficio mi pare quasi di volare, di
non sentire più quel pavimento semilucido di marmo sotto ai piedi, che mi
riporta anche troppo rapidamente fino alla mia scrivania, al piano superiore
dell’edificio.
Bruno Magnolfi
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