“E’
meglio per tutti se smetti di lamentarti continuamente dei tuoi malesseri
esistenziali”, disse lei.
“Certo”,
rispose lui, “provoca sempre un certo fastidio quando qualcuno cerca
onestamente di esprimere i proprio disagi in mezzo a della gente che è abituata
ad ammalarsi a comando, a seconda di ciò che vuole ottenere”.
“Non dire
idiozie, sei senza spina dorsale, ed è questo il tuo principale problema: non
riesci ad affrontare i problemi, la quotidianità, le normali difficoltà che
abbiamo tutti”.
“No, non è
così”, riprese lui. “Tutto parte dalla differente sensibilità con cui sentiamo
le cose”.
“Va bene”,
rispose lei sistemando alcune stoviglie in cucina, “ma ciò rafforza comunque il
comportamento lamentoso e inconcludente che hai”.
“Ma non potrei
essere in altra maniera, a patto di non frustrare i miei istinti e la mia
personalità”.
“Questo è
vero, ma tutti quanti noi siamo sulla terra con il compito di migliorare e
correggerci. Non ti dico di essere completamente diverso da come sei, ma
trovare un equilibrio più stabile e una maniera per non apparire così
pessimista come ti ritrovi, a noi che abbiamo la sventura di viverti attorno,
ce lo devi un comportamento migliore”, concluse ironica sbattendo un cassetto.
Lui sul momento non ebbe da rispondere niente. Non era la prima volta che
affrontavano quegli argomenti, ma a lui pareva impossibile che si ergesse ogni
volta un muro di incomunicabilità invalicabile. C’era stato anche di peggio.
C’erano state delle volte in cui lei si era messa in mente un qualcosa che con
qualsiasi razionalità era diventato impossibile smontare. In difesa delle sue
convinzioni, poi, lei diventava aggressiva, denigrava le maniere e i
comportamenti di lui, perdeva la testa.
Così, quella sera, lui disse soltanto: “Non importa, hai ragione; la
cosa migliore è che esca e mi svaghi”.
Bruno Magnolfi
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