Lui cammina
per strada, utilizzando comunque un passo sufficientemente veloce per non
sembrare un qualsiasi sfaccendato, o privo di impegni. Quasi ogni pomeriggio fa
così, chiude il suo studio verso le quattro, quando sua moglie ormai è a casa o
insieme a qualche amica a spettegolare; trattiene in fondo alla mano la sua
immancabile cartella quasi vuota, e poi prende per la via meno frequentata,
rispondendo inizialmente a qualche saluto, e in seguito sprofondandosi nei propri
pensieri. Il medico, d’altronde, gli ha detto chiaramente che la vita
sedentaria sta minando seriamente la sua salute, e lui ha approfittato subito
di questa specie di prescrizione per muoversi almeno un po’, e camminare così
fino a non sentirsi completamente stanco, cioè all’orario di rientrare a casa per
la cena. Ma non è questo il vero motivo che lo ha portato a questa scelta. Fino
a qualche tempo fa lo studio del ragionier Carletti svolgeva un ruolo di
consulente per l’assessorato al lavoro e al personale dell’Amministrazione
Comunale della città, e questa era la fetta più pesante e corposa del suo
lavoro. Ma dopo le elezioni locali si è rapidamente cambiato sindaco e giunta,
ed i suoi servigi sono diventati improvvisamente non necessari. D’altra parte, è
vero che oggi ci sono in giro degli studiosi, dei grandi economisti, degli individui
commercialisti laureati con tanto di studi superiori svolti a Parigi o in
Inghilterra, ed un consulente come lui, semplicemente ragioniere diplomato, è
diventato ai loro occhi del tutto superfluo. Ma la ragione più profonda lui
sospetta che sia da accreditare al suo lontano passato di vago simpatizzante
politico per la parte avversa a questa Amministrazione Comunale, per cui adesso
non può far altro che accettare i fatti.
Il lavoro
del suo studio è diventato così quello di occuparsi delle semplici dichiarazioni
dei redditi di qualche negoziante del quartiere, e gli ultimi acquisti tra i nuovi
clienti sembrano essere soltanto certe associazioni di volontariato con mille
dubbi fiscali ma spesso anche prive di risorse, e per questo motivo delle cattive
pagatrici. Ma il ragioniere non si perde d’animo, cammina e riflette
intensamente su quello che gli è possibile attivare per riprendere un po’ di quota,
anche se uno dei giorni a venire dovrà iniziare inevitabilmente a parlarne con
sua moglie, la sua segretaria, avanti che lei si accorga del suo perder tempo
nei pomeriggi, e spiegarle in poche parole che lo studio non sta andando del
tutto a gonfie vele, e che qualcosa dovrà essere ripreso in esame nella loro
vita lavorativa e coniugale. Sarà quello probabilmente il momento più doloroso
della sua carriera, e lui farebbe di tutto per allontanarlo, anche se è ben
consapevole della realtà. Intanto cammina, e così lascia alle spalle qualcosa
che non desidera affrontare, e se incontra qualcuno che conosce può ancora
dimostrare, vestito in completo grigio e cravatta colorata, di recarsi ad un
appuntamento di lavoro là vicino, lungo qualsiasi strada si trovi a passare, testimone
la sua immancabile cartella per i documenti.
Andavano
bene le cose quando convinse sua moglie a lasciare l’impiego presso il Comune,
e in seguito a sostituire nel suo studio la segretaria dell’epoca di cui si era
mostrata un po’ gelosa. Adesso avere quello stipendio per la loro famiglia
sarebbe proprio l’ossigeno che è venuto a mancare poco per volta, e per quanto
riguarda la sua attività potrebbe mandare avanti le poche pratiche anche da
solo. Se soltanto avesse avuto uno sguardo più attento forse ora non si
troverebbe in questa situazione. Poi il ragioniere incontra una persona che
conosce, che lo ferma, che gli chiede qualcosa della sua attività e delle sue
conoscenze in ambito tributario. Lui spiega ben poco, cerca di rimanere sul
vago, e sta quasi per dire che ha un appuntamento, e che adesso deve proprio
andare, ma l’altro insiste: <<Dobbiamo tutti piegarci ai nuovi dettami
dell’attuale giunta>>, dice subito quello sorridendo, come fosse
perfettamente a conoscenza delle difficoltà in cui versa il suo studio di
commercialista, e lui resta senza parole per un attimo, poi dice: <<Ma
certo, è l’unica maniera per uscire da questa situazione>>, mormora senza
troppa convinzione.
Poi si
salutano, e il ragioniere riprende la stessa direzione conservando il passo di
prima, anche se al momento avrebbe proprio voglia di sedersi e di riflettere meglio
a quelle parole che ha ascoltato. In fondo non sarebbe un’abiura vera e propria
dare una pedata al suo scarso impegno politico di quando era molto più giovane,
pensa. Magari è più semplice di quanto possa sembrarmi in questo momento:
<<Si tratta di farsi vedere qualche volta nel Palazzo Comunale, di
mostrarsi sorridente e disponibile, forse di prendere una tessera del partito
di maggioranza e recarsi a qualche riunione indetta sui temi più vicini al mio
lavoro>>. No, non è difficile, anche se si tratta certamente di fare
qualche compromesso, ma ne va di mezzo la sua attività, è evidente, e questo
non può dimenticarlo. Poi si siede sopra una panchina, guarda per un attimo qualcosa
sul muro che ha di fronte, e quando torna a rimettersi in piedi, sa che nelle
sue scarpe sta camminando una persona già differente.
Bruno
Magnolfi
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