Tu.
Sei solo tu che credi ancora nella possibilità che questo individualismo che
impera e che si esaspera ad ogni livello attorno a te, possa d’improvviso
cedere alla semplice e straripante importanza dei tuoi pensieri quasi ossessivi
attorno alla maternità, almeno così come certe volte te la raffiguri davanti
agli occhi. Di fatto, nessuno intende darti corda lungo questa strada, a meno
che non sia qualcuno rimasto per qualche motivo a pensare la realtà con una
mente desueta, incapace di relazionarsi concretamente con l’attualità. Tu lo
sai, ne hai perfetta consapevolezza, e forse quando immagini ad occhi aperti un
figlio tuo, sei anche cosciente inevitabilmente che il tuo pensiero sia
soltanto un frutto di egoismo, una proiezione di te stessa nel futuro, un
concentrato di sentimenti teneri a cui dedicare nei tuoi desideri tutta te
stessa, come se questo possibile legame ne annullasse per importanza qualsiasi
altro. Quale altro scopo possibile, elabora la tua mente periodo dopo periodo;
ed anche se il tuo matrimonio forse è fallito troppo precocemente, ciò non
significa che i tuoi sogni imperniati attorno all’idea di generare un figlio
prima o dopo, siano del tutto tramontati. Monica va rapidamente in corto
circuito quando riflette queste cose, ma la sua simpatia reciproca per il
collega di lavoro le fanno sperare che qualcosa sia ancora possibile, in questo
momento in cui la propria età non è ancora eccessiva per l’eventualità di generare
un figlio. Un sogno romantico, un desiderio di sempre, qualcosa che va ben
oltre il soffuso desiderio di un rapporto sentimentale con un uomo.
Ti
guardi attorno e vedi ormai solo relazioni che vanno rapidamente a rotoli, coabitazioni
che non mostrano futuro, matrimoni che terminano invariabilmente davanti al
giudice, in cui tutto diviene un semplice pugno di frasi urlate in faccia, insieme
alla ricerca di quell’equilibrio materiale, dopo la separazione, per ciò che
resta di un rapporto, proprio così come è accaduto a te. In fondo tutto sembra
destinato a sgretolarsi, in questa fretta contemporanea di riuscire a compiere
tutto quanto nell’arco di una rapida manciata d’anni, quando è facile
accorgersi, una volta raggiunta l’età della ragione, e prima che la fertilità
venga a mancare, che non è semplice incrociare sulla propria strada qualcuno
che pensa e desidera le stesse cose che per te appaiono così importanti. Di
tutto quanto insomma resta solamente la capacità soltanto femminile di generare
da sé una nuova vita, ed è questo l’elemento scatenante di ogni desiderio, la
voglia più recondita ma anche essenziale che sta all’interno della stessa
esistenza, quel riprodurre e poi procrastinare in qualche modo la vita presente
verso il futuro. Come possibile parlarne a qualcuno intorno a te? Con quali
parole descrivere il tuo intento? In che maniera definire ciò che in te sembra sgorgare
in questa maniera così spontanea ed emergente?
<<Ciao
Renato>>, dici a Renato mentre assieme a lui ti siedi ad un tavolino del
caffè poco lontano dagli uffici dove ogni giorno svolgete ognuno dei due il
proprio lavoro. Lui ti guarda con occhi espressivi, con lo sguardo dolce di chi
vede in te in questo momento una persona a cui dedicare il suo tempo e i suoi
pensieri, ammorbidendo la sua simpatia ed il suo affetto verso di te nella
maniera più congeniale ad una fase delicata di questo genere. Ma tu, pur
falsificando facilmente i tuoi sentimenti più intimi, non lo ricambi con il
medesimo modo di guardare verso lui, anche se è impossibile decifrare solo da
questo i tuoi pensieri più nascosti. Tu hai in mente qualcosa d’altro, perché
non credi più nella famiglia, non percorri la strada del rapporto esclusivo per
la vita. Tu desideri soltanto un figlio, ed è tramite lui che ti è di fronte, e
nonostante lui, che potrai davvero averlo, e tutto ciò improvvisamente è quanto
di più vero, in un modo che riconosci quasi estremo, che ti si allarga in
questi attimi dentro la mente. Non potrai mai confessarlo, però Renato di
fronte a te adesso rappresenta solamente un tramite per cui avere tra poco
tempo ciò che più desideri.
<<Dobbiamo
vederci fuori da questi luoghi che ancora ci ricordano troppo l’ufficio>>,
dice lui; e tu annuisci, sorridi, ti mostri d’accordo; non ci sono dei
problemi, le cose stanno andando bene, il tuo disegno prende forma, poco per
volta, così come lo avevi già desiderato, senza neppure svelarlo neanche a te
stessa. <<Monica, mi piaci, io ti voglio bene>>, dice lui, e tu
rispondi nella maniera che Renato si attende già da te, e pur sapendo che stai
correndo forse troppo, lo inviti a casa tua, presto, in uno dei prossimi
giorni, per una semplice cenetta a due, per trovare quell’intimità che ancora
manca, quello scambio di opinioni semplici eppure così essenziali, che fondano
un rapporto. <<D’accordo?>>, gli chiedi mutuando qualcosa che quasi
avevi scordato. <<Dobbiamo essere bravi, ed intrecciare le nostre mani
come mai vorremmo fare in egual modo con nessun altro>>.
Bruno
Magnolfi
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