La decadenza dell’uomo di potere iniziò
quando nessuno se lo sarebbe aspettato. Furono le sue improvvise incertezze a
decretarne il cambiamento, proprio quando serviva decisione e determinazione.
Lui si era guardato in uno specchio, e si era visto invecchiare più velocemente
di quanto si aspettasse, soprattutto perché aveva considerato la conduzione
della sua vita sempre un po’ sopra le righe, essenzialmente al di fuori di
certe logiche da persona borghese e ordinaria. Adesso si era dovuto rendere
conto che qualcosa, nel suo percorso di figura di spicco e di personalità di
riferimento per gli altri, per coloro con i quali era sufficiente qualche
giochetto di sguardi e qualche frase azzeccata per riuscire a tenerli nel pugno,
bene, qualcosa gli era sfuggito. Certo, per sua natura gli veniva istintivo
ribellarsi agli accadimenti che non andavano per il verso che lui aveva voluto
o previsto, però si sentì stanco, in quel preciso momento, solo, privo di
quella volontà che lo aveva sempre infiammato. Uscì di casa, soprappensiero,
l’uomo di potere, forse abbassando le sue difese nutrite di sospetto per
chiunque, e di accortezza verso qualsiasi particolare. Entrò nella sua auto in
modo meccanico, come compiendo un gesto rituale, alla stessa maniera con la
quale girò la chiavetta di accensione del motore. Fu tutto in quell’attimo,
proprio in quel preciso momento, quando probabilmente comprese il suo errore,
la sua debolezza, la fine, proprio lo stesso momento in cui il primo giro del
motore, già manomesso e minato, innescò l’esplosione dentro alla macchina,
frantumando con lei il suo occupante, e sparando nell’aria tantissimi minuti
coriandoli assurdi, spengendo così ogni altro pensiero e qualsiasi volontà di
riscatto.
Bruno Magnolfi
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