Sopra la
costa rocciosa il vento si era quasi calmato, ma le onde gigantesche giù in
basso continuavano imperterrite ad infrangersi sulla scogliera provocando un
rumore di fondo continuo e fortissimo. Lei era uscita sulla veranda per andarsi
ad appoggiare ad una delle colonne di legno, con lo sguardo rivolto sul mare.
Spingendo lontano il suo sguardo, oltre l’umidità che appannava la vista,
riusciva a seguire il profilo della costa Britannica di là dalla Manica, e così
la immaginò silenziosa, immersa in un mare più calmo. Lui la chiamò da dentro
la casa, e quel nome rimbalzato sui muri e nel vento, andò ad incrinare ogni
altro pensiero; poi, non ricevendo alcuna risposta, si affacciò sulla porta
della veranda, e vedendola lì, coi capelli leggermente mossi dal debole vento
di mare, disse soltanto: “Certe volte la tua solitudine è più forte di
qualsiasi bisogno io senta di tenerti vicina…”. Così, con queste parole, aperta
la porta con la chiave più adatta, lei lasciò che lui le abbracciasse le spalle, continuando a guardare sul mare,
verso qualche punto infinito smarrito lungo la linea piatta e grigiastra
dell’orizzonte di fronte, solo dicendo, ma come a se stessa: “Non dovresti
permettere che la mia solitudine si frapponga tra noi. Il mio è solo un vezzo,
un modo di fare qualsiasi, tramite il quale per qualche breve momento mi sento
appagata, ma poi ci sei tu, ed io sono felice quando tu con sapienza assecondi
i miei stati…”. Lui rimase in silenzio, conscio che non l’avrebbe mai avuta
tutta per sé, ma questo era il prezzo che gli pareva giusto pagare.
Bruno
Magnolfi
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