Accanto al mio giardino è cresciuto
un albero. Sugli inizi era poco più di un cespuglietto verde che si intravedeva
di là dal muro di cinta. Adesso, senza che nessuno si sia accorto di quando sia
accaduto, è cresciuto a dismisura, inchinandosi su un fianco verso il mio
giardino e allungando i suoi larghi rami verso i miei fiori e sopra le mie
aiuole curate. Ho cercato di parlarne col mio vicino, ma lui ha glissato
l’argomento ed ha subito parlato di altro. Mi sento triste ogni volta che
guardo il mio giardino: c’è quella presenza inquietante dell’albero che lo
sovrasta, lo tiene nella sua ombra, fa cadere le sue foglie un po’ dappertutto,
e in primavera spande dei piccolissimi fiori che formano una poltiglia immonda
che si raddensa specialmente negli angoli. Quando ho deciso di farlo seccare
sono andato di notte al suo tronco ed ho praticato un foro grosso e profondo
con un trapano a mano per non fare rumore. Poi ho iniettato al suo interno non
so quale veleno con una siringa, e ho richiuso quel foro con della corteccia.
In poco tempo sono seccate tutte le foglie e l’albero è morto. Lo toglierà,
adesso, ho pensato, ma il mio vicino non l’ha fatto, non ha fatto niente, ed ha
lasciato l’albero morto così, ancora più inquietante di prima. Poco alla volta
sono iniziati a cadere tutti i rametti secchi più piccoli ed io vivo nel
terrore che cada qualche ramo più grosso, o tutto l’albero intero, una volta
per tutte. Un giorno di questi vado dal mio vicino e l’ammazzo.
Bruno Magnolfi
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