domenica 10 novembre 2024

Accondiscendere ai desideri.


            In questi giorni in ufficio mi ritrovo come incaricato in prima persona nello stilare una serie di regole da far seguire a tutte quelle associazioni di volontariato che richiedono dei finanziamenti tramite un bando comunale messo a disposizione con una recente delibera, e sinceramente non è propriamente un impegno molto leggero, ed anche se è chiaro che il mio lavoro una volta completato verrà controllato interamente dal mio capufficio e in seguito anche dal nostro funzionario, a correzione di eventuali sviste, decisamente però mi sento ugualmente piuttosto sotto pressione. Per questo motivo ogni tanto alzo su la testa dalla scrivania, giusto per tirare il fiato, e con la scusa di avere alcuni documenti da far protocollare, almeno una volta durante ogni mattinata, scendo fino al piano sottostante, dove lavora Monica. A volte mi soffermo sulla porta ad osservarla mentre sembra impegnata nelle sue occupazioni, magari mentre fingo di riguardare qualcosa nei fogli che tengo tra le mani, e lei dopo un attimo si volta verso di me, sorride, mi incoraggia subito ad entrare e accomodarmi. Mi sento buffo nel tentativo di fare il distaccato nei suoi confronti nello stesso momento in cui vorrei semplicemente abbracciarla e stringerla, ma ci sono altri colleghi che lavorano nella sua stanza, ed io devo cercare di dominare il più possibile ogni mio entusiasmo.  

            <<Ciao Renato, come stanno andando le cose con il bando di finanziamento?>>, chiede subito lei con quella sua maniera sempre un po’ professionale di stare al gioco che ci troviamo a dover portare avanti tra noi due. <<Con fatica>>, dico io con poca voce; <<Ma insomma devo dire che alla fine procede tutto bene>>. Più che altro non vorrei che la sua collega di ufficio iniziasse a fare le sue solite domande piene di curiosità, così cerco di rivolgermi espressamente a Monica, standole anche piuttosto vicino, quasi escludendo nella nostra minima conversazione qualsiasi altra persona. A me piacerebbe poter dire a tutti i colleghi che stiamo insieme, che ci vediamo, che abbiamo una mezza relazione io e Monica, però lei non desidera dare risalto a questo aspetto, e così proseguiamo a rivolgerci tra noi in una maniera abbastanza distaccata, e soprattutto parlando esclusivamente di attività d’ufficio. <<Devo finire tutto quanto prima del termine del mese>>, aggiungo ancora; <<perciò mi sento del tutto impegnato e coinvolto in qualcosa che non posso certo tralasciare>>. Mi è venuta voglia, nel dirle delle cose anche piuttosto banali, di parlare usando dei concetti a doppio senso, in modo da riuscire a rendere le nostre piccole conversazioni maggiormente esclusive, ma lei ha subito bloccato ogni mio tentativo in questo senso, forse per non scoprirsi troppo, oppure solo perché non si sente ancora pronta ad avere con me uno scambio di idee così selettivo.

            Anche darci dei semplici appuntamenti in questo modo risulta assai difficile. Io mi limito a passargli dei foglietti con sopra scritte delle richieste, e Monica si limita a rispondere a matita su quelli: “d’accordo”, suggella certe volte, oppure: “rimandiamo ad un altro giorno”. Questa tattica può sembrare divertente, ma alla lunga ci fa soltanto sentire degli scolaretti che tentano di fare fessi gli insegnanti. In ogni caso lei desidera comportarsi in questo modo, ed io, pur provando la voglia scatenante di dire a tutti i nostri colleghi di lavoro che noi due ci incontriamo molto spesso dopo l’orario di lavoro, devo resistere e proseguire chissà per quanto tempo ancora a comportarmi proprio così come lei ha definito. Poi le faccio un cenno di saluto e torno al piano superiore e al mio lavoro, ma mi sento molto meglio dopo averle fatto una visita, e soprattutto dopo essermi reso conto che tutto è ancora esattamente come lo avevo immaginato. Perché certe volte mi prende il dubbio che Monica non faccia troppo sul serio nei miei confronti, e che le basti incontrarmi qualche volta, parlare un po’ con me, lasciarsi stringere per quando è possibile, e poi nei miei confronti tenere quel piccolo distacco che non so neanche del tutto spiegarmi, ma che in lei appare innato e quindi forse del tutto naturale.  

            D’altra parte, devo considerare che lei è già stata sposata, ed anche se mi ha subito fatto presente quanto io sia differente da quel suo marito così poco sensibile nei suoi confronti, resta comunque il fatto che Monica sicuramente possa provare ancora una certo distacco da tutto il genere maschile, e che non provi al momento una completa fiducia in ciò che io in qualche maniera rappresento. Quando ci vediamo cerco il più possibile di rassicurarla, di essere accondiscendente in tutto ciò che desidera, ma questo mio comportamento sembra non cambiare di molto i suoi modi di stare con me. <<Adesso devo lasciarti>>, dice ogni volta che a me sembra al contrario il momento migliore per poter stare assieme. Ribatto qualcosa, tento di replicare, mi irrigidisco, ma in seguito ovviamente sono costretto dai fatti a dover accondiscendere ai suoi desideri.

 

            Bruno Magnolfi

Nessun commento:

Posta un commento