L’uomo
era ormai senza fiato. Aveva corso come un pazzo lungo la spiaggia dietro
all’idea che lo avessero fregato di nuovo. Aveva corso dei rischi pazzeschi per
portare quella partita di cocaina grezza fin lì: non era il suo campo, anzi,
gli rivoltava lo stomaco far cose del genere. Ma i creditori lo tallonavano e
lui non aveva trovato di meglio se non quel traffico sporco per mettere assieme
quei soldi che gli avrebbero permesso di tirare un po’ il fiato. Il contatto
con quelli del motoscafo era per la sera seguente, così lui aveva preso una
camera in un alberghetto e si era sdraiato senza porsi problemi. Era stata la
cameriera, quando aveva bussato alla porta, ad avvertirlo che qualcuno lo aveva
cercato, ma siccome c’era la chiave nel casellario, il portiere aveva risposto
che il cliente era fuori. Era un vecchio trucchetto quello di rimettere a posto
la chiave, evitava dei guai, come in quel caso. Ma nessuno sapeva che lui era
lì, se non i suoi fornitori. Era volato di corsa alla stazione dei treni con la
ricevuta del bagaglio che aveva lasciato in deposito, e aveva scoperto che era
stato già ritirato. Avevano anticipato l’appuntamento, lo avevano trattato come
uno straccio, lui che solo per necessità si era piegato a fare il corriere.
Però aveva bisogno disperato di soldi, così era corso verso il luogo previsto,
anche se non c’era da aspettarsi un bel niente, anzi. Ma al punto in cui era
arrivato tanto valeva tentare quell’ultima carta. Le sue scarpe erano affondate
anche troppo nella sabbia morbida e fresca, la fatica della corsa lo aveva
immediatamente sfiancato. Quando vide in lontananza il segnale seppe che erano
arrivati, quelli del motoscafo erano lì, con i soldi. Doveva parlare con loro e
con gli altri, farsi riconoscere la parte che era stata concordata fin
dall’inizio, ma quel molo era ancora lontano e lui non aveva più fiato. Cadde
lì, sul bagnasciuga, privo di sensi, e quella buona mezz’ora che gli ci volle
prima di rimettersi in piedi fu sufficiente a fargli perdere tutto.
Bruno
Magnolfi
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